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Usa 2024: – 240, No Labels avranno candidato; Biden critica Trump per Orban

09
Marzo 2024
Di Giampiero Gramaglia

Un’ulteriore incognita sulle elezioni presidenziali del 5 novembre: oltre alle incertezze legate all’età di Joe Biden ed ai guai giudiziari di Donald Trump, ci sarà un candidato – ancora da individuare – dei No Labels, il movimento bipartisan che ha ieri deciso di presentare un proprio ticket, nel corso di una convention con 800 delegati.
Obiettivo: offrire un’alternativa agli elettori delusi dalle candidature dei due ‘grandi vecchi’: dopo mesi di speculazioni, il movimento bipartisan ha sciolto i suoi dubbi. I candidati alla presidenza e alla vicepresidenza saranno scelti con un processo di selezione e saranno decisi da una convention in aprile a Dallas. I No Labels s’erano impegnati a scendere in campo come terzo partito, se si fosse confermata una riedizione del duello 2020 Biden-Trump.
Nikki Haley, ex rappresentante degli Usa all’Onu ritiratasi dalla corsa alla nomination repubblicana, ha escluso di correre con i No Labels; altrettanto ha fatto il senatore indipendente Joe Manchin, E l’ex governatore del Maryland Larry Hogan, altro potenziale candidato, punta al Senato.
I candidati indipendenti quest’anno non mancano: Robert F. Kennedy Jr, pacifista e negazionista; Cornel West, guru della sinistra; e altri. Non hanno speranze di vittoria, ma possono incidere, in modo attualmente imprevedibile, i rapporti di forza fra Biden e Trump.

Usa 2024: discorso stato Unione dà spinta a Biden
Il discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato giovedì sera dal presidente Biden, con piglio e vigore inconsueti, è piaciuto agli elettori statunitensi: secondo un sondaggio della Cnn, la reazione del 62% dei telespettatori è stata positiva; e sempre il 62% ritiene che le politiche prospettateb porteranno gli Stati Uniti nella giusta direzione – in crescita rispetto al 45% prima del discorso -.
Va però detto che il pubblico che segue il discorso sullo stato dell’Unione e che guarda la Cnn è politicamente coinvolto e tendenzialmente progressista e non rappresenta, quindi, uno spaccato dell’elettorato statunitense. La campagna del presidente ha fatto sapere che le due ore prima e durante il discorso sono state le più fruttuose in assoluto dal punto di vista della raccolta fondi.
Ieri, Biden ha attaccato Trump per avere ricevuto a Mar-a-Lago Viktor Orban: il premier ungherese – ricorda il presidente – “ha apertamente dichiarato di non ritenere che la democrazia funzioni e che cerca la dittatura. Io vedo un futuro in cui difenderemo la democrazia, anziché sminuirla”, ha detto facendo un comizio alla periferia di Filadelfia.

Usa 2024: shutdown sventato, misura tampone approvata
Il Senato ha definitivamente scongiurato uno shutdown parziale delle attività federali, approvando dopo la Camera – ed entro la scadenza della mezzanotte di ieri – la legge che finanzia, almeno fino al 30 settembre, la fine dell’anno fiscale negli Stati Uniti, le attività governative.
Con un voto ampiamente bipartisan, 75 a 22, sono state approvate spese per 467,5 miliardi di dollari in agricoltura, trasporti, energia, edilizia abitativa e altro. Scontata la firma del presidente Biden
Usa 2024: Partito repubblicano rinnova i suoi vertici
Il Comitato nazionale repubblicano ha eletto Michael Whatley e Lara Trump, nuora di Donald, presidente e co-presidente, rafforzando il controllo del magnate sui conservatori. Whatley, ‘trumpiano’ di ferro, e la moglie del figlio Eric sono stati scelti personalmente dall’ex presidente.
Assertore delle menzogne sulle elezioni rubate nel 2020, Whatley potrebbe avere un ruolo cruciale se il voto del 2024 fosse contestato. Lara Trump ha un ruolo ancora più delicato: raccogliere fondi per il partito e convincerlo a utilizzarli per le spese legali del suocero candidato (e inquisito).
Usa 2024: sviluppi giudiziari, fondi depositati, un docufilm sulla pornostar
Trump ha depositato una cauzione di 91,6 milioni e in tal modo ha potuto fare appello alla sentenza che lo condanna a pagare 83,3 milioni di dollari di risarcimento alla scrittrice E. Jean Carroll, diffamata dal magnate che insisteva a negare – quando era presidente – un’aggressione sessuale avvenuta negli Anni Novanta in un lussuoso grande magazzino della Grande Mela e la cui veridicità era già stata accertata in tribunale.
In vista del processo penale che deve iniziare a New York il 25 marzo, sta, invece, per uscire ‘Stormy’, un documentario sulla pornostar Stormy Daniels, all’anagrafe Stephanie Clifford. L’attrice porno fu pagata in nero nel 2016 per tacere su una storia tra lei e Trump di anni prima.
Nel trailer del documentario, appena diffuso, la donna dice: “non mollerò perché dico la verità”. Secondo il trailer, il film “scava nella vita di Stormy Daniels, racconta la sua storia e gli eventi che sono divenuti parte della storia americana”. Il documentario porta il pubblico dietro le quinte mentre la protagonista si barcamena tra l’essere madre e il suo lavoro, con immagini e video inediti.

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