Salute

Soccorritori, le proposte per riconoscerli come professionisti

07
Maggio 2025
Di Giampiero Cinelli

Oltre 930 Pubbliche Assistenze, Più di 102.000 volontari, quasi 3.000 giovani in servizio civile e 8.700 mezzi di trasporto. Sono questi i numeri del sistema di soccorso in Italia. Una rete capillare di persone molto spesso qualificate ed esperte, che però non giovano di un riconoscimento ufficiale come professionisti. Ci sono già proposte di legge per il riconoscimento dei soccorritori e degli autisti soccorritori, ma l’iter è ancora alle prime fasi. Del mondo del soccorso abbiamo parlato a “Largo Chigi”, il format di The Watcher Post, in onda su Urania Tv.

La formazione omogenea
Uno dei temi è anche quello della formazione, «cruciale per arrivare a definire e istituire il ruolo dei professionisti soccorritori. Oggi il sistema di soccorso funziona bene e non va complicato ma serve solo garantire uniformità ed equità, con figure intercambiabili e attestati validi su tutto il territorio nazionale, perché la formazione professionale è una competenza regionale e ciò in qualche caso può creare disuguaglianze. I professionisti soccorritori sono figure preziosissime che non operano solo su emergenza e urgenza ma garantiscono anche servizi di welfare. Vanno assicurati quindi percorsi formativi vincolati a una standardizzazione nazionale (senza annullare la competenza regionale sulla materia) con ore di formazione e tirocinio sotto cui non si può scendere. In sostanza i livelli essenziali, su cui abbiamo riflettuto con un’indagine della Commissione Affari Sociali». Lo ha detto a Largo Chigi Ilenia Malavasi, Deputata del Pd e membro della Commissione Affari Sociali. Malavasi ha aggiunto che il sistema di soccorso non deve avere disomogeneità ed essere presente in modo equo e diffuso. «I soccorritori sono attori di un sistema allargato a cui va garantito un contratto di lavoro e un’indennità di servizio, riconoscendo il valore sociale dell’attività». Sul riconoscimento ufficiale dei professionisti soccorritori ci sono in essere quattro proposte di legge, una a firma di Ilenia Malavasi che sottolinea: «Abbiamo bisogno di unire le proposte per arrivare a un testo condiviso in modo laico, dando dignità a tutte le proposte in campo e prendendone le parti migliori».

Crederci sempre. E di più
«Anpas si occupa da oltre 120 anni di soccorso sanitario in emergenza-urgenza ma anche di protezione civile: è un’organizzazione che aggrega circa 950 associazioni territoriali presenti da nord a sud del nostro Paese, all’interno delle quali sono ospitati circa 100.000 volontari, oltre 500.000 soci e un numero di lavoratori che si aggira intorno alle 5.000 unità. Il lavoro consiste, da una parte, nell’assistenza di natura socio sanitaria alla popolazione e dall’altra, in educazione, formazione e sviluppo della cultura del soccorso». Le parole di Niccolò Mancini – Presidente ANPAS, nel corso di Largo Chigi. Così Mancini: «L’Istat ci dice che il mondo del volontariato ha visto negli ultimi cinque anni un calo apparentemente consistente: io credo che il senso di civismo e di partecipazione dei nostri cittadini sia veramente molto sviluppato e lo constatiamo durante le grandi emergenze. Oggi dobbiamo lavorare su questo senso di responsabilità sociale che può essere ancora più efficace se convogliato verso forme di organizzazione che permettano di massimizzare gli interventi. Ed è su questo punto che c’è la necessità di politiche di regolamentazione che investano da un lato sulla formazione e sulla costruzione di competenze e dall’altro, nel dare omogeneità sul territorio in modo che si possa contare, in tutto il Paese, su soccorsi che siano omogenei», ha concluso.

Gli autisti vanno valorizzati
C’è poi la questione degli autisti soccorritori, che nel sistema dell’assistenza non vanno pensati in realtà come semplici autisti, in quanto devono avere una serie di competenze da associare alla loro mansione primaria. Su questo, con una legge ad hoc, sta lavorando Ugo Cappellacci (FI), Presidente della Commissione Affari Sociali alla Camera, il quale a Largo Chigi ha detto: «L’assurdità della situazione è che queste figure così straordinariamente impegnate non hanno un riconoscimento formale e giuridico che ne inquadri i compiti e le competenze. Non sono semplici autisti, ma pensano alla salvaguardia dei pazienti durante il soccorso, assegnano i codici di gravità, supportano l’attività medica e si occupano anche dell’utilizzo e manutenzione delle attrezzature mediche del mezzo. Attualmente alla mia proposta di legge depositata a novembre scorso se ne sono aggiunte altre tre. Per questo è stato istituito un comitato ristretto per unificare le proposte. Credo che entro questa legislatura riusciremo ad avere la legge. La legge servirà anche a uniformare il funzionamento di questa attività a livello nazionale, superando le varie disparità che oggi esistono tra regioni. La politica può fare molto e deve anche favorire un maggiore accesso questa professione, sviluppando percorsi di sensibilizzazione nelle scuole e nelle università».

La puntata integrale di Largo Chigi