Esteri

L’Europa “glocal”, l’impegno di Camilla Laureti

30
Marzo 2022
Di Alessandro Cozza
Camilla Laureti

A due mesi di distanza dalla scomparsa del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, The Watcher Post intervista Camilla Laureti, la neo europarlamentare che gli è subentrata. Segretaria provinciale del Pd di Perugia e capogruppo in consiglio comunale a Spoleto, Laureti farà parte proprio di una commissione a stretto contatto con i territori, quella per lo Sviluppo Regionale. Con lei ci confrontiamo sui suoi primi passi a Bruxelles.

La prima domanda è d’obbligo: il suo ricordo personale di David Sassoli, con cui ha fatto tanta politica per il Pd nella sua Umbria e con cui condivide la professione di giornalista.
«Era un vero europeo, David. Ha saputo incarnare un’idea di Europa, da una parte attenta alle istanze dei cittadini e, dall’altra, fondata sui valori della libertà e della solidarietà. Con David ho percorso tanti chilometri in Umbria, durante la campagna elettorale: Spello, Città di Castello, Torgiano, Città della Pieve. Ricordo quei giorni insieme. Mi incoraggiava dicendomi “ce la farai, sono sicuro, un sacco di gente ti vota” e infondendomi tanta forza quando lo faceva. I trasferimenti in macchina da un comune all’altro e le pause alla fine delle giornate erano l’occasione per parlare anche di quello che ci univa oltre quell’esperienza. Certamente la curiosità e l’attenzione derivanti dalla stessa professione ma, prima ancora, l’esperienza scout, fatta anche di amici ed esperienze comuni. Un legame che ho sentito spontaneo, vero. Un po’ come era lui. Una figura molto amata, che ha ispirato e commosso, in Italia e in Europa. Il suo sistema di valori non deve essere soltanto un ricordo ma il modo in cui interpretare questo lavoro. Ciò che possiamo fare oggi non è solo ricordare David ma continuare con convinzione a perseguire quell’ideale di Europa, più coesa, più ambiziosa e più solidale, che ha animato il suo modo di fare politica».

Lei ha un lungo passato di attività amministrativa alle spalle. Assessore al Comune di Spoleto dal 2014 al 2017, poi consigliera dal 2018 ad oggi. Quale bagaglio di esperienze porta con sé e cosa cambierà a Strasburgo?
«Guardi io dico sempre che sono passata dal Parlamento più piccolo, quello del Comune, a quello più grande, quello di Bruxelles e Strasburgo. Ecco quello che porto di questa mia esperienza è l’idea che un rafforzamento delle istituzioni europee passa per la necessità di valorizzare le autonomie locali e il loro apporto alla costruzione della democrazia europea. Sono tanti gli strumenti a disposizione degli enti locali fra cui il Comitato europeo delle Regioni che assicura la rappresentanza istituzionale di tutti gli enti territoriali dell’Unione. Tutto si tiene grazie al dialogo tra le diverse istituzioni, che sono come una colonna vertebrale nel corpo umano. Ed è questo che ci permette di essere una vera comunità. Quando siedo nell’Europarlamento sento la responsabilità di chi è nella cuspide di tale comunità ed è chiamato a dare il senso di marcia alla vita dei cittadini».

Prima della politica tanta comunicazione politica. Quanto pensa conti per un europarlamentare saper ben comunicare oggi e qual è l’errore di comunicazione da non commettere assolutamente nella sua nuova funzione?
«Proprio per quello che ho detto è fondamentale “comunicare l’Europa” in maniera chiara, in modo da contribuire incisivamente alla creazione di una vera “comunità europea”. Una comunità che discute e si divide ma lo fa con un grande sentimento di appartenenza. Il mandato di europarlamentare non è solo prendere parte alle decisioni ma aiutare a farle capire, a “scendere” negli ordinamenti nazionali, sino ai nostri comuni, alle loro frazioni. Solo così l’Europa sarà sempre più unita e più forte».

