Ambiente

La tecnologia realizza il sogno dello zero carbon

08
Febbraio 2023
Di Paolo Bozzacchi

Cambiare passo rapidamente. Grazie alla tecnologia. Questo il senso della roadmap verso la decarbonizzazione dell’Europa e dell’Italia tracciata dallo studio Ambrosetti-Eni presentato oggi a Roma durante il convegno “Proposal for a zero carbon technology roadmap” che si è tenuto a Palazzo Barberini a Roma. Lo studio Ambrosetti-Eni realizzato con la collaborazione di 13 esperti, 41 aziende e l’analisi di 185 fonti di letteratura scientifica, sottolinea come l’unica strada per raggiungere gli obiettivi internazionali di decarbonizzazione sia quella che passa per la netta accelerazione nel percorso verso la sostenibilità climatica, grazie all’innovazione tecnologica. 

Le risorse energetiche andrebbero utilizzate e sfruttate con approccio sicuro, resiliente e competitivo, in modo da ridurre le emissioni del 5,5% l’anno fino a un loro bilancio negativo. E ciò sarà possibile solo alla cosiddetta neutralità tecnologica. La strada della decarbonizzazione al momento è in salita ripida, visto che il trend attuale di consumo di risorse garantirebbe appena il 39% di riduzione delle emissioni UE nel 2030, rispetto all’obiettivo del -55% fissato per rispettare gli obiettivi internazionali di limitazione del riscaldamento globale al di sotto degli 1,5° rispetto ai livelli preindustriali. Per scalare la marcia in salita e invertire la preoccupante tendenza serve l’aiuto dell’innovazione tecnologica, con occhi puntati soprattutto sulle industrie del segmento “Hard to abate”. D’altronde quasi i tre quarti (72%) delle emissioni è oggi generato in Europa da combustibili fossili necessari alla produzione di energia.  

Innovazione tecnologica decisiva
L’innovazione tecnologia può essere decisiva, soprattutto nel combinare al meglio energie rinnovabili, vettori decarbonizzanti e tecnologie di cattura della Co2. Cattura e stoccaggio di Co2 e rimozione di anidride carbonica sono già tecnologie non soltanto disponibili, ma scalabili, competitive e soprattutto sicure per accelerare il percorso di decarbonizzazione. Su 135 progetti Carbon Capture Use and Storage (CCUS) nel mondo di cui uno su cinque già operativo, solamente 38 sono in Europa. E questo da un lato dà un’idea del lavoro che c’è ancora da fare nel Vecchio Continente, dall’altro offre opportunità di investimento e sviluppo del tutto interessanti. 

Il fattore idrogeno

L’idrogeno è una fonte ad alto potenziale di decarbonizzazione. E può essere sfruttato come vettore energetico a emissioni zero. Nel 2020 però il costo dell’idrogeno da fonti rinnovabili era ancora il doppio di quello da gas naturale. Anche se le attuali previsioni parzialmente consolano dando nel 2050 un costo di produzione per l’idrogeno da rinnovabili abbattuto del 65,2%, è evidente che la velocità di questa discesa non sia abbastanza rapida. Lo studio Ambrosetti-Eni suggerisce di promuovere nel breve termine la produzione di idrogeno associato a CCUS, per “facilitare il futuro impiego dell’idrogeno rinnovabile, creando un mercato per l’idrogeno e una catena del valore”. 

Tecnologia uguale economia: con numeri da capogiro per il settore
L’utilizzo su larga scala di tecnologie applicate a CCUS, Carbon Dioxide Removal, CDR, idrogeno, biocarburanti e combustibili sintetici non significa soltanto piena decarbonizzazione entro il 2050. Genererà infatti tra il 2030 e il 2050 oltre 2700 miliardi di euro di valore aggiunto in Europa, e oltre 1,7 milioni di posti di lavoro. 

Il governo Meloni scommette sul nucleare
«Stare fuori dalla possibilità di produrre energia con la fusione nucleare sarebbe un danno enorme». Così il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin intervenuto al convegno. «La ricerca va seguita con attenzione e questa fonte di energia è da perseguire con impegno e risorse». Poi prosegue: «Il tema della decarbonizzazione va affrontato con approccio laico e scevro da pregiudizi ideologici, da steccati, da bandiere di principio. L’obiettivo di tutti noi, per un futuro davvero migliore, dev’essere quello di affrontare nel modo più efficace i cambiamenti climatici. E’ necessario puntare a ridurre al massimo possibile le emissioni di Co2 di origine antropica nell’atmosfera, e al contempo evitare che questo passaggio si traduca in decrescita economica. Il danno peggiore che possiamo fare alla sfida per il clima è quella di renderla sinonimo di impoverimento, rinunce, problemi sociali. La transizione ecologica deve essere sinonimo di sviluppo, nuovo lavoro, miglioramento delle condizioni di vita nelle nostre comunità. Solo se avrà queste caratteristiche e verrà percepita come una vantaggio la nostra battaglia sarà vincente». 

Italia: da dipendenza energetica a quella dalle materie prime estere?
Pichetto Fratin: «Se oggi siamo dipendenti per il 75% dalle importazioni di energia di idrocarburi dall’estero, domani dovremo porci, anzi dobbiamo porcelo da oggi, il problema della dipendenza dall’estero, dalla Cina in primo luogo, per le materie prime delle rinnovabili: dalle batterie per le auto elettriche, alle celle per l’idrogeno, dai componenti per l’eolico a quelli per il fotovoltaico».

La corsa alla decarbonizzazione è in salita. E per cambiare marcia in salita ci vuole il fisico da scalatore. O la bici elettrica.