Cronache USA
Elezioni: Trump le perde tutte, Mamdani sindaco di New York
Di Giampiero Gramaglia
È stata – titola a tutta pagina il Washington Post – “la grande notte dei democratici”: hanno vinto tutte le maggiori competizioni di questa tornata elettorale, una sorta di referendum sul primo anno del secondo mandato del magnate presidente. Zohran Mamdani sarà il nuovo sindaco di New York, la Virginia e il New Jersey hanno nuovi governatori democratici, la California ha plebiscitariamente approvato la nuova mappa elettorale, che potrebbe significare per i democratici cinque seggi in più nelle elezioni di midterm per la Camera.
Soprattutto, il presidente Donald Trump ha perso ovunque. Titola Politico: “Gli elettori democratici scelgono la discontinuità …, respingono il passato e puntano a sparigliare le carte”, pure nei ranghi del loro partito, dove le ‘dinastie’ dei Kennedy, dei Clinton e dei Cuomo sono al tramonto.
New York Times e Axios puntano l’attenzione su New York: Mamdani, 34 anni, il più giovane sindaco della Grande Mela, il primo musulmano, un democratico ‘socialista’, vince con oltre il 50% dei suffragi, davanti a Andrew Cuomo, ex governatore, un figlio d’arte, un democratico che correva da indipendente e che rappresentava la vecchia guardia del partito democratica. Sostenuto da Trump e dai Maga pur di fermare Mandami, Cuomo si ferma al 41%. Il repubblicano Curtis Sliwa, ‘scaricato’ anche dai suoi, si ferma al 7%.
La misura della disfatta trumpiana la dà la Fox, con un titolo assolutamente anodino, tipo “i risultati delle elezioni”, mentre la Cnn scrive: “I democratici fanno man bassa nelle prime importanti elezioni del secondo mandato di Donald Trump”. Il Wall Street Journal, che ha il medesimo editore della Fox, i Murdoch, titola: “Mamdani si prende New York e i democratici vincono tutte le corse più importanti”.
Trump su Truth commenta: “Il fatto che Trump non era sulla scheda elettorale e lo shutdown sono stati i due motivi per cui i repubblicani hanno perso queste elezioni”. Ma, per i repubblicani, il fatto è che Trump non sarà più sulla lista.
Dalla mezzanotte, lo shutdown è diventato il più lungo nella storia degli Stati Uniti ed è entrato nella sesta settimana, mentre i suoi effetti negativi cominciano a farsi sentire in tutto il Paese: le vite di milioni di americani ne sono condizionate, con tagli ai programmi di aiuti alimentari ed ai sussidi che interessano quasi il 15% della popolazione, ritardi aerei e milioni di dipendenti federali senza retribuzione (con il rischio di non recuperare al 100% gli stipendi non riscossi).
C’è la sensazione che il risultato delle elezioni possa accelerare la fine dello shutdown: repubblicani e democratici nel Congresso lavorano a un compromesso. E Trump, che finora ha invece sostenuto una linea dura, potrebbe ammorbidire la sua posizione, visto il disastro elettorale.
Usa: elezioni, la vittoria di Mamdani e il suo discorso
Nell’analisi del NYT, “i democratici colgono il momento favorevole che cercavano in vista del voto di midterm del 2026”, quando si rinnoverà tutta la Camera e un terzo del Senato. In quella del WP, “la città globale di Mamdani si scontra con il progetto nazionalista di Trump”: a vario titolo, Mamdani non può essere un leader democratico di riferimento in vista di Usa 2028, ma può esserlo Alexandra Ocasio-Cortez, la deputata di New York su posizioni socialiste, che nel 2028 avrà l’età per candidarsi alla presidenza.
Nel discorso della vittoria, Mamdani ha detto: “Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città stasera, ma, come disse una volta Eugene Debs, ‘vedo l’alba di un giorno migliore per l’umanità’ … Il futuro è nelle nostre mani … Abbiamo rovesciato una dinastia politica: auguro a Cuomo il meglio nella sua vita, ma questa sia l’ultima volta che pronuncio il suo nome mentre voltiamo pagina…”.
