Ci mancherà poco che ci chiederemo cosa ne pensi Leone XIV (che bel nome) della legge elettorale, se meglio il proporzionale o il ritorno al maggioritario, o se ha qualche idea rispetto al nuovo allenatore della Roma.
E perché a questo punto non chiedergli del Campo Largo, del Giro d’Italia, se preferisce la carbonara o l’amatriciana, quale sia il suo animale domestico, se voleva più bene al papà o alla mamma e se, ovviamente, abbia anche un pensiero sul cambiamento climatico o sul post-neo-cripto fascismo di questi tempi moderni.
Nemmeno il tempo di ascoltare l’Habemus Papam che già la marmellata mediatica ci disorienta con la polifonia di voci che corrono ad immaginare vicinanze all’una o all’altra idea politica. Fioccano insospettabili lettori di Sant’Agostino ed esperti delle dinamiche politiche di Chiclayo, così come nel 2013 a tutti piaceva bere la yerba mate.
La verità è molto più semplice ed è che qualsiasi valutazione risulta assolutamente prematura, influenzata dai tempi rapidi della comunicazione via social che mal si sposano – fortunatamente – con quelli millenari della Chiesa Cattolica.
Di sicuro c’è solamente che la Chiesa si è per l’ennesima volta rigenerata e messa al centro dell’attenzione globale grazie ad un motto che troppo spesso viene citato a sproposito o senza capirne le effettive implicazioni: “morto un Papa, se ne fa un altro”.
Per 12 anni il mondo ha osservato, giudicato, commentato e interagito con la Chiesa dal volto di Papa Francesco, venuto dalla “fine del mondo” per imprimere una svolta prima comunicativa che dottrinaria dopo anni di difficile contraddizione tra il rigore morale inattaccabile di Papa Benedetto XVI e gli scandali da basso impero di componenti della Curia romana.
Il papato di Francesco ha sollevato aspettative, mosso le curiosità, attratto e allontanato, aumentato le vocazioni di alcune parti del mondo e diminuito quelle di altre legate al vecchio Occidente.
Con il passare degli anni alcune aspettative sono rimaste deluse, altre si sono compiute, così come le posizioni più “politico-evangeliche” non hanno mancato di essere criticate, frutto anche del progressivo invecchiamento e conseguente indebolimento del Pontefice stesso.
Oggi la Chiesa si rigenera nella figura di un Papa che potrebbe, nelle migliori aspettative, rappresentare il meglio di entrambi i suoi ultimi 2 predecessori: la capacità evangelica verso i confini più lontani del mondo di Francesco, con la vocazione al silenzio unita alla competenza dottrinaria di Benedetto XVI.
Il tutto, unito ad una provenienza inedita come quella statunitense e – soprattutto – ad un’età “giovane” che potrebbe consentirgli una prospettiva lunga per l’esercizio del pontificato.
Non resta quindi che osservare con curiosità quali saranno le prime scelte di Papa Leone, come ad esempio le parole della messa di inizio pontificato, la scelta della destinazione per il primo viaggio apostolico o le prossime nomine nella Curia, per iniziare a valutare seriamente i contorni del suo Pontificato.
Per l’allenatore della Roma e l’amatriciana c’è sempre tempo.
