Cronache USA

Uccisioni nei Caraibi: contestata la legalità, scelte di Trump ed Hegseth criticate

05
Dicembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

La vicenda dell’uccisione nei Caraibi di due presunti narcotrafficanti venezuelani, sopravvissuti all’attacco alla loro imbarcazione, e gli interrogativi su chi e se impartì l’ordine “Uccideteli tutti”, che potrebbe costituire un crimine di guerra, dominano negli Stati Uniti il dibattito politico e mediatico.

In apertura, il New York Times sostiene che l’attenzione prestata al secondo attacco del 2 settembre “oscura l’interrogativo di fondo sugli attacchi alle imbarcazioni nei Caraibi”, che sono parte dell’intreccio di condotte del presidente Usa Donald Trump anti-Venezuela, anti-narcotraffico ed anti-migranti.

“Il Congresso – scrive il giornale – si concentra su due vittime di un attacco, ma nove altre persone erano già state uccise dal primo attacco e gli Stati Uniti con azioni simili ne hanno già uccise 87. C’è stata una sola di queste uccisioni che sia stata legale”, dal punto di vista del diritto degli Usa e del diritto internazionale?, è l’interrogativo che viene posto con molta forza, nel giorno in cui proprio il NYT denuncia il Pentagono per avere violato il primo emendamento della Costituzione, ponendo condizioni per l’accesso dei media alle informazioni..

Nell’intricata vicenda del secondo attacco, la novità di ieri è stata l’audizione in Congresso dell’ammiraglio Frank Bradley, che ha mostrato il video delle azioni del 2 settembre: si vedono chiaramente due individui aggrapparsi al relitto della loro imbarcazione già semi-distrutta, prima d’essere colpiti una seconda volta. Tra il primo e il secondo attacco sarebbe passata un’ora circa.

Dopo la deposizione dell’ammiraglio, il Pentagono ha diffuso un nuovo video di un nuovo attacco, svoltosi martedì’, nel quale sono rimaste uccise quattro persone.

Il Washington Post riferisce che Bradley ha dovuto rispondere “a domande difficili” e rileva come le risposte di Trump, del segretario alla Guerra Pete Hegseth e dei militari sulla vicenda siano state finora “altalenanti”. Su Hegseth, poi, pesa pure la questione della riunione su questioni riservate convocata su una linea aperta della piattaforma Signal, con il coinvolgimento – inavvertitamente – d’un giornalista: per il giornale, le conclusioni della commissione d’inchiesta interna al Pentagono contraddicono le pretese d’innocenza di Hegseth.

La Cnn parla di “rivelazioni”, da parte dell’ammiraglio Bradley, sull’operazione del 2 settembre e su quanto avvenuto tra il primo e il secondo ‘strike’. La Ap scrive che l’ammiraglio ha riferito che Hegseth non diede l’ordine “Uccideteli tutti”, ma che “gravi questioni” rimangono per il momento senza risposta. Ad audizione conclusa, il senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton, presidente della Commissione Intelligence, ha difeso l’operato dell’Amministrazione, mentre senatori democratici hanno espresso “perplessità” e “preoccupazioni”.

In una interessante analisi, la Cnn sostiene che la posizione di Hegseth sarebbe legata a un filo, se non fosse che l’ex ufficiale ed ex conduttore della Fox, accusato di sessismo e alcolismo, è un sosia del magnate presidente, nei comportamenti che esaltano il mancato rispetto del ‘politically correct’, la brutalità del linguaggio e delle maniere, il ricorso alla forza – militare o economica -, l’egocentrismo. E questo – scrive la Cnn – potrebbe salvarlo, perché Trump, in qualche misura, ‘scaricando’ Hegseth’, scaricherebbe se stesso.