Salute

Diabete, sono 4 mln le persone affette in Italia. La strategia per contrastarlo

14
Novembre 2023
Di Alessandro Caruso

A due mesi di distanza dall’entrata in vigore della legge sul diabete le istituzioni hanno chiamato a raccolta il mondo sanitario impegnato in prima linea nel contrasto di questa patologia per capire le nuove sfide e come affrontarle. La legge in questione è la 130, del 15 settembre 2023. Una legge che definisce per la prima volta l’avvio di un programma diagnostico per l’individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica. Una legge “di sistema” per la lotta al diabete e alla celiachia, che introduce di fatto l’avvio del programma pluriennale di screening su base nazionale a decorrere dal 2024 e che per l’attuazione del programma stanzia 3,85 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e 2,85 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026. Un piano di finanziamenti che dimostra la volontà di affrontare il problema in modo strutturale. Non a caso la legge è stata votata all’unanimità.

E al convegno organizzato oggi alla Sala della Regina della Camera, in occasione della Giornata mondiale del diabete, è stato affrontato il tema del “nuovo inizio”, per comprendere quali sono i nuovi traguardi da raggiungere. Alla giornata, organizzata grazie al supporto non condizionato di Sanofi e Roche, hanno preso parte tra gli altri il vicepresidente della Camera e primo firmatario della legge 130 Giorgio Mulè, il presidente della commissione Affari sociali della Camera Ugo Cappellacci e il ministro della Salute Orazio Schillaci. Insieme a loro anche l’onorevole Annarita Patriarca, tra le principali promotrici della legge.

La principale sfida è quella di dare attuazione alla legge. Definita la cornice normativa, ora le iesituzioni sono impegnate a renderla operativa. Il lavoro è iniziato per la predisposizione dei decreti attuativi per l’adozione del programma di screening e per l’istituzione dell’Osservatorio nazionale, che avrà il compito delicato di studiare ed elaborare le risultanze dello screening pubblicando annualmente una relazione sul portale del Ministero della salute. «Nel corso di quest’anno – ha spiegato Schillaci – il ministero ha stipulato una convenzione con l’Istituto superiore di sanità per un progetto pilota di screening, su scala ridotta, propedeutico alla successiva realizzazione dello screening pluriennale su scala nazionale. Lo studio – ha spiegato – permetterà di ottenere informazioni sulla presenza di anticorpi predittivi del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica, di comprendere se le due malattie condividono gli stessi fattori genetici e di stabilire se i due epifenomeni derivano dalla medesima predisposizione e approfondire il ruolo del glutine nella malattia diabetica».

LA DIFFUSIONE DEL DIABETE
Oggi si stima siano oltre 4 milioni le persone affette da diabete in Italia
. È quanto emerge da una lettura integrata dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’Argento, coordinati dall’ Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con le regioni, a partire dai dati raccolti nel periodo 2016-2022 su un campione complessivo della popolazione residente in Italia di oltre 285mila persone sopra i 18 anni di età. Il Diabete di tipo 1, in particolare, rappresenta circa il 10% dei casi di e in Italia riguarda circa 300mila persone (dati del Ministero della salute). La prevalenza di diabete, secondo l’Istituto superiore di sanità, si caratterizza per un gradiente geografico a sfavore delle regioni meridionali (fra gli ultra 65enni è pari al 25% nel Sud-Isole contro il 15% nel Nord e 18% del Centro) e da un importante gradiente sociale, a sfavore delle persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche; dopo i 65 anni di età la prevalenza di diabete, fra le persone che riferiscono di avere molte difficoltà ad arrivare alla fine del mese, raggiunge e supera il 30% (con una differenza di quasi 10 punti percentuali rispetto alle persone più abbienti). Fumo, alcol, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura ed eccesso ponderale rappresentano i principali fattori di rischio comportamentali implicati nell’insorgenza della gran parte delle patologie croniche, come i tumori, le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie croniche e anche il diabete, che peraltro è anche fortemente associato al rischio cardiovascolare, insieme a ipertensione, ipercolesterolemia e obesità. Per queste ragioni, se da una parte potrebbe non sorprendere osservare fra le persone con diabete l’adozione di stili di vita non salutari (perché presumibilmente cause o concause della sua insorgenza), dall’altra, questa constatazione dovrebbe preoccupare dal momento che prevenzione e promozione della salute devono restare obiettivi da perseguire anche dopo una diagnosi di patologia cronica.

L’IMPORTANZA DELLO SCREENING
Per questo motivo lo screening soprattutto tra i più piccoli diventa fondamentale, perché una diagnosi data in tempo può contribuire a salvare una vita. «Andiamo avanti bene – ha spiegato Mulè – anche perché intercettare queste patologie nell’età infantile, proprio prima di arrivare ad episodi di chetoacidosi, è fondamentale, considerando i gravi rischi anche letali. Fare lo screening tra 0 e 17 anni consente non solo di prevenire e avere una diagnosi precoce, ma anche di gestire al meglio la malattia perché se correttamente gestita e preconizzata il diabete può non avere avere delle complicanze cardiovascolari e neurologiche. Con questo screening non insorgeranno e saranno gestite al meglio dai medici». Va ricordato che ogni giorno in Italia ci sono quattro bambini che hanno l’esordio di diabete di tipo 1. Negli ultimi due anni l’insorgenza è passata dal 4 al 27% dei nuovi casi. A maggior ragione, quindi, è benvenuta questa legge che non a caso è stata già analizzata da 13 paesi dell’Unione europea e da numerosi altri paesi dall’America all’Asia per poter essere copiata e messa in atto negli altri paesi.

Fotografie, Riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica