Politica

Il discorso di Zelensky al Parlamento italiano

22
Marzo 2022
Di Flavia Iannilli

Il discorso di Zelensky e la risposta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono stati accolti con applausi scroscianti e una lunga standing ovation è stata dedicata dal parlamento italiano al leader ucraino.

Ascoltare le parole del Presidente ucraino alla Camera è un evento tanto inusuale quanto straordinario che esprime l’eccezionalità del periodo storico che stiamo vivendo. L’Italia non è la prima ad accogliere il grido d’aiuto che arriva dalla resistenza ucraina.

La narrativa di Zelensky è approdata in diverse sedi di differenti assemblee parlamentari in tutto il mondo. Discorsi fatti su misura, quanto un vestito di alta sartoria, facendo leva sulle storie degli stati in cui veniva ascoltato. Una strategia che, oltre a far discutere, denota quanto male l’umanità abbia creato e subito.

L’8 marzo è stato il turno degli inglesi. La Camera dei Comuni ha ascoltato il Presidente ucraino che ha riportato alla mente la seconda guerra mondiale. Riprendendo come esempio un Churchill che portò l’Inghilterra ad una vittoria che di morti ne vide parecchi e dichiarando: «Non vogliamo perdere ciò che è nostro come un tempo voi non avete voluto arrendervi di fronte all’invasione nazista». In seguito a queste parole aggiunse la richiesta della tanto agognata no-fly zone ed il numero di bambini deceduti che, alla prima settimana di marzo, raggiungevano quota 50.

Il Congresso americano si è riunito il 16 marzo a Capitol Hill per ascoltare Zelensky fare riferimento al primo attacco che l’America ha subito sul proprio suolo, Pearl Harbor, e accostando il 24 febbraio 2022 all’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001. Il Presidente ucraino nel chiedere agli Stati Uniti d’America una risposta concreta al terrore cita il discorso di Martin Luther King, “I have a Dream!”, richiede la possibilità di proteggere il cielo ucraino per salvare il proprio popolo.

Il giorno dopo è toccato al Bundestag, di fronte ad una nazione che vive l’onta nazista, Zelensky, ricordando le parole dell’allora Presidente americano Ronald Reagan durante la Guerra Fredda, incita i tedeschi chiedendo al cancelliere Scholz: «Tiri giù questo muro, e dia alla Germania la leadership che merita! Ci aiuti a fermare questa guerra». Un riferimento netto al Muro di Berlino che, questa volta, non è visibile come quello costruito nella capitale tedesca, ma la differenza tra libertà e prigionia è palpabile come se fosse il cemento a imporsi.

A far tanto discutere, invece, è stato il discorso pronunciato di fronte alla Knesset, il parlamento israeliano. L’incessante avanzata russa ha portato il Presidente ucraino a marcare la mano, riprendendo le parole come “soluzione finale”, le stesse utilizzate da Hitler per il popolo ebraico. Accostare gli ucraini alla Shoah non ha riscosso il favore all’unanimità, ma, di sicuro, ha aiutato a ricordare che Israele non ha ancora fornito armi all’Ucraina e, tantomeno, imposto sanzioni alla Russia.

Oggi è arrivato il turno dell’Italia, nel 27esimo giorno di invasione, Zelensky ha puntato sulla pandemia, sul sostegno che l’Ucraina ha fornito al nostro paese nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria e sulla reciprocità tra i due paesi, ricordando l’alluvione su territorio ucraino e gli aiuti forniti dall’Italia. Ha invitato ad immaginare Genova bombardata come Mariupol, bruciata come Mariupol, con le persone che scappano da Mariupol. Il Presidente ucraino ha aggiunto: «Siamo al limite della sopravvivenza. Il nostro popolo è diventato il nostro esercito. Il numero di bambini morti è salito a 117 ed è un prezzo che salirà finché non finirà la guerra».

A quest’ultimo appello ha risposto Mario Draghi: «L’arroganza dell’esercito russo si è scontrata con la dignità del popolo ucraino, che impone costi altissimi all’esercito invasore. La resistenza di Mariupol, Kharkiv, Odessa – e di tutti i luoghi su cui si abbatte la ferocia del Presidente Putin – è eroica. Oggi l’Ucraina non difende soltanto se stessa. Difende la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza. Difende quell’ordine multilaterale basato sulle regole e sui diritti che abbiamo faticosamente costruito dal dopoguerra in poi. L’Italia vi è profondamente grata». Motivi che spingono a disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell’Ucraina all’Europa. Conoscendo i tempi molto lunghi di adesione all’UE, Draghi ha concluso: «L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea. Al crescente isolamento del Presidente Putin, dobbiamo opporre l’unità della comunità internazionale. L’Ucraina ha il diritto di essere sicura, libera, democratica. L’Italia – il Governo, il Parlamento, e tutti i cittadini – sono con voi, Presidente Zelensky».