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USA 2024: – 268, “momento buio” per Biden, accuse e gaffes; repubblicani chiedono rimozione

10
Febbraio 2024
Di Giampiero Gramaglia

USA 2024: è un momentaccio, per il presidente Joe Biden e per le sue aspirazioni di rielezione, dopo che Robert Hur, procuratore speciale, repubblicano, non ne ha chiesto l’incriminazione, al termine dell’inchiesta sui documenti riservati trovati in suo possesso, ma lo ha messo in ridicolo descrivendolo come un vecchietto dalla memoria labile, che non si ricorda neppure quand’è stato vice-presidente e quand’è morto di cancro suo figlio Beau – una giuria ne avrebbe compassione -.

E c’è già chi paragona l’impatto del rapporto di Hur su Usa 2024 a quello che ebbe, su Usa 2016, l’atteggiamento dell’allora capo dell’Fbi James Comey, anch’egli repubblicano, che condusse l’inchiesta sulle mail di Hillary Clinton da un account privato, quand’era segretaria di Stato: indagata, prosciolta, indagata di nuovo, prosciolta di nuovo alla vigilia del voto, Hillary non fu mai incriminata, ma le sue capacità di giudizio vennero seriamente messe in dubbio: un fattore forse determinante nell’esito delle elezioni.

Usa 2024: repubblicani chiedono rimozione Biden con 25° emendamento
Alcuni esponenti repubblicani chiedono che si esplori la possibilità di rimuovere Biden ricorrendo al 25° emendamento della Costituzione, introdotto dopo l’uccisione di John F. Kennedy per potere sostituire il presidente in caso di morte, incapacità o dimissioni. Un emendamento più volte evocato per rimuovere Donald Trump durante il suo mandato.

I senatori repubblicani Rick Scott, Mike Lee e Josh Hawley invocano il 25° emendamento su X, come fanno i deputati Mary Miller, Marjorie Taylor Greene e Mike Collins. Claudia Tenney, deputata repubblicana dello Stato di New York, ha scritto una lettera al Dipartimento della Giustizia criticando le conclusioni del procuratore speciale, che non formula accuse al presidente per come ha incautamente gestito documenti classificati: “Biden deve essere incriminato, o deve essere rimosso. Non c’è via di mezzo”.

Anche altri conservatori ben noti come il fondatore di Turning Point Usa Charlie Kirk, il conduttore di un programma radiofonico Mark Levin e l’ex governatore del Wisconsin Scott Walker evocano l’applicazione del 25° emendamento. Piuù cauti per ora i vertici repubblicani, forse perché l’arma può essere a doppio taglio, anche se lo speaker della Camera Mike Johnson ha definito Biden “inadatto allo Studio Ovale”.

Il 25° emendamento consente di rimuovere il presidente in assenza di accuse precise. E’ sufficiente che il vice-presidente e la maggioranza del governo mandino una lettera al Congresso, affermando che il presidente non è in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio. In tal caso, gli subentra il vice-presidente. Se il presidente si oppone, decide la Camera, con i due terzi dei voti. Si fece ricorso a questo emendamento quando il vice-presidente Gerald Ford, nel 1974, prese il posto di Richard Nixon, dimessosi perché travolto dallo scandalo del Watergate.

Usa 2024: la reazione di Biden e i commenti della stampa
Dal canto suo, Biden è “furioso” per il rapporto Hur. Il Wall Street Journal scrive che il presidente ha sfogato la sua rabbia e manifestato la sua frustrazione con un gruppo di consiglieri. Nonostante tutto, Biden non sta pensando di lasciare la corsa alla nomination, cui lo sprona la first lady Jill.

La Casa Bianca se la prende con Hur, promosso procuratore da Trump. Ma cui questa indagine è stata affidata dall’attuale Amministrazione. I suoi commenti sull’età e sulla memoria di Biden sono “gratuiti, inappropriati e oltre i limiti”, frutto “della pressione politica montata dai repubblicani”, sbotta il portavoce dell’ufficio legale Ian Sams; e il riferimento alla morte del figlio Beau “è davvero fuori dai limiti”.