Può svelare a The Watcher Post qual è la battaglia che terrebbe di più a vincere nell’Europarlamento? Un tema che le sta da tempo a cuore e sul quale certamente si spenderà.
«Siedo nelle Commissioni Agricoltura, Budget e Sviluppo regionale. Aree cruciali per il futuro italiano, dei suoi territori, delle sue aree interne, dei suoi comuni e dei suoi borghi. Mi piacerebbe contribuire ad una visione dell’Europa che tenga dentro questa specificità italiana, che capisca l’importanza di uno sviluppo plurale, che tuteli il valore delle aree poco vissute che, in un’ottica di economia circolare e di sostenibilità, possono tornare ad essere forza viva dell’economia e della cultura europea. E poi voglio un’Italia che spenda al meglio le risorse per le politiche agricole, i fondi strutturali e quelli previsti da Next Generation. Perché spendere bene le risorse significa anche far entrare pienamente i valori europei, come la sostenibilità, l’innovazione, la concorrenza e la trasparenza, nel tessuto italiano. Le risorse sono molto più che un “fatto finanziario”: sono una leva per cambiare le cose in profondità».

Cosa c’è da migliorare nel dialogo tra Istituzioni UE e realtà amministrative locali italiane come i Comuni, le Province e le Regioni?
«Dobbiamo lavorare per far sentire le istituzioni locali pienamente parte del viaggio europeo di questi anni. Stiamo facendo grandi passi in avanti. Penso al programma Next Generation ma anche ai progressi nelle politiche per l’industria, l’innovazione e l’accoglienza. Ecco, in questa fase il contributo e l’esperienza di regioni e comuni è fondamentale. Non possiamo andare verso un’Europa costituita da un gruppo di testa al passo con la modernizzazione e un altro gruppo che arranca nelle retrovie. Semplicemente perché ogni passo che si fa a livello europeo è fragile se non poggia su basi solide. E le basi stanno nei territori. Sono loro i piedi dell’Europa. Se non riusciamo a spendere bene le risorse, se non riusciamo a far capire il vento della storia a tutti i livelli istituzionali, se non siamo in grado di appassionare le nuove generazioni all’ideale europeo, l’Europa non sarà mai quello che vogliamo sia. Una vera comunità: che guarda al futuro, con ambizione e con la responsabilità di essere un punto di riferimento per i tanti che fuori dell’Europa cercano modelli di sviluppo e di governo che tengano insieme libertà, crescita e solidarietà».

Su quali eurodeputati è già certa di poter contare in termini di collaborazione e con quali conta di costruire un ponte di collaborazione?
«Gli eurodeputati italiani mi hanno accolto con simpatia e mi hanno subito fatto sentire parte di una squadra. In commissione Agricoltura, dove posso contare sulla grande esperienza di Paolo De Castro, si lavora a pieno ritmo e proprio recentemente abbiamo votato la risoluzione sulla sicurezza alimentare in seguito alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. In generale il gruppo dei socialisti europei è costituito da donne e uomini di prim’ordine, ognuna e ognuno con storie di impegno e di battaglie. L’Europa, però, è anche un luogo in cui si creano ponti con altri gruppi e altri orientamenti e penso in primo luogo ai popolari e ai componenti della maggioranza Ursula. E devo dire che questo dialogo, franco, senza animosità preconcette ma fatto solo di confronto di idee, è tra le cose più belle di queste prime settimane di lavoro».

Lei ha ottenuto nel 2019 quasi 47mila voti. Cosa si sente di promettere a chi l’ha votata ora che lavorerà a Strasburgo? 
«Intanto il mio impegno e la mia presenza nelle istituzioni ma soprattutto la volontà di “tenere il filo” con i territori e diffondere il più possibile  l’idea di una “bella Europa” tra le cittadine e i cittadini. Penso sia fondamentale riprendere e radicare questa prospettiva che si era un po’ smarrita in anni di europeismo offuscato. E poi vedremo, ogni giorno, come affrontare le cose, i singoli problemi che ci verranno portati, le iniziative su cui portare l’attenzione dell’Europa. Bruxelles è vicina. E il mio impegno sarà quello di farla diventare ancora più vicina».

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