Lunedì sapremo come saranno andate le elezioni nelle Marche e se hanno meritato l’attenzione che hanno avuto.
La polemica delle ultime ore ha riguardato un presunto sondaggio SWG che dava Matteo Ricci in vantaggio. Entusiasmo del centrosinistra, smentita da parte della stessa SWG, esposto ad Agcom e Procura di Ancona da parte di Fratelli d’Italia.
L’acqua nel bicchiere si è sufficientemente agitata, la mini tempesta è conclusa, andiamo a votare.
Resta l’annosa domanda su a cosa ancora serva la legge sulla cd. par condicio, introdotta in una diversa era geologica sia politica che tecnologica, ovvero per limitare il potere mediatico di Silvio Berlusconi e contestualmente in assenza di strumenti alternativi alla tv generalista.
Una domanda che ci poniamo ad ogni elezione e che anche stavolta rimarrà con una risposta chiara – la par condicio non serve più a nulla – ed un altrettanto chiara mancanza di azioni concrete, ovvero non verrà mai modificata.
Eh sì, perché servirebbe coraggio e volontà politica per ammettere che la legge andrebbe semplicemente abolita, con la conseguenza di dover fronteggiare critiche inerenti le presunte volontà di alcuni fantasmi del passato. Roba tipo “lo voleva B.” oppure “fa parte del Piano della P2”.
D’altro canto, potrebbe ipotizzarsi la volontà di far evolvere la legge adattandola ai tempi moderni dei social, ma con quali poteri e, soprattutto, sulla base di quali criteri?
E quindi finirà per non cambiare nulla anche su questo: rimarrà il poco sensato divieto di pubblicare sondaggi entro 15 giorni dal voto, continueremo a far circolare nelle chat whatsapp i finti sondaggi per autoconvincersi di avere possibilità di vittoria, ne faremo diventare delle notizie buone ad agitarsi prima del voto. Un film che vedremo altre 6 volte fino a fine novembre.
Ora cambiamo argomento e, ci sia consentito, parliamo di noi.
Siamo reduci da un evento, l’URANIA Policy & Business Forum, che ha visto la partecipazione di decine di rappresentanti del mondo istituzionale e delle imprese, messi a dialogare in maniera costruttiva su quali potrebbero essere le azioni concrete a beneficio dell’economia nazionale e della proiezione dell’Italia all’estero.
Ne è emerso un quadro comune di ottimismo della volontà, consapevole di quanto questo momento di stabilità politica non vada disperso nell’inazione ma, al contrario, debba costituire la base su cui prendere delle scelte che contribuiscano a costruire l’Italia di domani.
Si percepisce il rischio che l’avvicinarsi delle elezioni possa portare a convertire l’equilibrio in un eccesso di cautela, come se fosse scontato che scegliere equivalga a scontentare.
Vero, forse, in linea teorica. Sbagliato, però, sul piano pratico, in quanto difetto di visione e prospettiva che potrebbe funzionare bene nel breve periodo, ma malissimo nel medio-lungo.





