No, decisamente non funziona e non convince il tentativo in corso da parte di numerosi e autorevoli politici e intellettuali di sinistra di provare a rovesciare la frittata dopo l’orrendo assassinio di Charlie Kirk.
Se anche – qui – volessimo dimenticare la demonizzazione, perfino post mortem, subita da quel ragazzo. Se anche potessimo chiudere gli occhi davanti alla sistematica distorsione del suo pensiero, perfino con citazioni inventate o rovesciate di senso. Se anche avessimo voglia di rimuovere dalla nostra memoria i commenti e le interviste di chi, pur dotato di strumenti culturali per riconoscere la violenza e prenderne le distanze, ha invece preferito giustificarla o contestualizzarla ambiguamente.
Ecco, se anche, se anche, se anche, se anche esaurissimo il nostro magazzino di “se anche”, resterebbe – primitiva e feroce come una lapidazione – la quantità di applausi, non solo social, venuti da sinistra, da quella che un tempo si sarebbe definita la “base”, verso l’eliminazione dell’odiato Charlie.
Quegli applausi e i loro autori restano incancellabili. E non sono liquidabili come feccia online: troppo comodo. Né solo come belve in mala fede: troppo semplice pure questo. No: si tratta di persone (non di rado tragicamente in buona fede, convinte anzi di essere le “migliori”) che hanno succhiato il latte dell’odio dalle mammelle dei media di sinistra, che sono state allevate e allenate (chi per cinque, chi per trent’anni) a ritenere che l’avversario sia necessariamente “fascista”, perversamente pericoloso, sadicamente pronto a torsioni autoritarie e svolte anticostituzionali.
Quelle persone ci sono, il loro cuore batte a sinistra. E sono il prodotto di una semina culturale precisa e sistematica: quella che non ha risparmiato da trent’anni almeno quasi nessun leader di destra, italiano o straniero. Da sinistra non è mai stata ritenuta accettabile (cioè semplicemente non condivisibile, e tuttavia legittima) una politica più rigorosa di contrasto all’immigrazione illegale: no, era ed è bollata come disumana. Non è mai stata ritenuta accettabile (magari non opportuna, e tuttavia astrattamente discutibile) una riforma costituzionale presidenzialista o in materia di giustizia: no, era ed è sempre un attacco alla Costituzione, un progetto eversivo, un piano piduista.
E allora? E allora perché stupirsi se qualcuno passa ai fatti?





