Cronache USA
La Fed abbassa i tassi, bufera mediatica: Abc sospende programma su Kirk
Di Giampiero Gramaglia
La notizia che fa da minimo comune denominatore dell’informazione statunitense questa mattina è la riduzione del tasso di sconto decisa ieri dalla Federal Reserve, la Fed, la banca centrale Usa: una riduzione di un quarto di punto, dal 4,3% al 4,1% circa, la prima dall’inizio dell’anno e, quindi, dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Il taglio è stato inferiore a quanto avrebbe voluto l’Amministrazione Trump 2, ma è accompagnato dalla prospettiva di ulteriori interventi, forse due entro la fine dell’anno. La Fed cerca di bilanciare le azioni per contrastare il rallentamento dell’economia e del mercato del lavoro a quelle per evitare un incremento dell’inflazione, specie dopo l’imposizione dei dazi decisa dal magnate presidente.
Il board della Fed si è ieri riunito in una formazione inedita: c’era Lisa Cook, che, illegalmente ‘licenziata’ da Trump con un post su Truth, ha fatto valere in giustizia il diritto a mantenere il posto; ma c’era pure Stephen Miran, un consigliere economico della Casa Bianca, designato dal presidente a sostituire Adrian Kugler, dimessasi in estate, e confermato dal Senato, nonostante abbia detto che intenda anche conservare l’incarico nell’esecutivo. Il che pone dei problemi perché la Fed dovrebbe essere al riparo dai condizionamenti della politica.
Nella riunione del Board, Miran ha insistito per un taglio maggiore. Come già il mese scorso, sono emerse divisioni fra i governatori sulle prospettive dell’economia e dell’inflazione. Molti media esprimono le preoccupazioni degli esperti per l’influenza che Trump vuole esercitare sulla Fed.
Il presidente della Fed Jerome Powell aveva fin qui tenuto il costo del denario inalterato, nonostante le pressioni della Casa Bianca e gli attacchi del presidente, che aveva più volte espresso l’intenzione di cacciarlo, fin quando s’è reso conto di non poterlo fare. Secondo il Wall Street Journal, Powell cerca un punto di equilibrio “tra un’economia che dà segnali contraddittori e le intense pressioni politiche”.
Trump 2: media, la mannaia del presidente si abbatte du Jimmy Kimmel
Walt Disney, il colosso a cui fanno capo Abc, una delle grandi tv generaliste, e Nexstar, un network di tv locali,, ha sospeso lo show di Jimmy Kimmel a tempo indeterminato, per quello che il comico e conduttore televisivo più famoso di Hollywood aveva detto lunedì scorso nel suo ‘Jimmy Kimmel Live’ a proposito dell’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk e del suo presunto assassino Tyler Robinson.
Kimmel aveva detto: “Abbiamo raggiunto nuovi minimi durante il fine settimana con i Maga che hanno cercato di caratterizzare il ragazzo che ha ucciso Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro e hanno fatto di tutto per ottenerne vantaggi politici”. Una frase che sintetizza quanto sta accadendo in America e nel Mondo: partendo dall’uccisione di Kirk, i conservatori lanciano campagne contro la sinistra che alimenterebbe l’odio e la violenza, nonostante il giovane assassino sia espressione del loro ‘brodo’ socio-culturale.
La decisione della Disney è stata salutata con rabbiosa soddisfazione dallo stesso Trump, che, pur visibilmente compiaciuto dagli sfarzi della visita di stato in Gran Bretagna, ha astiosamente postato su Truth: “È una grande notizia per l’America. Congratulazioni ad Abc per avere finalmente avuto il coraggio di fare quello che andava fatto… Kimmel ha zero talento e rating peggiori di Colbert, se possibile”.
Stephen Colbert era il conduttore di The Late Show sulla Cbs, altro programma inviso al presidente, che a luglio ne aveva ottenuto la cancellazione. Adesso, Trump mette nel mirino, altri due suoi critici, Jimmy Fallon e Seth Meyers, “due perdenti i cui rating sono orribili”; e invita la Nbc a ‘farli fuori’.
Lo stop a Kimmel segue le minacce del presidente della Federal Communications Commission (Fcc), Brendan Carr, un trumpiano doc, che in un podcast aveva parlato di possibili azioni contro Disney e Abc per i commenti dopo l’uccisione di Kirk. Nei mesi scorsi, Disney ed Abc avevano già dimostrato la loro acquiescenza, come aziende, alla presidenza Trump, accettandone i diktat.
Nexstar, il maggior proprietario di stazioni televisive locali negli Usa con oltre 200 stazioni proprie o in partnership, ha definito “offensivi” i commenti di Kimmel sul caso Kirk. Nexstar, che raggiunge quasi l’80% delle famiglie americane con le sue emittenti, considera le parole di Kimmel “prive di delicatezza in un momento cruciale del nostro discorso politico nazionale”.
Il presidente di Nexstar, Andrew Alford, ha aggiunto che Kimmel per quel che ha detto “non riflette lo spettro di opinioni, vedute o valori delle comunità in cui siamo posizionati”.
Nella puntata da ieri del suo show ormai all’indice, Kimmel aveva montato un filmato in cui Trump parlava con i giornalisti della sua reazione all’omicidio di Charlie Kirk, per poi passare a parlare della sala da ballo in costruzione alla Casa Bianca per sua volontà. Trump – chiosava Kimmel – “è nella quarta fase del lutto”: “Costruzione, demolizione, costruzione: non è il modo in cui un adulto elabora il lutto per l’assassinio di qualcuno che chiama amico, è il modo in cui un bambino di quattro anni piange un pesciolino rosso”.





