Politica

Un anno di governo Meloni

26
Settembre 2023
Di Piero Tatafiore

E il primo è andato. È già trascorso un anno dalla vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni della XIX legislatura, la prima di destra-centro, dopo anni di centro-destra. E, come sempre dopo un “compleanno”, si fanno i bilanci.

C’era molta attesa per il governo delle prime volte: il primo guidato da una donna, il primo di destra, il primo insediato così come uscito dalle urne dopo anni di governi eterogenei, sebbene aderenti alla Costituzione. E qui la prima notizia: lo stiamo raccontando in libertà.

Al di là dell’ironia per chi, soprattutto in campagna elettorale, paventava conculcazioni delle libertà, climi intimidatori, sfaceli sociali ed economici, oggi l’Italia è viva e vegeta e combatte per rivestire il ruolo che merita.

Tutto rose e fiori, dunque? No, non può esserlo, oggettivamente. In un anno in cui sono venuti meno due altissime figure istituzionali come Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi (quanto manca la sua capacità di mediazione e di composizione a questo governo…), su certi temi è innegabile che il governo Meloni le abbia azzeccate tutte.

In politica estera, ad esempio, dove la linea atlantista e pro Ucraina è stata sempre netta e coerente. E anche nel decisionismo in alcuni ambiti, come quello riguardante l’abolizione del reddito di cittadinanza, promessa della campagna elettorale rispettata. E sui temi economici il governo Meloni è andato, finora, bene, senza grossi scossoni, anche con qualche soddisfazione, come superare le previsioni della crescita del PIL.

Meno bene nella lotta all’inflazione, sebbene anche d’importazione a causa dei costi dell’energia. Bene anche i messaggi (aspettiamo i fatti) sulla disabilità, un ministero dedicato e la presenza all’ExpoAid di Rimini sono stati segnali molto forti. Usa molto la sua presenza fisica Giorgia Meloni, lo ha fatto anche a Cutro, svolgendo un Consiglio dei Ministri che poteva essere gestito meglio sul fronte della comunicazione, e lo ha fatto a Caivano, così come andando tempestivamente in Emilia Romagna alluvionata, fino alla sua presenza, insieme a Ursula Von der Leyen, a Lampedusa, per l’emergenza migranti.

Proprio quell’emergenza migranti che al momento rappresenta un punto dolente per il governo, visti i numeri degli sbarchi e la scarsa collaborazione dei Paesi europei nei collocamenti. Difficoltà anche nelle riforme, anche se si attendono quelle del premierato e sulle semplificazioni, che potrebbero arrivare a breve. Ma laddove il governo sta mostrando più problemi è la coesione: sono all’ordine del giorno i dissidi con Salvini e Tajani, spesso a mezzo stampa, e questo non aiuta, né l’azione del governo né la percezione positiva del governo stesso.

Ma ora c’è la Legge di Bilancio e una coesione è necessaria. Anche perché la Legge di Bilancio si prospetta difficile, come la precedente e come tutte quelle precedenti, del resto, ma quella dell’anno scorso era una Legge di Bilancio in corsa, preparata e approvata in pochissimo tempo, dopo l’inusuale elezione estivo/autunnale. L’attuale è invece più meditata, di prospettiva, ma con l’incognita dello spread, delle politiche della BCE, con i tassi di interesse che sembrano non fermarsi e con una crescita che sta faticando a confermare i numeri positivi dell’inizio legislatura. Il tutto all’interno una congiuntura internazionale molto complessa, sia per via della guerra russo- ucraina, sia per le difficoltà tedesche che per il costo della benzina che rischia di tenere alta l’inflazione.

Insomma, il riscaldamento è finito, ora bisogna scendere in campo sul serio e per vincere bisogna essere uniti, una squadra.