Cronache USA
Epstein: Trump ordina inchieste su tutti, ma non su di sé, e sui dazi fa in sordina dietrofront
Di Giampiero Gramaglia
Il presidente Donald Trump ha ordinato al Dipartimento della Giustizia, che lui tratta come se fosse il suo personale ufficio legale – e del resto lo ha riempito di suoi avvocati – di indagare sui legami tra il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere a New York nel 2019, con figure di spicco del partito democratico, ignorando, invece, i rapporti tra lui ed Epstein emersi con forza negli ultimi giorni.
La mossa di Trump viene giudicata dai maggiori media degli Stati Uniti “una forma di ritorsione” ed un tentativo di distrarre l’attenzione dal suo ruolo nelle intricate vicende del finanziere pedofilo, che, nelle decine di migliaia di mail ora rese pubbliche, appare in contatto con moltissime persone ed è spesso sollecitato a dare consigli o a fornire ‘entrature’.
Il New York Times titola: “Il Dipartimento della Giustizia indagherà sui legami di Epstein, ma non su quelli con Trump. Il presidente ha ordinato di investigare sui contatti di esponenti democratici con il finanziere pedofilo, dopo una settimana in cui sotto i riflettori sono state le relazioni” tra lui ed Epstein. La Cnnscrive: “Trump chiederà al Dipartimento della Giustizia di indagare sui legami di Epstein con una ridda di figure di alto profilo”. Fra quelle citate, l’ex presidente Bill Clinton e l’ex segretario al Tesoro e rettore emerito di Harvard Larry Summers, il co-fondatore di Linkedin Reid Hoffman e la banca d’affari JP Morgan.
Il Washington Post mette in evidenza scambi di messaggi di Epstein con esponenti democratici durante audizioni al Senato – nel primo mandato del presidente Trump – con l’allora sua avvocato Michael Cohen, successivamente condannato e divenuto un suo grande accusatore: “I documenti ora resi pubblici includono messaggi di Epstein apparentemente destinati a suggerire o a influenzare domande a Cohen”.
Un effetto secondario dei sussulti dell’ ‘affare Epstein’, che ha molto rilievo, è la rottura tra Trump e la deputata della Georgia Marjorie Taylor-Greene, fino a poco tempo fa sua grande sostenitrice. Su Truth, Trump la definisce “stravagante”.
Taylor-Greene è un’esponente dell’ala complottista del movimento Maga, che non cessa di chiedere la pubblicazione di tutti i documenti dell’inchiesta Epstein, come Trump s’era impegnato a fare: c’è la convinzione che la vicenda v+celi una macchinazione dell’establishment politico – finanziario.
Nell’analisi del New York Times, la rottura tra Trump e Taylor-Greene “evidenzia la frattura in atto tra il presidente e la sua base” sull’affare Epstein. La Fox e Axios aprono proprio su questo aspetto, con titoli simili: “Trump molla un’alleata di lungo corso”, “Trump scarica una sua stretta alleata”.
Il Wall Street Journal, invece, accende i riflettori sul ruolo di Michael Wolff, discusso autore di libri molto controversi da cui Trump esce sempre male, che, nelle mail con Epstein, appare avere il ruolo di mentore e consigliere del magnate pedofilo, suggerendogli mosse da fare e posizioni da prendere.
La stampa Usa non ricava rivelazioni eccezionali dalla massa di materiale resa pubblica mercoledì da una commissione d’inchiesta della Camera e da cui emerge la rete di connessioni straordinariamente ampia di Epstein, ma è ricca di analisi sull’impatto che la vicenda sta avendo, specie nella galassia Maga.
Per il Washington Post, Trump è messo sotto pressione dalla sua base sull’agenda ‘America first’ e sul caso Epsterin. Ai Maga, non sono piaciute le affermazioni del presidente secondo cui gli Usahanno bisogno di lavoratori stranieri perché non hanno abbastanza “gente di talento”. E nelle fila dei repubblicani al Congresso il combinato disposto di risultati elettorali del 4 novembre e screzi con i Maga alimenta preoccupazioni in vista del voto di midtermfra un anno.
La Cnn vede “un pericolo politico” per Trump nel caso Epstein. Per Politico, gli ultimi sviluppi “mettono la Casa Bianca in ginocchio”.
Il New York Times, che mercoledì aveva acceso la miccia, con la Cnn, scrive che “i repubblicani hanno cercato di soffocare il furore della base su Epstein e, così facendo, lo hanno invece alimentato. L’indagine della Camera, “che i repubblicani volevano usare per stemperare gli appelli alla trasparenza”, ha invece condotto a imbarazzanti rivelazioni che hanno ulteriormente incendiato la saga Epstein.
Dazi: il dietrofront di Trump nella nebbia dei dati
Il WSJ apre sull’importante marcia indietro sui dazi fatta dal presidente Trump, che, un po’ in sordina, ha abbassaato i dazi su numeroi prodotti alimentari, la carne, il caffè, la frutta tropicale e decine di altri beni di consumo alimentare, preoccupato dall’aumento del costio della vita che, in pubblicomcontinua a negare,m attribunendone i dati a “complotti democraticiu”, , mntrel’economia viaggia a fari spenti perché lo shutdown ha impedito la pubblicazione dei dati di ottobre su crescita, inflazione, occupazione e altri importanti indicatori





