Salute
Piede diabetico, gli esperti chiedono prevenzione e approccio integrato
Di Giampiero Cinelli
In Italia oltre 4 milioni di persone vivono con il diabete, a cui si aggiunge almeno un altro milione e mezzo di casi non ancora diagnosticati. Una patologia in crescita, che assorbe circa 14 miliardi di euro l’anno, pari fino al 10% della spesa sanitaria nazionale. Tra le complicanze più gravi figura il piede diabetico, che interessa fino al 10% dei pazienti. Una condizione che può portare a ricoveri, infezioni e, nei casi più estremi, ad amputazioni: solo nel 2021 si sono registrati quasi 4mila interventi maggiori, con un impatto devastante sulla qualità della vita e un costo di oltre 46 milioni di euro per il Servizio Sanitario.
Di fronte a questi numeri, la sfida è chiara: puntare su prevenzione, diagnosi precoce e accesso alle migliori tecnologie, perché garantire cure efficaci non significa solo salvare vite, ma anche investire nel futuro del nostro sistema sanitario.
«Il diabete, quando è mal curato, può causare neuropatia e arteriopatia periferica: gli organi più colpiti sono quelli più distanti. Il vero problema del piede diabetico non è solo il costo o la sofferenza, ma la mortalità», ha spiegato Luigi Uccioli, responsabile del Master in Piede Diabetico all’Università di Tor Vergata, intervenendo a Largo Chigi, format televisivo di Urania Tv.
«Uno studio francese su 170mila casi di ulcera ha mostrato che il 15% dei pazienti diabetici muore entro un anno dalla diagnosi. Il 2,3% va incontro ad amputazione maggiore, e il 30% di questi muore entro l’anno successivo», ha ricordato.
Per Uccioli, «quando diciamo “salva un piede, salva una vita”, è una verità clinica». La chiave è la prevenzione e una cura tempestiva, perché la mortalità del piede diabetico è «equivalente a quella del tumore al polmone». Non esistono ulcere “banali”: servono «almeno uno o due centri specializzati per regione» e una rete che permetta di indirizzare il paziente «a seconda della gravità, come in un ascensore».
Quanto alle innovazioni, Uccioli ha sottolineato i progressi nei sistemi automatici di controllo dell’insulina e nei farmaci protettivi cardiovascolari, che riducono significativamente la mortalità.
«Secondo l’Ocse, l’Italia è tra i Paesi che ricorrono meno all’amputazione del piede diabetico: un risultato importante, reso possibile da un sistema di assistenza che altrove non è garantito,
Il Mef lavora per scorporare prevenzione da calcolo deficit
«Investire in prevenzione è una necessità. La medicina deve essere di prossimità per arrivare meglio al cittadino, con pilastri quali stile di vita e comportamenti, uniti all’importanza degli screening. C’è un punto da sottolineare che è l’aspetto organizzativo socioeconomico. Intendo dire che dopo una diagnosi servono dettati di cura e un’attenzione prolungata verso il paziente, assistito da un punto di vista anche psicologico. Il paziente non va tenuto fuori dal lavoro e dagli ambienti sociali. Poi la multidisciplinarietà, che riguarda il superare lo stacco tra medicina ospedaliera e quella cosiddetta territoriale. Ma purtroppo non si può non fare i conti con la carenza di personale. Siamo nella media Ocse ma la distribuzione degli addetti è inadeguata, abbiamo carenza di infermieri e ai cittadini le informazioni arrivano troppo poco. Si critica il ritardo nell’apertura di nuove case di comunità ma in quelle che abbiamo già il personale scarseggia. Pensiamo allora a un diverso riconoscimento economico per il personale sanitario. Poi sarebbe giusto escludere il capitolo prevenzione dai parametri del patto di stabilità. Serve ed è giusto perché la prevenzione può essere inquadrata come un investimento. Ho proposto questo al Ministero della Salute e stiamo lavorando coi colleghi per far votare ciò in Parlamento». Lo ha detto a Largo Chigi Gian Antonio Girelli (PD), membro della Commissione Affari Sociali alla Camera.
Aggiornare i Lea con nuovi esami
Secondo Francesco Maria Salvatore Ciancitto (FdI), membro della Commissione Affari Sociali alla Camera, «Il paziente va educato, non solo inserito nel percorso assistenziale. La maggiore consapevolezza e informazione riduce i costi. Si parla della depressione per i pazienti con piede diabetico, ricordo che la depressione ha legami con il sistema endocrino e anche il diabete è endocrino. Penso quindi che sia necessario tenere il paziente attivo, non far smettere le attività che prima faceva. A tal proposito ricordo che al Mef, con Freni e Giorgetti, stanno lavorando per far conteggiare la prevenzione tra gli investimenti, quindi potenzialmente slegandola dal calcolo del deficit. Il DM 77 è una bella norma, che introduce più posti per medicina e scienze infermieristiche, spero si vada verso una maggiore integrazione tra ospedali e territorio, ma in ogni struttura ospedaliera se anche non c’è lo stesso livello di esperienza deve esserci lo stesso percorso terapeutico. E vanno aggiornati i Lea (Livelli essenziali di assistenza), è inammissibile non poter arrivare alle diagnosi più velocemente perché alcuni esami non sono ancora inseriti nei Lea, ogni esame inserito riduce invece i costi complessivi».





