Politica
Un destino chiamato Africa, l’Italia tra migrazioni e relazioni economiche
Di Giampiero Cinelli
In occasione della Giornata mondiale dell’Africa, si è tenuto presso la Camera dei deputati il convegno “Il diritto di restare”, un momento di riflessione e confronto tra rappresentanti istituzionali africani ed europei sul tema della migrazione, con l’obiettivo di proporre un approccio condiviso e sostenibile alla gestione dei flussi migratori tra i due continenti.
Sostrato dell’incontro, che certo non si è voluto nascondere, è anche l’esistenza del Piano Mattei, programma col quale l’Italia cerca un nuovo corso nei rapporti con l’Africa, puntando su investimenti diretti in un Continente che si avvia a diventare il più popoloso al mondo. Essendo la popolazione africana attesa a due miliardi (si prevede nel 2040) e gli europei in proiezione calante a 500 milioni (probabilmente nel 2.100), come suggeriscono le stime delle Nazioni Unite, allora è oculato aver costruito buone relazioni economiche, con l’auspicio collaterale che sempre meno persone decidano di emigrare, restando invece nella loro terra. I rappresentanti dei Paesi con cui oggi le nostre istituzioni si sono confrontate, sono consce del Piano Mattei e vogliono collaborare.
Ad aprire i lavori è stato Malik Ndiaye, presidente dell’Assemblea nazionale del Senegal, che ha sottolineato l’importanza di una visione coordinata: «È cruciale coordinare le politiche migratorie bilaterali e continentali fra i Paesi di Europa ed Africa, affrontando le cause di un fenomeno sempre più complesso». Ndiaye ha posto l’accento sul valore della cooperazione tra Italia e Senegal, affermando che «nessun Paese può far fronte da solo a un fenomeno complesso come quello delle migrazioni e Italia e Senegal hanno la volontà di rafforzare una relazione già solida per difendere insieme valori democratici come la libertà, la dignità e i diritti umani». Il presidente della Camera senegalese ha anche esortato a «combattere le reti clandestine e di traffico di esseri umani, promuovere vie di immigrazione legali e favorire un dialogo fra Europa ed Africa, anche in collaborazione con organizzazioni internazionali come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni».
Sulla stessa linea l’intervento di Nogozene Bakayoko, ambasciatrice della Costa d’Avorio, intervenuta in rappresentanza del presidente dell’Assemblea nazionale ivoriana Adama Bictogo. «Il tema della migrazione necessita un approccio complesso, soprattutto da parte dei Paesi di transito e destinazione, per scongiurare i fenomeni irregolari e di tratta», ha dichiarato l’ambasciatrice, ribadendo il ruolo chiave della diaspora africana come attore strategico: «La diaspora africana è un attore chiave che può apportare strategie significative e soluzioni nel quadro della gestione delle migrazioni». Bakayoko ha auspicato «un nuovo paradigma di azione collettiva» che includa in modo attivo i Paesi di origine, transito e arrivo. Positivo, secondo Bictogo, anche il contributo del Piano Mattei, soprattutto «nei settori dell’agricoltura, dell’educazione e dell’industria».
Un ulteriore elemento emerso nel convegno è quello economico-finanziario. Stanislas Zézé, presidente e fondatore dell’agenzia Bloomfield Intelligence, ha presentato un’analisi sui Paesi africani con i migliori rating. «La percezione del rischio da parte degli investitori stranieri è importante ma va contestualizzata», ha spiegato, sottolineando che «il rating internazionale ha pesato sulla ripresa di diversi Paesi africani». Secondo l’agenzia, Seychelles, Capo Verde e Botswana sono i più affidabili della regione francofona, mentre tra gli undici Paesi africani meglio valutati a livello continentale figurano anche Ruanda, Costa d’Avorio, Tanzania, Malawi, Zambia, Sudafrica, Camerun e Sud Sudan.
Poi, l’ambasciatrice del Burkina Faso, Cyrille Ganou Badolo, ha portato la testimonianza di un Paese ancora segnato dalla violenza e dall’instabilità. «Le autorità e l’esercito del Burkina Faso hanno recuperato il 70 per cento del territorio nazionale», ha affermato, riferendosi alle zone in precedenza sotto il controllo di gruppi armati e terroristici. Rivolgendosi alla comunità internazionale, Badolo ha lanciato un appello: «Sostenete il nostro Paese in questa guerra ingiusta (contro il terrorismo) che ci è imposta».





