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Rinnovo delle Commissioni: occasione persa

14
Giugno 2025
Di Redazione

Squadra che vince non si cambia” è motto abusato e a volte veritiero, ma davvero “vince” a tal punto la squadra di governo da non toccare nulla nelle Presidenze delle Commissioni parlamentari? 

Un pò ci avevamo sperato, da professionisti prima ancora che da osservatori: un bel reshuffle nelle Presidenze che portasse forze fresche alla guida di Commissioni che da fuori non si può capire quanto siano strategiche per il funzionamento della vita legislativa e istituzionale. 

Chi dice “i Parlamentari non contano nulla” esprime un giudizio superficiale se lo fa dall’esterno, e autoassolutorio se lo fa da rappresentante eletto del popolo. 

Visione che contestiamo con forza avendo visto negli anni il valore del singolo nell’attività legislativa e nel dialogo con il mondo esterno, così come il peso che un segno lasciato in Parlamento può avere per il rafforzamento di una carriera politica. 

Ripetiamo un concetto espresso più volte in altre sedi: pur riconoscendo l’indiscusso valore della stabilità di governo, giunti oltre la metà della XIX Legislatura si percepisce ormai una certa stanchezza in alcune componenti. 

Sia la squadra di governo che quella dei ruoli parlamentari risentono di logiche politiche ormai superate, risalenti ad un ottobre 2022 che sembra lontano come la luce di una stella osservata dalla terra. 

Cambiare comporta un rischio? Vero. 

Se sposti un pezzo poi devi spostarne altri, con la consapevolezza di avviare un domino di conseguenze difficilmente prevedibile? Altrettanto vero. 

Ma, di converso, quante opportunità di miglioramento si stanno perdendo in questa stabilità un po’ stantia, sempre più simile ad un timoroso immobilismo? 

E’ evidente che la scommessa dell’unica leader in campo in questo momento, Presidente del Consiglio e anima indiscutibile della maggioranza, sia quella di accentrare il consenso e le responsabilità su di lei e sul suo operato internazionale, lasciando sullo sfondo tutto ciò che è “locale”, inclusa la vita parlamentare. 

Sul palco c’è lei e poco altro, nonostante i velleitari tentativi delle opposizioni di creare dualismi beneficevoli solo per chi insegue. 

Il rispetto internazionale aumenta, certificato anche dal notevole speciale dedicatole dal settimanale del quotidiano Le Figaro; i sondaggi interni sono inchiodati ormai da anni e solo le elezioni locali riservano qualche delusione (Sardegna e Genova su tutte).

Quindi “squadra che vince non si cambia” perché tanto ci pensa Giorgia? A nostro avviso sarebbe un errore. 

Rinnovare profondamente le Presidenze delle Commissioni parlamentari avrebbe consentito di liberare le energie migliori nate in Parlamento e risolvere polverosi assetti poco corrispondenti alla realtà attuale e anche poco funzionali al vero obiettivo che ormai si staglia davanti agli occhi di ogni singolo eletto: le prossime elezioni politiche. 

Due anni sono molto più vicini di quanto si possa pensare, sempre che poi siano davvero due, e credere fino in fondo che una persona possa risolvere tutto è un errore già commesso in passato da leadership magari meno durature, ma sicuramente ancora più forti in termini di consenso e risorse. 

Occasione persa quindi, almeno dal nostro punto di vista di osservatori e “poveri” professionisti,  costretti a bussare alle solite porte con le solite aspettative dei soliti risultati.