Nei giorni scorsi su iniziativa di Virgilio Dastoli e del Presidente Casini, si è ricordato il ruolo di Giorgio Napolitano per il rafforzamento della democrazia europea.
Ho accompagnato alle tante autorevoli testimonianze, il mio ricordo di un maestro che è stato innanzitutto maestro di rigore morale e di severità.
Ho raccontato un aneddoto: era il 1999 e avevo scelto di candidarmi al Parlamento Europeo perchè coltivavo un amore profondo per l’Europa.
Ero deputato nazionale e in quel tempo non vi era una incompatibilità tra i due ruoli ma io volli comunque presentare le dimissioni dalla Camera perchè volevo dare un segno chiaro di quanto tenessi alla funzione di parlamentare europeo e le presentai prima di candidarmi correndo un rischio concreto di rimanere fuori da una parte e dall’altra.
Le dimissioni furono calendarizzate dopo le elezioni e nel frattempo io fui eletto. Insistetti perchè fossero accolte e quando la Camera lo fece, mi raggiunse una breve missiva scritta a mano “Caro Gianni Pittella hai tenuto una posizione coerente che ti fa onore“ firmata da Giorgio Napolitano.
Ci vollero alcuni anni di esperienza comune a Bruxelles perchè terminasse il rigoroso e severo periodo di scrutinio cui mi sottopose Giorgio.
Lo faceva con tutti perchè per lui chi decide di fare politica e di lottare per l’Europa deve avere passione, rettitudine, capacità di studio e di lavoro senza risparmio.
Quando accettò di scendere nella mia cittadina di Lauria, con l’amata Clio e l’indimenticabile Andrea Geremicca, l’istruttoria si era conclusa e aveva dato luce verde.
È sopratutto grazie a Giorgio che il mio amore per l’Europa da infatuazione passionale, è diventato un sentimento razionale.
Quale Europa, quale integrazione: quella intergovernativa o quella comunitaria, quella che rimane impaludata dagli egoismi nazionali o quella che sa dare risposte efficaci e veloci ai propri cittadini!
L’europeismo di Napolitano aveva una impronta chiara e l’ha trasmessa a noi più giovani, non dimentichiamo che in quegli anni da Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, egli contribuì in modo significativo alla sfida decisiva della costituzionalizzazione dell’Europa, che naufragò drammaticamente con danno grave danno che paghiamo ancora oggi in termini di efficacia e profilo politico della Unione Europea.
Non dimentichiamo che quelli erano gli anni delle Torri Gemelle che segnavano una torsione profonda della politica mondiale e che avrebbero richiesto un ruolo più forte ed autorevole della UE nello scacchiere globale.
E quelli furono gli anni del grande allargamento che Napolitano seguì con costante attenzione reclamando con forza, accanto all’allargamento, l’approfondimento, cioè l’adeguamento delle regole di governo delle istituzioni europee, prima di tutte quella odiosa e deleteria del voto alla unanimità nel Consiglio Europeo.
Attorno a questo grumo di temi e di battaglie nacque un sodalizio che presto di estese all’impegno per il Mezzogiorno.
La Fondazione Mezzogiorno Europa divenne il punto di aggregazione più alto di coloro che erano interessati ad una riflessione critica sulle ragioni dell’aggravarsi del divario tra Nord e Sud, e sulle direttrici politiche e culturali da seguire per invertire la tendenza.
Far vivere il pensiero di Napolitano non è solo un atto di affetto e di gratitudine, è un dovere ed una straordinaria opportunità davanti alle sfide dell’oggi, dal progetto di autonomia differenziata ai temi che spero campeggeranno nelle imminenti elezioni europee.