Per Mamdani, la sua vittoria mostra ai democratici la strada per battere Trump. “Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere”, ha detto. Nel suo discorso, il sindaco eletto ha promesso una “nuova era” di cambiamento, ha usato più volte la parola speranza (“hope”) di obamiana memoria, ha celebrato la diversità che è una caratteristica di New York e s’è impegnato per la difesa di tutti, condannando l’antisemitismo ma anche chi lo strumentalizza.
“Da quando abbiamo memoria – ha detto – i ricchi e i benestanti hanno sempre detto ai lavoratori che il potere non appartiene alle loro mani, con dita ammaccate per avere sollevato scatole sul pavimento del magazzino, palmi callosi per avere urtato il manubrio delle bici nelle consegne, nocche segnate da ustioni in cucina. Non sono queste le mani cui è stato permesso di avere il potere .. Eppure, negli ultimi 12 mesi, abbiamo osato puntare a qualcosa di più grande. E stasera, contro ogni previsione, l’abbiamo raggiunto. Il futuro è nelle nostre mani. In un’ora di oscurità politica, New York sarà la luce”.
Mamdani succederà al sindaco uscente, il democratico Eric Adams, che s’era messo in combutta con Trump per evitare di finire sotto processo per corruzione e che aveva pensato di candidarsi come indipendente, dopo essere stato sconfitto da Mamdani e Cuomo nelle primarie, ma che s’era poi fatto definitivamente da parte a settembre.
Usa: elezioni, Virginia, New Jersey, California
Nel New Jersey, Stato tendenzialmente democratico, ma che ha spesso avuto governatori repubblicani e che nel 2024 aveva visto lievitare i suffragi trumpiani, la democratica Mikie Sherrill, che aveva invitato gli elettori a considerare il voto un referendum pro o contro Trump, è stata eletta governatrice, battendo il candidato repubblicano Jack Ciattarelli. La corsa era serrata nei sondaggi, ma a conti fatti Sherrill ha vinto nettamente, con oltre il 56% dei suffragi. Sarà la prima donna governatrice dello Stato e succederà al governatore democratico uscente, che non poteva più candidarsi, Phil Murphy.
In Virginia, la candidata democratica Abigail Spanberger, ex funzionaria della Cia ed ex deputata, che ha fatto campagna su temi pratici, come l’assistenza sanitarie a l’economia, ha vinto con il 57% dei suffragi e diventa anch’essa la prima governatrice donna dello Stato. Il governatore uscente, Glenn Youngkin, repubblicano, non poteva più candidarsi. La Virginia tende a darsi un governatore di segno opposto al presidente in carica.
In California, la nuova mappa dei distretti elettorali è passata con oltre il 65% di sì. E’ la risposta dei democratici a una serie di modifiche ai distretti elettorali nel Texas e in altri Stati repubblicani, nel tentativo di mantenere nel 2026 la maggioranza alla Camera. Il risultato è un successo personale del governatore dello Stato Gavin Newsom, un potenziale aspirante alla nomination democratica nel 2028.
Usa: morto Dick Cheney, ex vice-presidente e poi ‘anti-Trump’
Lo scossone elettorale negli Stati Uniti ha coinciso con la notizia della morte a 84 anni dell’ex vice di George W. Bush, Dick Cheney, alla Casa Bianca dal 2001 al 2009, mente e artefice della guerra al terrorismo dopo l’11 Settembre 2001, ma divenuto, negli ultimi anni, su posizioni conservatrici tradizionali, aspro oppositore del presidente Trump e del suo Maga.
Segretario alla Difesa durante le Amministrazioni repubblicane del XX Secolo, Cheney è forse stato il vice-presidente più potente nella storia Usa.





