.C’è stato un tempo in cui, qui in Italia, i responsi delle agenzie di rating erano reputati sacri e decisivi tanto quanto quelli della Sibilla cumana per i romani.
Non solo la “pagella” diffusa da un’agenzia, ma anche la motivazione del giudizio, in genere più centrata su valutazioni politiche sulla stabilità di un paese che su dati strettamente economico-finanziari, erano accolte come un verdetto semidivino.
Ah sì? E invece adesso no. Chissà, dev’essere cambiato il contesto. Siccome Fitch (da ultima) ha declassato la Francia e promosso l’Italia, e lo ha fatto esattamente sulla base di considerazioni legate alla stabilità del quadro politico dei due paesi, allora, improvvisamente, i nostri giornali si fanno timidi e vorrei dire velocissimi nello sbrigare la pratica. Sarebbe imbarazzante per i nostri campioncini del giornalismo sempre orientato a sinistra dover titolare “Meloni promossa, Macron bocciato”.
Ma – ecco il gioco che vi propongo – provate a immaginare lo scenario inverso: la Francia macronista eventualmente promossa e l’Italia “delle destre” oggetto di un brusco downgrading. Che darebbe successo in quel caso? La previsione è fin troppo facile: titoli a caratteri di scatola e editoriali fiammeggianti. Doppio standard purissimo anche in questo caso.





