Salute

World No tobacco day. Polosa: «La vera strategia antifumo è nello svapo». Il caso inglese

31
Maggio 2023
Di Alessandro Caruso

«Per un attimo avevo capito The Washington Post, il nome inganna. E ho fatto un tuffo nel passato».
«Perché professore?»
«Perché nel 2009 mi contattarono proprio per parlare di lotta al tabagismo puntando sui prodotti a rischio ridotto, pensi quanto stavano avanti».
Il professore Riccardo Polosa è un luminare della lotta al fumo già da molti anni, la sua fama è riconosciuta a livello internazionale. Oggi è docente di Medicina interna e fondatore del CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno dell’Università di Catania. Ma nonostante sia passato tanto tempo insiste con tenacia a spiegare il concetto di rischio ridotto e quanto sia utile per ridurre sensibilmente il consumo di sigarette tradizionali. E lo fa a gran voce soprattutto oggi, il World No tobacco day. E La soluzione qual è? Lo svapo. Il caso inglese docet.

Professor Polosa, ci spiega perché i prodotti a rischio ridotto funzionano dal punto di vista scientifico?
«Il principio riduzione del rischio funziona nel momento in cui si comprende che le malattie fumocorrelate sono legate non tanto all’uso della nicotina in purezza, ma all’esposizione continua alle oltre 8mila sostanze, di cui molte cancerogene o tossiche, che si inalano fumando. Il rischio ridotto consiste nell’assunzione di nicotina ma senza l’aggiunta di queste sostanze particolarmente pericolose. E tra l’altro attraverso dispositivi, come la sigaretta elettronica, che piacciono al consumatore e che quindi vengono facilmente adottati come sostitutivi al tabacco combusto».

Riccardo Polosa

Quali sono le caratteristiche del cosiddetto “approccio integrato” inglese per ridurre il tabagismo?
«L’Inghilterra ha scritto una pagina di storia molto seria sulla lotta al tabagismo. Da anni le istituzioni inglesi hanno applicato una politica antifumo rigida, con l’adozione di una tassazione molto elevata sul fumo tradizionale, basti pensare che oggi per comprare un pacchetto di sigarette si paga l’equivalente di circa 18 euro. Parallelamente a ciò si è introdotta un’alternativa a basso costo, lo svapo, che permette un risparmio del 500%. Quindi gli ingredienti del loro approccio sono da un lato le politiche di contrasto e dall’altro il coraggio di adottare un atteggiamento legislativo liberale e permissivo nei confronti dei prodotti di nuova generazione a rischio ridotto».

Quali sono i risultati raggiunti in Inghilterra?
«L’abbattimento di 6 punti percentuali dell’uso del sigarette tradizionali, dal 19% della popolazione nel 2014 al 14% nel 2021. Il mondo accademico, la politica e le organizzazioni di advocacy si sono mosse in modo coordinato per lavorare a questo risultato».

E in Italia?
«Siamo ancora su uso di sigarette tradizionali al 22-24% negli ultimi 10 anni, senza scostamenti».

E adesso in Inghilterra qual è il prossimo “goal”?
«Secondo il Royal college of Physicians, una delle istituzioni medico-sanitarie più importanti al mondo con oltre 40mila medici, l’obiettivo è arrivare alla riduzione del tabagismo sotto il 5% entro il 2030».

Possono farcela?
«Di sicuro hanno aggredito questo scopo con forte determinazione».

E come?
«Hanno capito che serviva un provvedimento coraggioso. E così ad aprile il ministro della Sanità ha annunciato che saranno distribuiti gratuitamente “vape starter kits”, ovvero kit di avviamento allo svapo, come parte di un programma governativo denominato “swap to stop”».

Puntano sul passaparola.
«Esattamente. Più precisamente sull’esempio. Più persone smetteranno di fumare con questo sistema più saranno presi a modello da altri. Così si innesca un sistema virtuoso».

Torniamo in Italia. Questo modello è applicabile anche da noi?
«Lo diciamo da oltre 10 anni che questo modello è applicabile in Italia. Questi prodotti alternativi sono dall’80 al 99% meno tossici rispetto al fumo combusto».

Cosa potrebbe fare il governo per agevolarne l’utilizzo?
«In Italia non esiste una proposta sanitaria ricevibile per quelli che vogliono smettere di fumare. Il governo può farlo a costo zero, puntando sulla rimodulazione delle accise, aumentandole solo sui prodotti a base di combustione, che sono quelli che uccidono».

Perché in Italia non ci si fida del rischio ridotto?
«È una follia, è intuitivo che se elimino l’uso dei prodotti combusti il miglioramento della salute è assicurato. Lo sanno già centinaia di migliaia di consumatori che questi prodotti hanno permesso un miglioramento della qualità della vita».

Allora anche da noi, non resta che il passaparola.
«Uno dei sistemi più importanti per la diffusione di questi prodotti è diventato il passaparola. È il messaggio più potente, che supera qualsiasi iniziativa istituzionale».