Cronache USA

Finito lo shutdown, si riapre il caso Epstein: le mail che inguaiano il presidente

13
Novembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

Due notizie dominano l’attualità statunitense questa mattina: la firma, avvenuta nella tarda serata, da parte del presidente Usa Donald Trump, della legge che pone termine allo shutdown più lungo nella storia degli Stati Uniti; e le nuove rivelazioni sui rapporti tra Trump e il miliardario pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere nell’agosto 2020.

Iniziamo dallo shutdown. La legge che vi pone termine, finanziando la spesa federale almeno fino al 30 gennaio, è stata firmata da Trump due ore dopo che la Camera aveva approvato il testo varato lunedì dal Senato. I titoli su tutti i maggiori media Usa sono quasi fotocopia: ovunque si evidenzia come le sei settimane di parziale serrata dei servizi pubblici federali hanno lasciato senza paga milioni di dipendenti federali; hanno creato disagi e ritardi a milioni di viaggiatori (per le migliaia di voli cancellati); ed hanno messo a repentaglio sussidi essenziali alla sopravvivenza di 42 milioni di cittadini americani, quelli che vivono al di sotto della soglia di povertà. I disagi, specie per quel che riguarda i trasporti aerei, potrebbero protrarsi ancora per qualche giorno.

In un’analisi, l’Ap nota che lo shutdown “ha amplificato le divisioni esistenti fra i partiti politici”, mentre “l’Amministrazione prendeva misure unilaterali senza precedenti e minacciava di licenziare i dipendenti per esercitare pressioni sui democratici all’opposizione perché riducessero le richieste”. Cosa che è avvenuta, lasciando però strascichi e polemiche nelle fila democratiche, come evidenziano, in particolare, Wall Street Journal e Axios.

Ma la storia che ha potenzialmente il maggiore impatto sulla politica statunitense sono le nuove rivelazioni sui rapporti tra. Il NYT ha pubblicato email in cui Epstein parla di Trump e poi la Camera ha finalmente pubblicato migliaia di documenti rlativi al caso Epstein, morto suicida in carcere nel 2019.
Trump 2: caso Epstein “lo posso rovinare”, “sapeva delle ragazze”
E veniamo alla vicenda Epstein, dove New York Times e Cnn sono alla testa dei sussulti nell’informazione: i democratici della commissione di vigilanza della Camera hanno loro fornito email finora inedite.

Trump trascorse “ore” a casa del miliardario pedofilo con Virginia Giufré, figura centrale nell’inchiesta sul miliardario pedofilo, e “sapeva delle ragazze”: lo scrive lo stesso Epstein.
Dopo la rottura fra lui e Trump, avvenuta prima che le consuetudini pedofile di Epstein divenissero di pubblico dominio, Epstein scriveva che “poteva rovinarlo” e, in messaggi inviati alla sua partner sessuale e procacciatrice di prede Ghislaine Maxwell, si presentava come un ‘insider’ degli affari del presidente, in possesso di informazioni potenzialmente nocive per lui e per i suoi affari.

E in uno scambio di email del 2018 con Lawrence H. Summers, ex segretario al Tesoro e presidente dell’Università di Harvard, Epstein definì Trump “al limite della follia”, “borderline insane”, accostandolo al celebre avvocato Alan Dershowitz (“Dersh è poco più lontano dal limite, ma non molto”).
Giufrè, morta suicida l’arile scorso, è stata la principale grande accusatrice del magnate pedofilo. Lei non ha mai detto o scritto nulla di lesivo nei confronti di Trump. Maxwell, che sta scontando una pena a vent’anni per le complicità con Epstein, ha recentemente rilasciato una dichiarazione che assolve da comportamenti impropri il magnate presidente, dopo avere ottenuto dal Dipartimento della Giustizia miglioramenti nel trattamento carcerario cui è sottoposta.

La pubblicazione delle mail di Epstein, che fanno ipotizzare maggiori connessioni fra lui e Trump di quanto finora noto, ha innescato reazioni a catena. La commissione di vigilanza della Camera ha finalmente pubblicato 23 mila pagine di documenti sul caso Epstein, in suo possesso da mesi e finora non divulgate. I media Usa le stanno analizzando alla ricerca di altre chicche.

Dopo quasi due mesi di tergiversazioni, lo speaker della Camera Mike Johnson, ‘iper-trumpiano’, s’è finalmente deciso a fare giurare la nuova deputata democratica dell’Arizona Adelita Grijalva, succeduta, con un’elezione suppletiva, al padre deceduto. Con l’adesione di Grijalva, una petizione dei democratici ha finalmente ottenuto il numero di firme necessario per essere messa in votazione alla Camera: la petizione è bipartisan e sollecita il Dipartimento della Giustizia a pubblicare tutti i documenti dell’inchiesta Epstein, come, del resto, promesso da Trump in campagna elettorale e come tuttora chiesto da buona parte del movimento Maga.

Nell’annunciarlo, il deputato democratico Ro Khanna, che è firmatario, con il collega repubblicano Thomas Massie, dell’ ‘Epstein Files Transparency Act’, ha detto: “Ora che la nostra iniziativa s’avvia al voto, ogni membro del Congresso dovrebbe chiedersi: staremo dalla parte delle vittime o con i potenti? Dobbiamo batterci per la giustizia”. Khanna è spesso indicato fra i potenziali aspiranti alla nomination democratica per Usa 2028.
Per Robert Garcia, massimo esponente del partito democratico nella commissione di vigilanza, gli ultimi documenti pubblicati “sollevano domande inquietanti su cosa nasconda la Casa Bianca e sulla natura del rapporto tra Epstein e il presidente”.

Trump e i suoi stanno intensificando le pressioni per evitare che qualche deputato repubblicano appoggi la petizione. Alla Camera, la maggioranza repubblicana è risicatissima: due o tre defezioni potrebbero risultare determinanti.
La Casa Bianca accusa i democratici di avere diffuso le email di Epstein per diffamare il presidente. “I democratici hanno fatto trapelare in modo selettivo email ai media progressisti per creare una falsa narrazione”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt.

Trump 2: migranti, i vescovi cattolici contro l’Amministrazione Trump
La conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti ha espresso una fin qui rara critica alla politica dei migranti dell’Amministrazione Trump 2. Secondo quanto riferisce il NYT, i vescovi guardano all’immigrazione “in termini strettamente morali”: parlando delle deportazioni di massa, i vescovi dicono di “sentirsi obbligati” ad alzare le loro voci “in difesa della dignità umana”.