Cronache USA
Dazi: il dietrofront di Trump manda i mercati alle stelle, lascia il mondo interdetto
Di Giampiero Gramaglia
Mentre i mercati asiatici proseguono nella scia dei rimbalzi record di Wall Street e quelli europei s’apprestano a raccoglierne il testimone in una staffetta di rialzi, i media americani si sforzano di ricostruire “le 18 ore che cambiarono le decisioni del presidente sui dazi” – il titolo del Washington Post echeggia quello del celebre libro di John Reed sulla rivoluzione bolscevica, “I 10 giorni che sconvolsero il mondo” -.
Analisti e commentatori s’interrogano sulla strategia, se ve n’è una, che sta dietro i continui ‘stop and go’ di Donald Trump sulla politica commerciale. Non è la prima volta, infatti, negli 80 giorni alla Casa Bianca, che Trump sui dazi un giorno dice una cosa e il giorno dopo fa il contrario.
Ieri, sorprendendo i suoi stessi consiglieri, Trump ha deciso di sospendere per 90 giorni tutti i dazi addizionali annunciati il 2 aprile, una settimana prima, tranne quelli nei confronti della Cina, alzati di nuovo, al 125%, dopo che la Cina aveva portato i suoi nei confronti dell’import dagli Usa all’84%. Restano i dazi base universali al 10%.
La guerra commerciale planetaria è rinviata o, almeno, è ridotta per ora a uno scontro frontale Usa – Cina: i mercati festeggiano, ma l’incertezza sulle intenzioni di Trump resta.
E’ successo tutto nell’arco di 18 ore, fra martedì sera e mercoledì pomeriggio, ore di Washington. Mentre i mercati mondiali continuavano ad andare giù, Trump e i suoi collaboratori hanno parlato con diversi congressman repubblicani e con leader stranieri, che hanno tutti manifestato preoccupazioni sull’andamento delle borse e crescenti timori di una recessione globale, sollecitando Trump a fare qualcosa.
Dopo l’annuncio a mercati aperti – circostanza che alimenta ulteriormente giochi di parole, se non proprio sospetti, su fattori di ‘insider trading’: c’è chi definisce Trump ‘the insider-in-chief’ -, Wall Street, che attraversava una fase di vendite, ha fatto un balzo in alto senza precedenti da decenni.
Se la Cina aveva già risposto all’escalation americana, l’Ue aveva già approntato la risposta ai dazi del 25% sull’import di acciaio e alluminio e sta stilando un’ampia lista di importazioni dagli Usa potenzi oggetti di una successiva risposta all’’offensiva americana ora sospesa. I sondaggi indicano che gli americani non sono d’accordo con la politica dei dazi di Trump.
In una serie di commenti sui media, si parla di “dietrofront di Trump sui dazi”, di decisioni “che non paiono strategiche” e della “rottura di un’amicizia” sui dazi tra Trump ed Elon Musk.
In Europa, Le Monde parla “del voltafaccia senza complessi” di Trump, che non prova vergogna delle sue azioni e delle sue parole, “sui dazi sotto la pressione dei mercati”. Il segretario al Tesoro Scott Bessent, nemico dei dazi fin dall’inizio, commenta, anch’egli senza vergogna: “Questa era fin dall’inizio la nostra strategia fin dall’inizio”, forzare i partner a negoziare – anzi, come aveva detto martedì Trump al comitato nazionale repubblicano, indurli a venirgli “a baciare il sedere” -.
Dopo la proroga di 90 giorni, a Wall Street è stata tutta una risalita: l’indice S&P 500è salito di più del 9,5%, una delle impennate maggiori dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Nasdaq di più del 12% e il Dow JHones di quasi l’8%, anche se gli economisti avvertono che i commerci Usa, sia l’import che l’export, non sono “fuori pericolo”: Trump resta imprevedibile.
