Innovazione

L’IA copia la mia musica. Il mercato discografico sulle barricate

22
Maggio 2023
Di Giuliana Mastri

A chi fare causa se sei un musicista e ti copiano un brano? Ovviamente all’autore truffaldino. Un po’ diverso se il “furbetto” è un’intelligenza artificiale. Forse non tutti sanno che questi moderni sistemi generativi vengono letteralmente addestrati, per determinati scopi, attraverso l’estrazione di testi e dati derivanti da opere d’ingegno (text and data mining), grazie a cui riescono a riprodurre musica spesso molto somigliante a quella di artisti conosciuti. Questo pone oggi un problema molto rilevante per quanto riguarda la protezione dei diritti d’autore e il funzionamento del mercato discografico.

Il caso Universal Music

Le etichette hanno cominciato a muoversi. Ultimamente la Universal Music Group ha richiesto a Spotify di rimuovere migliaia di canzoni prodotte con l’intelligenza artificiale dagli utenti di una startup californiana chiamata Boomy, che utilizzava campionature di brani musicali protetti per realizzare musiche. Sia la campionatura delle canzoni, sia l’utilizzo dei campioni ottenuti, non erano stati autorizzati dagli aventi diritto. Inoltre, nel caso della Universal, è stato osservato che sulla piattaforma Spotify venivano utilizzati BOT che realizzavano picchi artificiali di ascolto sulle canzoni realizzate dall’AI di Boomy. Sempre l’etichetta discografica ha inviato una serie di comunicazioni alle principali piattaforme streaming per chiedere di «interrompere l’accesso al loro catalogo musicale per gli sviluppatori che lo utilizzano per addestrare la tecnologia AI. Non esiteremo a prendere provvedimenti per proteggere i nostri diritti e quelli dei nostri artisti», ha scritto UMG alle piattaforme online a marzo, nelle e-mail viste dal Financial Times.

Le Autorità

Poi serve l’intervento delle Authority, come nel caso dell’Ufficio Copyright Statunitense, che il 25 febbraio 2023 ha negato la registrazione di diritto d’autore ad alcuni disegni realizzati tramite il sistema di AI Midjourney. Secondo l’ente, l’interazione fra l’utente e quest’ultimo sistema fa sì che i risultati siano generati in modo casuale e randomico dal sistema, con la conseguenza che l’utente non può essere considerato autore ai sensi delle norme sul copyright, non essendo colui che forma effettivamente le immagini. Se invece l’autore riesce a dimostrare di essere effettivamente lui colui che controlla la creazione, utilizzando l’AI solo come strumento di supporto, allora è ancora possibile ottenere la registrazione dei diritti.

La legislazione

Giuridicamente è una questione complessa, che sostanzialmente mostra come al momento non esistano legislazioni ben in grado di salvaguardare i produttori di contenuti. Se infatti la tutela del diritto d’autore è già un’attività dispendiosa quando deve analizzare i casi che intercorrono tra esseri umani, è ancora più difficile monitorare tutto quello che succede nella dimensione digitale. Bisogna in sostanza riuscire a rendersi conto di quando una intelligenza artificiale ha effettivamente plagiato un’opera. Certamente l’individuazione di un’illecito è più facile nei casi in cui l’IA abbia riprodotto fedelmente canzoni molto note o la voce di cantanti famosi, fattispecie nella quale si può addirittura ipotizzare il reato di sottrazione di dati biometrici. Per tutte le altre casistiche a complicare la faccenda sono le legittime eccezioni, ovvero quelle situazioni in cui sia consentito alla tecnologia di utilizzare i dati temporaneamente e a fini prestabiliti, come la ricerca scientifica, la didattica e l’attività giornalistica. Allora è necessario che i detentori originari dei dati abbiano originariamente acconsentito all’uso per le IA generative e sia prevista una tempistica entro cui le loro informazioni vanno usate per poi essere eliminate dal database della macchina. Le basi di tali limitazioni o eccezioni alla protezione del diritto d’autore, dovrebbero essere contemplate in ambito europeo all’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 2001/29/CE, integrato nella Direttiva 2019/790 sui diritti d’autore nel mercato unico digitale. Anche la normativa italiana è molto attenta, ma prevede delle deroghe simili, a condizione del rispetto di determinati criteri, ovvero che l’acceso ai dati sia legittimo, non precluso dagli autori che hanno riservato il diritto (clausola di opt-out) e che la copia dei dati sia conservata per un tempo limitato.

Un futuro incerto

Gli obblighi di trasparenza e l’effettiva efficacia delle normative sono ancora tutte da verificare, mentre assistiamo a una sempre continua crescita di influenza dei meccanismi di intelligenza artificiale. Ecco perché si fa sempre più strada nel mondo discografico l’istanza di prevedere un compenso in termini di royalties, qualora una piattaforma di IA utilizzasse un brano coperto da copyright. Ma la musica non è il solo mercato che si prepara allo tsunami, c’è anche quello delle immagini e video. Secondo Yahoo Finance il mercato delle immagini e video in stock raggiungerà il valore di 7 miliardi di dollari nel 2007, e ovviamente avrà a che fare con il machine learning, forse anche da parte delle società leader del settore che decideranno di utilizzarlo.