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Un’improvvisa voglia di Nobel

11
Ottobre 2025
Di Redazione

Fa un po’ sorridere che in mezzo a tutti i fronti di guerra aperti, uno dei principali argomenti di dibattito sia il Premio Nobel per la pace e se andasse o meno assegnato a Donald Trump. 

Sia detto con il massimo rispetto, anche per Maria Corina Machado di cui non conosciamo a fondo la storia (qui per approfondire), ma a prescindere da quelli assegnati per le materie scientifiche – su cui non abbiamo la competenza per esprimere nemmeno un lontano parere – è da anni che le scelte del Comitato per il Nobel lasciano perplessi. 

In primis in materia di Letteratura, ambito in cui abbiamo assistito a troppe scelte fantasiose, non ultima quella di quest’anno, ma scorrendo l’elenco dei vincitori potremmo riferirci anche all’ampio tema della “pace”. 

Didascalia made in ChatGPT su cos’è il Nobel e come viene deciso: Il Premio Nobel viene assegnato ogni anno a individui o organizzazioni che hanno apportato benefici straordinari all’umanità nei campi della fisica, chimica, medicina, letteratura, pace ed economia. Le candidature possono essere presentate solo da soggetti autorizzati (professori universitari, accademici, membri di precedenti comitati Nobel, ecc.) e devono essere inviate entro il 31 gennaio dell’anno in corso.

Ogni premio è gestito da un’istituzione distinta: per fisica, chimica, medicina e letteratura decidono accademie e fondazioni svedesi, mentre il Premio Nobel per la Pace è assegnato da un comitato norvegese, composto da 5 membri nominati dal Parlamento norvegese. Questa divisione — Svezia per i premi scientifici e culturali, Norvegia per la pace — deriva direttamente dal testamento di Alfred Nobel.

Le decisioni finali vengono prese nel mese di ottobre e sono irrevocabili. I premi sono poi conferiti ogni anno il 10 dicembre, giorno della morte di Nobel: la cerimonia per la Pace si svolge a Oslo, tutte le altre a Stoccolma.

Ora, dopo esserci ricordati come funziona il Nobel, ci chiediamo ancora di più perché Donald Trump e suoi accoliti siano così volenterosi di vedergli assegnato il prestigioso riconoscimento. 

Perché l’uomo che ha stravolto la politica americana creando una frattura fortissima con le élites ha così voglia di essere insignito di un Premio così élitario? Da dove deriva questo bisogno di legittimazione? Solo per eguagliare quanto fatto dall’odiato Barack Obama che, addirittura, ottenne il Premio prima ancora di entrare in carica, tanto da reagire lui stesso con uno “wow!”? 

Per non parlare dei trumpiani nostrani, a cominciare da uno dei 2 Vicepresidenti del Consiglio che, evidentemente avendo molto tempo libero, ha già fatto presentare una mozione in Parlamento per l’assegnazione nel 2026 del suddetto Premio. Siamo sicuri che in Norvegia la leggeranno con attenzione. 

Ci sarebbe da ridere, se non fosse che tutto questo dibattito contribuisce solo a far emergere i tratti poco seri della politica attuale, distraendoci dagli effetti di un accordo di pace potenzialmente storico ma precario, fragile, da custodire con cura fino a quando non porterà a dei miglioramenti concreti per chi vive dentro l’orrore e il disastro. 

C’è solo da augurarsi che i toni altalenanti della frenetica comunicazione globale non diventino dei chiodi messi in mezzo alla strada principale, che resta quella della ricerca di un accordo per la pace.