Economia

Dazi, tra USA-UE è accordo quadro: tutto su questioni ancora aperte

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Luglio 2025
Di Paolo Bozzacchi

La notte porta consiglio. E molti dettagli interessanti. L’accordo scozzese sulla base del 15% di dazi imposti su quasi tutti i prodotti UE che viaggeranno verso gli USA è stato siglato da Ursula Von der Leyen e Donald Trump e ha scongiurato la deadline del 1° agosto che avrebbe significato tariffe doppie rispetto all’esito. Ma le eccezioni settoriali al 15%, le prime dichiarazioni dei protagonisti a bocce ferme e alcuni dettagli del deal ci aiutano a capire meglio come sia andata.

UE: accordo quadro migliorabile
Toni interlocutori quelli delle dichiarazioni europee right after la firma scozzese: «Questo accordo fornisce un quadro attraverso cui ridurremo ulteriormente i dazi su altri prodotti, affronteremo le barriere non tariffarie e coopereremo sulla sicurezza economica» ha subito precisato ai giornalisti la Presidente Ursula von der Leyen. Poi aggiunge parole sante: «Con questo accordo stiamo creando maggiore prevedibilità per le nostre imprese, in questi tempi turbolenti questo è necessario affinché le nostre aziende possano pianificare e investire». E chiude con un dettaglio rivelatorio: «L’accordo porterà benefici ai consumatori europei e renderà le nostre imprese più competitive».

USA: il più grande di tutti gli accordi
Trionfalistico come al solito il Presidente Trump: «E’ il più grande di tutti gli accordi. Sarà il più grande di tutti gli accordi. Questo era quello più importante, questo è il più importante di tutti». Che alternando presente e futuro lascia inavvertitamente trapelare che l’accordo di Scozia rappresenti un’ottima base di partenza, ma ancora una base di partenza. Non un punto di arrivo per il commercio Occidentale.

Le eccezioni: da 0 a 50%
Aerei, i loro componenti, alcune sostanze chimiche, semiconduttori, materiale agricolo selezionato e materie prime critiche saranno esenti da dazi. Diversa la questione sulle bevande alcoliche (vino, liquori). E’ rimasta pending e da definire nei dettagli. Su acciaio e alluminio invece resta il dazio USA pesante al 50%. Anche se non si esclude in futuro un passaggio ad un sistema di quote ad hoc.

Pharma, questione aperta
Il primo e forse più importante fantasma dell’accordo scozzese è il settore farmaceutico, lasciato fuori dall’accordo. Il motivo principale di questa conventio ad excludendum tra filiere va letto in chiave strategica americana. Se da un lato infatti il pharma negli USA è sottoposto a indagini separate (Section 232) analoghe a quelle già applicate a metalli e semiconduttori che costringono la filiera farmaceutica ad essere trattata separatamente, l’amministrazione Trump conta di trarre vantaggio commerciale immediato dal fatto che se i medicinali finiti sono esclusi dall’accordo, invece molti ingredienti attivi (API), imballaggi o attrezzature utilizzati dall’industria farmaceutica europea sono soggetti all’accordo di Scozia. E dunque in qualche modo si è protetta la produzione made in USA. Non è escluso però che da un lato Trump possa pensare a nuovi dazi mirati al pharma, mentre l’UE potrebbe proporre misure reattive o rivedere il proprio approccio regolatorio e di prezzo per rimanere competitiva, come scritto anche da The Guardian.

Il bicchiere delle tariffe occidentali resta a metà. Con l’accordo scozzese si è allineato il modo di vederlo mezzo pieno da entrambe le parti. Ma la sensazione generale sui rapporti commerciali USA-UE è che restino fortemente dipendenti dall’esito della trattativa Washington-Pechino, la vera Serie A.