Sono i numeri che parlano chiaro. E possono dare la spinta giusta al contributo italiano alla trattativa che l’Unione europea nella persona del Commissario UE al Commercio e alla Sicurezza Economica Maroš Šefčovič sta portando avanti con l’amministrazione Trump, per scongiurare l’introduzione di tariffe che ingolferebbero il motore del commercio dell’Occidente.
L’impatto sull’export italiano
Il Centro Studi di Confindustria stima nello scenario di dazi USA al 30% su tutti i prodotti europei solo al 6% il calo eventuale dell’export mondiale italiano. Sempre ragionando sullo worst scenario possible se poi si considerano le connessioni indirette ci sarebbe un calo della produzione manifatturiera del 4%. Ragionando sul Pil tricolore nel suo complesso, in caso di tariffe USA indiscriminate al 30% il livello del prodotto interno lordo italiano sarebbe minore dello 0,8%. Numeri che certamente non farebbero piacere alle imprese italiane. Ma che di certo non possono spaventare un Paese che esporterà nel 2025 per circa 630 miliardi di euro (previsione Istat).
L’impatto sull’export UE
Il sogno europeo ed italiano per questa trattativa con gli USA resta il famigerato zero-a-zero (zero tariffe in Occidente), auspicato a più riprese dal nostro Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Non solo. Lato europeo la proposta agli USA è più ampia. Iniziare un percorso di costruzione del mercato unico transatlantico, che includa anche Canada e Messico. Ovviamente senza tariffe alcune.
Come riorganizzare l’export europeo
In caso di mal parata (leggi tariffe al 30%), l’UE sarebbe chiamata a dover ripensare parzialmente le direttrici del suo export. Ma potrebbe farlo accelerando il percorso di completamento del mercato unico europeo. Che è ancora una miniera d’oro inesplorata. Anche qui i numeri supportano il ragionamento. L’export UE verso gli USA vale attorno ai 530 miliardi di euro, equivalenti a circa il 20% dell’export totale extra-UE, ma soprattutto corrispondenti a neanche un ottavo degli oltre 4mila miliardi di euro di controvalore dell’export intra-UE, di cui troppo poco si sta parlando.
Su cosa puntare per completare il Mercato Unico Europeo
Se i servizi rappresentano circa il 70% del PIL UE, il commercio transfrontaliero nei servizi vale ancora appena il 25% del commercio totale UE. Eccola la vena giusta nella miniera del commercio europeo. Se solo si completasse il processo di armonizzazione delle regolamentazioni nazionali si compirebbe il primo, più importante passo verso il tesoro. Se a questo si aggiungessero il riconoscimento automatico delle qualifiche in tutti gli Stati membri, l’Unione digitale piena (contenuti, e-commerce, dati), il completamento del Mercato dei Capitali con l’integrazione finanziaria e regole comuni, la strutturazione del Mercato Energetico unico, il coordinamento fiscale e normativo, il gioco sarebbe fatto. In un colpo solo l’Unione Europea sarebbe completata e il commercio internazionale europeo decollerebbe, come indicato chiaramente prima da Enrico Letta poi da Mario Draghi. Ottimo fare squadra a Washington. Meglio ancora farla a Bruxelles. Comunque vada sarà un successo.





