Politica

Il glossario della ripartenza (parte I)

02
Settembre 2021
Di Marco Cossu

La ripartenza post pandemica ha un suo linguaggio. Negli ultimi mesi abbiamo fatto conoscenza con una serie di parole e locuzioni, molte delle quali sono diventate di uso comune. Si tratta perlopiù di temini che definiscono alcuni gruppi di opinione o nomi di programmi economici, certificati, fondi, provvedimenti di cui non sempre abbiamo un’idea chiarissima. Per orientarci nel dibattito pubblico eccovi un breve glossario con i termini più utilizzati durante questa fase di ripartenza per evitare possibilmente di utilizzarli in modo improprio.   

NO VAX già negazionisti

La Treccani definisce no vax «chi, che è contrario alla vaccinazione e, in particolare, al fatto di sottoporre la popolazione infantile alla profilassi vaccinale». Alla base delle posizioni degli antivaccinisti c’è il presunto legame tra vaccini e alcune malattie o altre teorie di tipo politico o tesi del complotto. Il termine no vax ha avuto particolare fortuna nella seconda fase dell’emergenza da Covid-19, indicando persone e movimenti di opinione che rifiutano di sottoporsi al vaccino. La definizione è stata spesso estesa anche a chi si oppone all’introduzione dell’obbligo vaccinale tout court o ad alcune categorie, sostenendo invece la libertà di scelta. No Vax è un’abbreviazione che in ambito giornalistico si è sovrapposta al termine “negazionisti” (indicante persone o gruppi che negano l’esistenza della pandemia o ne sminuiscono la gravità), inglobando anche altri movimenti come i No Mask che rifiutano di indossare la mascherina.  

 

GREEN PASS 

Quasi tutti in Italia abbiamo ormai preso confidenza con il termine di Green Pass. Si tratta di un certificato vaccinale europeo digitale o cartaceo che consente a chi ne è in possesso di muoversi liberamente nel territorio, godere di determinati servizi soprattutto al chiuso come ristoranti, trasporti, palestre. Il Green Pass è diventato importante durante l’attuale crisi sanitaria come strumento per dimostrare l’avvenuta vaccinazione e la negatività ad un test antigenico o molecolare della persona che lo possiede. In Italia è stato introdotto dal decreto-legge del 23 luglio 2021 approvato dal Consiglio dei ministri il 22 luglio scorso. 

SMART WORKING 

Durante i mesi dell’emergenza lo smart working è diventato sinonimo di lavoro da casa. Il termine in realtà si riferisce – come definito dalla LEGGE 22 maggio 2017, n. 81 –  ad “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”. Si tratta perciò di una forma di lavoro flessibile, diretta a incrementare la produttività del lavoratore in rapporto alle sue esigenze personali. Più vicino al significato di lavoro da casa è invece il termine telelavoro, dove la persona svolte la tua attività a distanza generalmente dalle proprie mura domestiche.