Trasporti

Trasporto pubblico: costi in crescita e un Paese che viaggia a due velocità

13
Novembre 2025
Di Ilaria Donatio

Il trasporto pubblico locale muove ogni giorno milioni di italiani: autobus, tram, metropolitane e treni regionali sono la spina dorsale della mobilità urbana, ma anche un settore che chiede attenzione e risorse. Dopo il Covid i passeggeri sono ancora circa il dieci per cento in meno rispetto al 2019, ma parliamo comunque di quasi cinque miliardi di viaggi all’anno. Il sistema conta oltre 8.700 imprese, 117 mila lavoratori e un valore economico complessivo di 12 miliardi di euro.

Il problema è che i costi aumentano, mentre i fondi non crescono allo stesso ritmo. Il Fondo Nazionale Trasporti – che finanzia il servizio insieme alle Regioni – oggi vale 5,3 miliardi di euro, ma le associazioni di settore chiedono almeno altri 800 milioni l’anno per coprire l’esplosione dei costi tra carburanti, stipendi e inflazione. La sfida diventa quindi duplice: mantenere tariffe accessibili e allo stesso tempo investire in mezzi nuovi, digitalizzazione e nuove forme di mobilità. Un equilibrio complesso, che chiama in causa governo, territori e aziende.

Di questo si è parlato a Largo Chigi, nella puntata dedicata al “Trasporto pubblico: la sfida del futuro”.

Per Maria Paola Boscaini, deputata di Forza Italia e membro della Commissione Trasporti della Camera, il nodo non è solo economico: «Ci scontriamo con un problema di mentalità. Nelle grandi città il trasporto pubblico fa parte della quotidianità, ma nei centri piccoli e medi la comodità del mezzo privato rimane dominante. Anche quando gli amministratori provano a incentivare l’uso dei mezzi pubblici, la risposta resta molto bassa». Una questione culturale, dunque, ma anche territoriale. Per questo, aggiunge, il Tpl «va inserito nei livelli essenziali delle prestazioni», così da ridurre le disparità tra regioni.

Diversa la prospettiva di Andrea Casu, deputato Pd e vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, che parla apertamente di emergenza politica: «L’Italia cresce a due velocità. Le città sono sempre più collegate, mentre le aree interne restano isolate. Quando non passa quell’unico autobus che ti porta al lavoro o a scuola, l’auto privata non è una scelta culturale ma una necessità». Per Casu il diritto alla mobilità è «il diritto dei diritti» e la mancanza di un Tpl efficiente compromette anche l’accesso a sanità, formazione e lavoro. Critiche severe alla manovra del governo: «Non c’è un solo articolo dedicato ai trasporti. E viene disatteso l’accordo del 20 marzo con imprese e lavoratori sul rinnovo del contratto: erano stati promessi fondi aggiuntivi tramite la rimodulazione delle accise, ma nella manovra non ci sono». Il rischio — avverte — è reale: «Taglio dei chilometri e quindi meno servizi, biglietti più cari».

Il quadro complessivo lo ha delineato Claudio Magliulo, Head of Italy della Clean Cities Campaign. «Le città italiane offrono metà dei posti-chilometro pro capite rispetto alla media europea», afferma. E non è solo un tema di quantità: «In Italia ci sono meno chilometri di metropolitana che nella sola Madrid». Un ritardo che genera “possesso forzato dell’auto”, ovvero la dipendenza dal mezzo privato perché non esistono alternative reali. Secondo Magliulo è indispensabile aumentare il Fondo nazionale trasporti, che oggi copre solo il 25-30% dei costi operativi e ha perso fino a un miliardo e mezzo di valore reale in quindici anni. Sul fronte infrastrutturale, il Pnrr ha dato una spinta ma insufficiente: «Servirebbero 40 miliardi, ne sono arrivati circa sette, e il 2026 è già vicino. Ora bisogna finanziare i nuovi progetti presentati dalle città».

Tre visioni differenti, un dato condiviso: senza risorse adeguate e scelte strutturali, l’Italia continuerà a muoversi a velocità diverse. E il trasporto pubblico resterà una promessa incompiuta.