Trasporti

Alitalia: il filo rosso FS-Atlantia

15
Ottobre 2019
Di Redazione

Tre, due, uno. Stop. Questo l'esito più probabile dell'ennesima giornata campale che si apre oggi per Alitalia. E' di nuovo deadline per la presentazione delle offerte, sono in calendario i Cda di Atalantia (senza più Castellucci) e di FS, e di nuovo ci sono solamente la proposta di offerta commerciale da parte di Lufthansa e la visita a Roma del numero due della compagnia tedesca, Harry Hohmeister.

Ma la nebbia non si dirada. Anzitutto Hohmeister incontrerà oggi in meeting separati (e ben distinti) i vertici Atlantia e FS. Dopo che gli sherpa dell'operazione hanno lavorato ieri alacremente a Roma. L'agenda lascia presupporre che la partnership commerciale (e non l'ingresso nell'azionariato proposto da Delta) stia prendendo forma e potrebbe assumere anche una consistenza più solida.

Va ricordato che Delta (disponibile a mettere sul piatto 100 milioni di euro per rilevare il 10% della Newco) e Lufthansa fanno parte di alleanze internazionali diverse e incompatibili per coesistere nella stessa proprietà: Star Alliance e Blue Skies. Il vero nodo è lo spazio (soprattutto commerciale) che sarebbe lasciato ad Alitalia dai due colossi internazionali, accasandosi da una parte o dall'altra. 

Il raggio più redditizio è quello lungo, che collega l'Italia al Nord America e all'Oriente. E lo sanno bene i commissari che hanno avuto tra le mani i conti Alitalia negli ultimi tempi.

L'ennesimo rinvio della deadline (quinto o sesto, abbiamo perso i conti) starebbe a significare anche nuovo esborso pubblico per rimpinguare le casse Alitalia che sono già nuovamente vuote dopo gli incassi estivi. Ogni giorno che passa Alitalia perde oltre 700mila euro, e sul piatto del nuovo rimpinguo ballerebbe un finanziamento pubblico da almeno 300 milioni di euro, che in ore bollenti come quelle di caccia alle coperture per la Finanziaria, pesano politicamente come una zavorra sulle ali dell'ennesimo nuovo decolo della compagnia aerea più amata (e pagata) dagli italiani. E anche della credibilità del governo.

 

 

Nicolò Marcon

 

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