In una conferenza stampa convocata ‘ad hoc’, un Biden irritato dice: “La mia memoria è a posto”; “Non ho bisogno che nessuno mi ricordi quand’è morto mio figlio: ricordo ogni minuto, ogni istante di quel giorno”. Ma poi scivola sull’ennesima gaffe, confondendo il presidente egiziano al-Sisi con quello messicano. La sua vice Kamala Harris lo spalleggia: “ll modo in cui quel rapporto caratterizza il comportamento del presidente non potrebbe essere più sbagliato rispetto ai fatti ed è chiaramente motivato politicamente”.

In un editoriale, il New York Times sostiene che Biden deve “fare di più per mostrare al pubblico d’essere totalmente in grado” di mantenere la presidenza fino a 86 anni. Ma c’è un rovescio della medaglia: la conferenza stampa di Biden, giovedì, invece si rassicurare il pubblico ha sollevato “ancora più dubbi” sulle sue capacità cognitive e sul suo temperamento.

“Questo è un momento buio per la presidenza Biden, mentre gli elettori si affidano a lui per offrire al Paese un’alternativa al pericolo unico di Donald Trump. Sulle domande più importanti – l’integrità e il carattere richiesto per la presidenza – non ci sono paragoni fra i due. Nelle fasi più difficili della sua presidenza, nel sostenere gli alleati minacciati e nel guidare l’economia americana lontano dalla recessione, Biden è stata una presenza saggia a costante. Deve fare di più per mostrare al pubblico di essere totalmente in grado” di restare ancora al comando, perché “il mix dell’età e dell’assenza dal palcoscenico hanno eroso la fiducia”.

La gaffe su al-Sisi è la terza in tre giorni, dopo avere scambiato Macron con Mitterrand e Merkel con Kohl. Troppe, anche per quello che un commentatore politico del Washington Post ribattezzò nel 2019 “una Lamborghini delle gaffe”, dopo che lui stesso s’era definito “una macchina da gaffe”. Nel partito democratico, c’ sono seri timori per le condizioni del presidente più anziano della storia e per il rischio che la sua campagna sia compromessa dai crescenti segnali di vulnerabilità fisica e mentale.

Usa 2024: repubblicani, Haley, Romney e le primarie alle Isole Vergini
Nikki Haley, rimasta l’unica rivale di Trump per la nomination repubblicana, chiede che Biden si sottoponga ad un test di competenza mentale da condividere con il pubblico, ma estende le critiche anche a Trump, 77 anni: “Biden e Trump non fanno la differenza tra Egitto e Messico o tra me e Nancy Pelosi… Io penso che l’America possa fare meglio”, afferma, citando gaffes dei due leader.

Il senatore repubblicano Mitt Romney, ‘anti-Trump’, difende Biden. “Ho lavorato con il presidente e non ho mai notato nulla di anormale… Ogni tanto si dice una parola sbagliata… Trump ha detto tre volte Nikki Haley invece di Nancy Pelosi”. Ma Romney riconosce: “Essere negli 80 anni e pensare a guidare il Paese è duro. Anche Trump non è più giovane”.

Il magnate ha ieri vinto i caucuses repubblicani delle Isole Vergini, battendo Haley  74% a 26% e incassando tutti e quattro i delegati in palio, dopo essersi aggiudicati tutti quelli del Nevada. E’ la sua quarta vittoria consecutiva nelle primarie repubblicane.

Parlando ieri alla National Rifle Association (Nra), la potente lobby delle armi, Trump ha assicurato che, se tornerà alla Casa Bianca, “nessuno toccherà neanche con un dito le vostre armi… Sono stato il migliore amico che un proprietario di armi abbia mai avuto alla Casa Bianca”.

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