Cronache USA

Dopo missione Trump, Ucraina e MO senza pace

17
Maggio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump è rientrato negli Stati Uniti dalla sua missione in Arabia Saudita e nei Paesi del Golfo con una sporta colma di affari conclusi, ma con un pugno di mosche sull’Ucraina. E le guerre continuano nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas e tra Russia e Ucraina: la pace resta lontana.

A casa. Il magnate Presidente  trova nuove – vecchie – grane e se la prende con la Corte Suprema, da cui lui di aspetta solo ‘vie libere’ e che, invece, gli riserva un colpo di freno – temporaneo, non definitivo – sul ricorso a una legge del 1797 per deportare migranti senza dar loro modo di ricorrere in giustizia contro il provvedimento.

Ucraina: scambio di prigionieri e impegno a continuare a parlarsi
Ieri, a Istanbul, Ucraina e Russia, che si incontravano per la prima volta faccia a faccia dal marzo del 2022, poco dopo l’inizio dell’invasione, non hanno trovato l’accorso su un cessate-il-fuoco, nonostante le mediazioni turca e statunitense. Hanno però concordato la liberazione, dall’una e dall’altra parte, di mille prigionieri – lo scambio più importante finora avvenuto – e hanno pure convenuto di incontrarsi ancora.

Gli ucraini insistono che il prossimo appuntamento sia al massimo livello, i presidenti ucraino Volodymyr Zelensky e russo Vladimir Putin. Su questo punto, i russi sono vaghi: “Valuteremo”. Nell’analisi di Le Monde, “i dieci giorni di intense manovre diplomatiche, ispirate da europei e americani, che hanno preceduto l’incontro russo-ucraino, non sono stati sufficienti a surmontare le divergenze fra i due belligeranti, che appaiono al momento insormontabili”.

E la guerra continua. Questa mattina, un drone russo ha ucciso nove persone e ne ha ferite altre nell’Ucraina nord-orientale, colpendo un bus nell’area di Sumy. Le informazioni provengono da fonti ucraine.

Nei colloqui di Istanbul, il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky, avrebbe chiesto l’acquisizione riconosciuta dei territori occupati, prima della tregua. Per la delegazione ucraina, guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov, la tregua precede un’eventuale ri-definizione degli assetti territoriali. L’incontro di Istanbul è durato meno di due ore: rispetto alle attese, largamente ingiustificate, che l’avevano preceduto, appare la montagna che partorisce il topolino, ma non si deve sottovalutare la ripresa del dialogo diretto Mosca – Kiev.

Il presidente Trump a bordo dell’Air Force One che lo riportava negli Usa dagli Emirati arabi uniti, ha confermato, secondo quanto riferisce la Cnn, l’intenzione di incontrare Putin, senza però fornire date: “Penso che risolveremo il problema (dell’Ucraina, ndr), o forse no, ma almeno lo sapremo”.

Ucraina: i ruoli dell’Ue e dei Volenterosi e gli imbarazzi di Meloni
L’Unione Europea, dal canto suo, intende continuare a percorrere la via delle sanzioni alla Russia: “Abbiamo concordato un nuovo pacchetto, il 17o, e stiamo già lavorando al prossimo”, ha detto Kaja Kallas, responsabile della diplomazia europea,  arrivando a Tirana al vertice della Comunità politica europea (Cpe) svoltosi ieri; “E stiamo pure lavorando alla tabella di marcia per eliminare l’import di energia russa”.

A margine del Vertice della Cpe, c’è stato un nuovo incontro, dopo quello fatto a Kiev il 9 maggio, tra Zelensky e i leader dei Volenterosi, cioè Emmanuel Macron (Francia), Friedrich Merz (Germania), Keir Starmer (Regno Unito) e Donald Tusk (Polonia). La Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni spiega così l’assenza dell’Italia alla riunione: “L’Italia non è disponibile all’invio di truppe in Ucraina e non avrebbe quindi senso che partecipasse a formati che hanno obiettivi su cui non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità”.

I leader dei Volenterosi hanno telefonato al Presidente Trump, per chiedergli di inasprire le sanzioni contro Mosca per indurla alla trattativa. Prima del Vertice della Cpe, Meloni, nel foyer dell’Opera della capitale albanese, aveva brevemente parlato con Zelensky, Starmer, Tusk e con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: una ‘photo opportunity’, più che altro, che non compensa quelle di recente mancate.

Medio Oriente: Trump lascia una scia d’affari, non di pace
Nonostante il clima di progressi nella cooperazione tra Stati Uniti e Mondo arabo, Trump non crea, in Medio Oriente, una scia di pace: nei negoziati in corso a Doha tra Israele e Hamas, non c’è “nessun progresso”, secondo Haaretz. Le operazioni militari israeliane nella Striscia proseguono: secondo la direttrice dell’Unicef Catherine Russell, “45 bambini sono stati uccisi in due giorni”.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas (sarebbero 58, di cui solo una ventina però ancora vivi) manifesta per l’ennesima volta i suoi timori: l’offensiva mette a rischio i loro cari. Ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu non deflette dalla linea dura.

Parlando alla Cpe, il Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa dice: “La situazione a Gaza è una tragedia umanitaria, dove il diritto internazionale è sistematicamente violato e un intero popolo viene sottoposto a una forza militare schiacciante e sproporzionata”.

La pace secondo Leone XIV
Accogliendo ieri in udienza il corpo diplomatico presso la Santa sede, Papa Leone XIV ha parlato della pace, anche riferendosi a Ucraina e Medio Oriente. Il Pontefice ha rilevato che spesso si considera la pace come “una parola negativa, la mera assenza di guerra e di conflitto”: la pace diventa, allora, “una semplice tregua, un momento di pausa tra una contesa e l’altra”.

Domani mattina, dopo un giro di Piazza San Pietro sulla papamobile, Leone XIV celebrerà la messa d’inizio pontificato: c’è attesa per l’omelia. Non è detto che le parole del primo Papa nord-americano siano miele per il vice-presidente degli Stati Uniti JD Vance, cattolico convertito, che rappresenterà gli Usa alla cerimonia.