Cronache USA
Trump ha un piano di pace per Ucraina e cerca la pace coi Maga su Epstein
Di Giampiero Gramaglia
I negoziatori del presidente Usa Donald Trump stanno lavorando su un piano di pace per l’Ucraina in 28 punti, che è in realtà un piano di resa di Kiev a Mosca, mentre, sul fronte interno, Trump prova a fare la pace sul «caso Epstein» con la sua base in subbuglio, specie i Maga cospirazionisti.
Trump ha ieri firmato la legge per la pubblicazione dei documenti relativi al finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere a New York nel 2019, e lo ha annunciato con toni trionfali sul suo social Truth Social, dopo essersi opposto per dieci mesi al provvedimento prima sbandierato in campagna elettorale e poi osteggiato.
«Ho appena firmato la legge per la pubblicazione del dossier Epstein!», scrive il magnate presidente in un lungo messaggio, in cui accusa i democratici di avere nascosto la verità su questa vicenda. Dando la notizia, la Ap nota: «Poteva farlo mesi fa». Cnn e New York Times osservano che restano dubbi su quali potranno essere gli sviluppi del «caso Epstein», di cui, per il momento, fa le spese l’ex segretario al Tesoro di Bill Clinton ed ex rettore di Harvard che lascia tutti gli incarichi che ancora aveva per i suoi coinvolgimenti con il finanziere pedofilo.
Ucraina: il piano di pace di Trump in 28 punti
Rivelata martedì da Axios, l’esistenza del piano di pace di Trump per l’Ucraina in 28 punti è stata ieri confermata da varie fonti. Secondo la Nbc, il presidente ha approvato nei giorni scorsi la bozza cui hanno lavorato, nelle ultime settimane, alti funzionari della sua Amministrazione, in contatto con l’inviato russo Kirill Dmitriev e con funzionari ucraini. Per la fonte della Nbc, l’inviato speciale Steve Witkoff, il vice-presidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il «primo genero» Jared Kushner sono stati coinvolti nell’elaborazione del progetto: il «team Medio Oriente» avrebbe, dunque, operato anche sul fronte ucraino. «Il piano vuole dare a entrambe le parti garanzie di sicurezza per assicurare una pace duratura», dice la fonte della Nbc. Ma, secondo Politico, esso suscita preoccupazioni fra i partner europei degli Usa perché sarebbe sbilanciato a favore della Russia.
In base alle anticipazioni di stampa, Kiev cederebbe a Mosca parti dell’Ucraina orientale che i russi attualmente non controllano e ridimensionerebbe il suo esercito, in cambio di una vaga «garanzia di sicurezza» degli Usa all’Ucraina e all’Europa contro future aggressioni russe – garanzia sulla carta superflua per i Paesi europei già «garantiti» dai patti della Nato. Il piano, nella cui elaborazione gli europei e gli ucraini non sarebbero stati inizialmente coinvolti, mentre lo sono stati Qatar e Turchia, traduce il desiderio di Trump, confidato al presidente russo Vladimir Putin, di «risolvere la tua cavolo di guerra».
Secondo Politico, che cita un alto funzionario della Casa Bianca, un quadro per la fine del conflitto potrebbe essere concordato da tutte le parti entro fine mese, possibilmente «già questa settimana». Da Mosca, echi riduttivi: «Al momento, non ci sono novità», chiosa il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Dmitriev avrebbe invece espresso ottimismo sulle possibilità di successo dell’intesa perché, avrebbe detto, a differenza di quanto avveniva in passato, «sentiamo che la posizione russa viene davvero ascoltata».
Qualcosa sta accadendo: il Pentagono invia una delegazione a Kiev; e Witkoff annulla una missione in Turchia per incontrare ad Ankara Volodymyr Zelensky, cui il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan prospetta un rilancio dei colloqui di pace di Istanbul con Mosca. Witkoff avrebbe rinviato il viaggio perché Zelensky non sarebbe interessato al piano di Trump ma piuttosto a quello, a lui più favorevole, elaborato con i partner europei, di cui chiede il coinvolgimento.
Il piano per l’Ucraina, ispirato a quello per Gaza in 20 punti, è articolato in quattro aree principali: pace in Ucraina, garanzie di sicurezza per l’Ucraina e per l’Europa, future relazioni degli Usa con Russia e Ucraina. Mosca otterrebbe il pieno controllo di Lugansk e Donetsk, ossia del Donbass, ma pur finendo sotto il controllo russo, le aree del Donbass da cui l’Ucraina si ritirerebbe sarebbero considerate una zona smilitarizzata e Mosca non potrebbe posizionare truppe lì.
Nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, le linee del fronte attuali sarebbero per lo più congelate, con la Russia che potrebbe restituire parte dei territori tramite negoziati. Gli Stati Uniti e altri Paesi riconoscerebbero Crimea e Donbass come territori legittimamente russi, ma Kiev non dovrebbe farlo. Previste pure limitazioni alle dimensioni dell’esercito ucraino e alle sue armi a lungo raggio.
La Casa Bianca vorrebbe presentare il piano a Zelensky come un fatto compiuto, convinta che, sotto pressione sia sul fronte militare sia su quello interno (per lo scandalo di corruzione appena esploso), il presidente ucraino «dovrà accettarlo». E c’è chi ipotizza un pressing su Zelensky perché accetti «di farsi da parte».
Epstein: il messaggio di Trump ai Maga
Nel dare l’annuncio della firma della legge per la pubblicazione del «dossier Epstein», Trump cerca di ridare unità alla sua base, indicando un comune nemico, i «democratici corrotti». Il presidente scrive su Truth: «Jeffrey Epstein, incriminato dal Dipartimento della Giustizia di Trump nel 2019 (non dai democratici!) è stato un democratico per tutta la vita, ha fatto doni a politici democratici ed era profondamente legato a molte note figure democratiche, come Bill Clinton (che ha viaggiato sul suo aereo 26 volte), Larry Summers (che si è appena dimesso da molti consigli di amministrazione, tra cui quello di Harvard), l’attivista politico corrotto Reid Hoffman, il leader della minoranza Hakeem Jeffries (che chiese a Epstein di donare alla sua campagna dopo che era stato incriminato), la deputata democratica Stacey Plaskett e molti altri».
«Forse – conclude il presidente – la verità su questi democratici e sui loro legami con Epstein verrà presto svelata, perché ho appena firmato la legge per pubblicare i “files Epstein”».





