Politica

Le decisioni della Corte Costituzionale sui referendum spiegate dal Presidente Giuliano Amato

16
Febbraio 2022
Di Paolo Bozzacchi

L’avvenimento è del tutto inedito. Il Presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, è stato protagonista di una conferenza stampa senza precedenti tenuta subito dopo una lunga camera di consiglio della Corte, che ha deciso per l’ammissibilità di 5 dei 6 quesiti sui referendum sulla giustizia (escluso quello sulla responsabilità diretta dei magistrati) e per l’inammissibilità di quelli più legati alla vita sociale, cioè coltivazione della cannabis per uso personale ed eutanasia o omicidio del consenziente. Il Dottor Sottile in questa occasione non lo è stato affatto. Soprattutto per toni e contenuti delle dichiarazioni rilasciate alla stampa.

Amato ha ribadito il metodo utilizzato per le decisioni dalla Corte: “Noi non possiamo cambiare, toccare il quesito referendario, il quesito è questo. Dobbiamo valutare se non lascia scoperti valori e diritti costituzionali irrinunciabili, questo è il punto”. Forse a sottolineare come dal punto di vista tecnico il materiale giuridico maneggiato dalla Corte non è stato proprio di pregiata qualità.

Sul quesito cannabis Amato è stato tranciante: “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero e cocaina, le cosiddette droghe pesanti”. Fuori uno. Con tanto di motivazione del diniego correlata alla “violazione dei trattati internazionali e inidoneità a raggiungere lo scopo”.

Sul cosiddetto omicidio del consenziente (inammissibile già ieri) la motivazione della Corte: “A seguito dell’abrogazione ancorché parziale della norma, non sarebbe stata preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana”. Fuori due.

Sulla responsabilità diretta dei magistrati Amato è ironico: “La regola è sempre stata quella della responsabilità indiretta, l’introduzione della responsabilità diretta avrebbe reso il referendum più che abrogativo innovativo”.

Non esaltante neanche il giudizio espresso sui quesiti ammessi sulla giustizia. La nota della Corte: “Non rientrano in nessuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.

Molto diretto e tagliente il messaggio che Amato lancia al Parlamento: “Sarà che è troppo occupato sulle questioni economiche, ma forse il Parlamento non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione sui conflitti valoriali. E’ fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale”.

Come dargli torto?