Cronache USA

Musk lascia Trump, l’America si divide: dazi, migranti e vaccini al centro dello scontro

31
Maggio 2025
Di Giampiero Gramaglia

La conferenza stampa nello Studio Ovale dell’addio, che forse è solo un arrivederci, di Elon Musk al presidente Donald Trump e alla sua Amministrazione. La decisione di raddoppiare al 50% i dazi sull’import di acciaio annunciata da Trump parlando agli operai siderurgici di Pittsburgh, cercando loro di ‘vendere’ il contestato accordo tra la US Steel e la sua rivale giapponese Nippon Steel. L’ok d’una Corte Suprema divisa alla decisione dell’Amministrazione Trump di privare della protezione loro concessa 530 mila migranti che vengono da Venezuela, Nicaragua, Cuba e Haiti, esponendoli di colpo al rischio di deportazione. Il contrasto sui vaccini anti-Covid tra il segretario alla Sanità Robert F. Kennedy jr e il centro per il controllo delle malattie di Atlanta, il Cdc, massima autorità sanitaria Usa: Kennedy invita a non farli a bambini e ragazzini, il Cdc raccomanda di continuare a farli, dai sei mesi ai 17 anni, mentre leva la raccomandazione per le donne incinte.
Anche il 130° giorno del Trump 2 alla Casa Bianca è denso di notizie. I media americani le hanno tutte, ma con gerarchie diverse. Il Wall Street Journal apre con la conferenza stampa di Musk e Trump: Musk in piedi, berretto in testa e un occhio nero – un pugno del figlio di cinque anni, giocando, è la spiegazione – accanto alla scrivania del presidente; Trump seduto alla sua scrivania, tessendo – anzi, leggendo – l’elogio del grande sostenitore e ‘tagliatore di posti di lavoro in capo’ che (lo) lascia.
Il giornale parla di una relazione complicata, spiegando che Trump stesso e i suoi collaboratori avevano spesso espresso frustrazione per l’operato di Musk, ma che i consiglieri del presidente assicurano che i due restano vicini e non escludono che Musk possa tornare. Il New York Times afferma che l’uso di droghe da parte di Musk in campagna elettorale e nei suoi giorni a Washington è stato “più intenso” di quanto non s’era finora pensato: “Quando Musk entrò nell’orbita di Trump – scrive il giornale -, disse che stava prendendo così tanta chetamina che la sua vescica ne era danneggiata. E che prendeva anche estasi e funghi allucinogeni. E aveva con sé un porta-medicine con una ventina di pillole prescritte ogni giorno”.
Per il NYT, Musk e il Doge, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, non sono andati “neppure vicino” a centrare l’obiettivo di tagliare uno o due triliardi di spese pubbliche: al più, un centinaio di milioni e forse neppure, a prezzo di decine di migliaia di licenziamenti spesso illegittimi e delle chiusure, spesso altrettanto illegittime, di settori dell’Amministrazione pubblica o di intere Agenzie. Nonostante tutto ciò, Musk “lascia Washington, ma vi lascia amici potenti”.
Il New York Times, apre, però con i controversi effetti della guerra dei visti agli studenti cinesi, mentre il Washington Post punta sui dazi sull’acciaio – “in incremento drammatico, che farà lievitare i prezzi di un metallo usato nell’edilizia, nelle auto e altrove” – e porta avanti la campagna contro le decisioni scientificamente controverse del segretario alla Sanità Kennedy. Fronte migranti, la decisione della Corte Suprema, che autorizza l’Amministrazione Trump a cancellare programmi dell’Amministrazione Biden, porta a un milione il numero delle persone esposte a deportazione.
La lettura del giorno da non mancare è un articolo della Cnn che s’intitola “Ogni presidente pensa di potere cambiare il Mondo: le delusioni – ma anche le illusioni, ndr – del potere” e che inizia così: “Donald Trump ha un senso di personale onnipotenza ancora più grande di quello dei suoi più recenti predecessori”. Ma gli autori Stephen Collinson e Caitlin Hu ne hanno per tutti i presidenti del XXI Secolo.