Salute

Infertilità, l’Oms introduce nel protocollo il test del Dna sullo sperma

15
Settembre 2022
Di Giampiero Cinelli

L’infertilità maschile può essere compresa anche osservando i geni. Questa prospettiva ha spinto l’Oms a raccomandare anche l’analisi del Dna degli spermatozoi nell’esame andrologico, le cui linee guida vengono aggiornate. Secondo gli esperti, anomalie del Dna sarebbero alla base dell’infertilità anche quando i valori sono nella norma, ossia nel 30% dei casi.

Non basta quindi fermarsi all’aspetto esteriore del liquido seminale, misurandone solo concentrazione, forma e motilità. I paramenti classici non sono più gli unici valori di riferimento.

Dopo 11 anni cambiano le linee guida, troppo basate su valori indicativi e con esiti che possono variare anche sensibilmente in relazione all’esperienza dell’operatore che effettua e interpreta i dati. A curare l’edizione italiana delle nuove linee guida Oms sono state la Società Italiana di Andrologia (Sia) e la Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru). Il board scientifico incaricato dall’Oms – composto da Luca Boeri, Filippo Giacone, Luigi Montano, Tiziana Notari, Ilaria Ortensi e Paolo Turchi – l’ha resa disponibile in meno di dieci mesi online ed in formato cartaceo.

«Il 50% dei problemi di infertilità di coppia è provocato da un problema maschile le cui cause sono inspiegate con valori nella norma in circa il 30% dei casi – spiegano Alessandro Palmieri, presidente Sia e Luigi Montano, presidente Siru – è quindi fondamentale un migliore e più corretto inquadramento diagnostico, al fine di individuare e correggere eventuali patologie che possano compromettere la fertilità della coppia, soprattutto in un periodo storico in cui la natalità è in forte crisi, specialmente in Italia. Il nostro Paese, infatti, ha il tasso di fertilità più basso d’Europa e fra i più bassi del mondo (1,17 figli in media per donna) e oltre il 15% delle coppie ha problemi di fertilità, ovvero non riesce a concepire nel corso di un anno di tentativi».

Secondo i ricercatori la concentrazione e la motilità condizionano una gravidanza solo in parte, vi sono infatti altri fattori problematici, come la qualità degli spermatozoi in termini di capacità fecondante che è strettamente collegato alla loro integrità genomica, oltre che allo stile di vita di chi lo produce e alle esposizioni ambientali come dimostrano i numerosi fallimenti della fecondazione sia naturale che assistita anche in pazienti con valori adeguati.

Inoltre, c’è da considerare che a differenza degli altri fluidi biologici, come ad esempio il sangue e le urine, il liquido seminale ha la caratteristica peculiare di non essere presente in maniera precostituita all’interno dell’organismo ma si forma solo al momento della raccolta, per cui è particolarmente suscettibile a variazioni nella composizione in fase di produzione, risentendo molto degli stress endogeni ed esogeni. Nello specifico, l’indagine genetica andrà a valutare eventuali frammentazioni nei filamenti di Dna e si analizzeranno specifiche proteine nella cromatina. «Tra le procedure introdotte nello studio del Dna spermatico, sono inclusi anche i test genetici e genomici utilizzati, principalmente, per identificare il numero di cromosomi presenti negli spermatozoi», sottolinea Tiziana Notari, componente del Consiglio Direttivo Siru e co-curatrice del Manuale.

Il nuovo paradigma secondo gli esperti è un passo avanti nella lotta all’infertilità maschile molto diffusa. E per molti sarebbe una buona pratica sottoporre a esame approfondito ogni individuo maschio al compimento della maggiore età.

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