Politica

Sardegna, Chiara Braga: «Ecco come abbiamo battuto la destra. E ora l’Abruzzo»

29
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

Le elezioni in Sardegna si sono appena concluse con la vittoria di Alessandra Todde, grazie a una “corazzata” di centrosinistra in cui un peso rilevante è stato quello del Pd, che è il primo partito della coalizione con il 13,8%. Il cosiddetto campo largo, ovvero Pd e (in questo caso con il) M5S, ha ottenuto una vittoria significativa e combattuta fino all’ultimo voto, e ciò apre ad analisi interessanti sulle dinamiche politiche del Paese. Ne abbiamo parlato con Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.

Il risultato delle elezioni in Sardegna ha rinvigorito il centrosinistra. La “cura” Schlein sta dando i primi risultati?
«Di sicuro è la conseguenza del lavoro iniziato dalla segretaria Elly Schlein, che ha sempre cercato l’unità tra le forze d’opposizione, anche quando questo sembrava difficile, ragionando su proposte convincenti che incontrassero i bisogni dei cittadini».

Chiara Braga

Si può interpretare quindi questo risultato come il segnale di un cambiamento di sentiment a livello nazionale, o va circoscritto alla Sardegna?
«Abbiamo scelto un approccio in Sardegna che si può certamente adottare anche a livello nazionale: penso al lavoro portato avanti sul salario minimo, sui congedi paritari, sul conflitto di interessi. Partendo da quello che ci unisce, piuttosto che arroccarci su quello che ci divide, è possibile costruire un’alternativa anche a livello nazionale: la destra si può battere e non è maggioranza né nel Paese, né nelle urne».

Le elezioni sono vinte, ma la maggioranza conta su un divario poco ampio. Come penserete di blindarla per evitare divisioni tra i due partiti, che a livello nazionale non sempre sono sulla stessa linea?
«Non ho questa preoccupazione. Il sostegno alla Todde è stato chiaramente condiviso, la coalizione è stata presentata all’elettorato nei giusti tempi e noi ci siamo rafforzati durante la campagna elettorale. Non ci sono ragioni dunque per dividersi, essendo consapevoli che i cittadini sardi hanno voluto punire il mal governo della destra, di Solinas e di Truzzu, come sindaco. Dalla nostra coalizione ci si aspetta un cambio di passo».

Ora l’Abruzzo. Dove state progettando un campo larghissimo…
«In Abruzzo le azioni che stiamo mettendo in campo sono coerenti con una strategia che poggia su due elementi imprescindibili: la scelta di un candidato di spessore, Luciano D’Amico, che ha un forte apprezzamento per la sua storia personale e per le sue capacità, e soprattutto legato al territorio a differenza di Marsilio, che non è abruzzese; poi la costruzione di una valida alternativa alla destra, con un perimetro ancora più ampio».

Quindi, in Abruzzo anche con Calenda.
«Ben venga che si abbandonino gli isolamenti individuali, necessario che si faccia una scelta di campo, soprattutto quando si tratta di elezioni regionali dove non c’è il doppio turno. Mi auguro che questo possa pesare, in genere i cittadini vedono di buon occhio quando le forze politiche sanno lavorare insieme».

Su quali fondamenta può reggere il campo largo anche in termini di proposta politica?
«Sui temi sociali e su quelli economici. Il salario minimo, politiche del lavoro più eque, attenzione ai giovani, la difesa della sanità pubblica. Ma noi siamo diversi dalla destra anche sull’ambiente, in tal senso vogliamo una transizione ecologica giusta che la destra non persegue. Questi sono i focus che denotano l’area del progressismo contrapposto alla destra e dobbiamo saperli portare avanti sia sul piano nazionale sia su quello territoriale».