Ambiente

La COP27 giunge al termine e il bilancio non è positivo

18
Novembre 2022
Di Daniele Bernardi

A breve terminerà la COP27, la Convenzione quadro nelle Nazioni Unite che per quest’edizione (la ventisettesima) si tiene a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Sono 165 i firmatari della Convenzione, ma ben 196 i paesi che l’hanno ratificata nella storia. Alla Conferenza partecipano dunque nazioni da tutto il mondo, unite nell’obiettivo di mitigare i cambiamenti climatici e al contempo studiare assieme i migliori metodi di adattamento alle condizioni estreme cui siamo sempre di più soggetti, il tutto tramite la collaborazione di tutte le parti e la ricerca dei finanziamenti necessari.

Nel mentre, l’IPCC ci fa sapere che la temperatura media registrata nel 2022 è circa 1,15 gradi sopra i livelli preindustriali, poco sotto quella soglia che i paesi dell’Accordo di Parigi si sono dati di 1,5 gradi Celsius e che la COP27 si è posta come principale obiettivo.

Per comprendere come stanno andando i negoziati della Conferenza, ci basti sapere che il 7 e l’8 novembre, i giorni appena successivi all’apertura dei lavori, si è tenuto il vertice dei capi di stato e di governo: hanno partecipato 102 paesi, tra gli assenti il presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi e il primo ministro australiano Anthony Albanese. I primi tre sono nella “top five” per emissioni di CO2 nel mondo e senza un passo in avanti da parte loro, sarà molto difficile invertire la rotta.

Fonte: Responsibility of major emitters for country-level warming and extreme hot years,Communications Earth and Environment, Vol. 3

Tra i partecipanti, anche la neoeletta Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che è salita sul palco della Conferenza in Egitto per dire che «serve perseguire la giusta transizione su clima. Siamo in un momento decisivo nella lotta contro il cambiamento climatico negli ultimi mesi abbiamo sperimentato drammatici effetti in molte regioni del pianeta siamo chiamati a fare di più e più velocemente per proteggere il clima. L’Italia farà la sua parte sul clima». La premier italiana ha inoltre spiegato che il Belpaese impegnerà 1,4 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per mantenere le promesse fatte nella tutela dell’ambiente e mantenere gli accordi presi con gli altri paesi.

Nell’ambito della strategia Europea, Meloni ha poi spiegato che «l’Italia ha recentemente rafforzato la propria capacità installata di energia rinnovabile e accelererà questo trend in linea con gli obiettivi di RepowerEU». L’obiettivo, come per gli altri 26 paesi dell’Unione, è di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e portarle a 0 entro la metà del secolo.

Ad ogni modo, la COP27 non è solo un momento per discutere di clima e ambiente. Molti capi di stato approfittano dell’occasione per intrattenere colloqui privati con i rappresentanti degli altri paesi. Il nuovo primo ministro italiano ha avuto diversi bilaterali, il neoeletto Presidente di Israele Isaac Herzog, il nuovo Primo Ministro britannico Rishi Sunak e quello etiope Abiy Ahmed. Ha poi ovviamente interloquito con il padrone di casa, il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al Sisi, sottolineando la volontà dell’Italia di andare fino in fondo con i casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki.

Sono 500 milioni i dollari che Usa, Unione Europea e Germania hanno inviato al governo egiziano affinché traghetti il paese verso un maggior impiego di energia pulita. Il tutto però a condizione che al contempo siano rispettati ed implementati i diritti umani. A tal proposito, il Cairo ha rilasciato quest’anno circa 800 detenuti politici.

Tra i banchi della COP27 è intervenuto appunto anche il Presidente Statunitense Joe Biden che ha promesso di raddoppiare l’impegno USA nel fondo per l’adattamento climatico, inviando oltre 150 milioni di dollari per l’Africa. «La crisi climatica riguarda la sicurezza umana, economica e sociale. Bisogna agire con urgenza».

Nonostante le dichiarazioni altisonanti dei leader, fuori dai saloni di Sharm el-Sheikh, gli scienziati si mostrano scettici sull’efficacia di queste promesse. In uno studio del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, si testimonia la distanza tra le dichiarazioni e le politiche che i paesi continuano a perseguire che, così come sono attualmente, porterebbero ad un aumento di 2,8 gradi Celsius. Anche la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici proseguirebbe troppo a rilento con conseguente aumento del numero di eventi estremi: siccità, inondazioni e forti ondate di calore.   

La COP27 è giunta al termine, ma ha pochi anni per fare la differenza e salvare il nostro pianeta. Per citare le parole pronunciate da Antonio Guterres, Segretario delle Nazioni Unite: «L’umanità ha una scelta da compiere: o cooperare sul clima o morire, o andare verso una solidarietà sul clima o il mondo rischia un suicidio collettivo».