Politica

UE: procedura d’infrazione per l’Italia su Codice Comunicazioni

07
Febbraio 2021
Di Redazione

Non proprio come un fulmine a ciel sereno è arrivata al nostro Paese la lettera di costituzione in mora da parte della Commissione Europea con la quale si avvia la procedura d’infrazione per mancato recepimento della Direttiva (UE) 2018/1972 che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche. L’Italia ha ora 2 mesi per inviare una risposta dettagliata con tutte le informazioni richieste dalla Commissione.

A dire il vero non siamo i soli ad avere subito l’avvio della procedura di infrazione essendo in compagnia di altri 23 Stati membri e considerando che solo Grecia, l'Ungheria e la Finlandia hanno notificato alla Commissione di aver adottato tutte le misure necessarie per il recepimento della direttiva.

La direttiva (UE) 2018/1972 che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, in vigore dal 17 dicembre 2018, aveva infatti come termine di recepimento il 21 dicembre 2020

I principi e i criteri direttivi per l’attuazione di questa direttiva sono contenuti nella Legge di delegazione europea 2019, che deve ancora essere approvata dal Parlamento.

 

Iter

La Legge di delegazione europea 2019 è infatti al momento all'esame dell’Aula della Camera, esame che inevitabilmente ha subito uno stop in seguito alla crisi di Governo.

Solamente una volta approvata la Legge di delegazione europea 2019 dalla Camera, verrà emanato e trasmesso al Parlamento il Decreto contenente il nuovo Codice delle Comunicazioni elettroniche

Il Decreto Legislativo recante il nuovo Codice a quel punto verrà esaminato da entrambi i rami del Parlamento che esprimeranno un parere al Governo sul contenuto del provvedimento.

Ricevuti i pareri dalle Commissioni parlamentari il Governo potrà così finalmente pubblicare il nuovo Codice.

 

Procedura d’infrazione

Il termine di recepimento della Direttiva, come detto, era fissato al 21 dicembre 2020 e, a prescindere dalle leggi interne che regolano il recepimento delle direttive, nel caso in cui un Paese non rispetti tale termine, la Commissione ha la facoltà di avviare una procedura formale di infrazione. 

 

Ma in cosa consiste la procedura d’infrazione?

Tale procedura si articola in più tappe, ciascuna delle quali si conclude con una decisione formale:

  • la Commissione invia una lettera di costituzione in mora con cui richiede informazioni al Paese, che dovrà inviare una risposta dettagliata entro un termine.

  • Se la Commissione conclude che il Paese è venuto meno ai propri obblighi, può inviare una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Ue e chiede di comunicarle le misure adottate entro un termine.

  • Se il Paese continua a non conformarsi, la Commissione può decidere di deferirlo alla Corte di giustizia.

  • Se un Paese non comunica le misure attuative di una direttiva in tempo utile, la Commissione può chiedere alla Corte di imporre sanzioni.

  • Se la Corte ritiene che il Paese in questione abbia violato il diritto dell’Ue, le autorità nazionali devono adottare misure per conformarsi alle disposizioni della sentenza della Corte.

 

Deferimento alla Corte

Se, nonostante la sentenza della Corte di giustizia, il Paese continua a non adempiere, la Commissione può deferirlo dinanzi alla Corte.

Quando un Paese viene deferito alla Corte di giustizia per la seconda volta, la Commissione propone che la Corte imponga sanzioni pecuniarie, che possono consistere in una somma forfettaria o in pagamenti giornalieri.

 

Questa lettera di costituzione in mora costituisce dunque il primo step, certamente il più soft, di una procedura di infrazione che ove reiterata comporta sanzioni pecuniarie molto ingenti, oltre al discredito istituzionale per l’incapacità interna di conformarsi per tempo al diritto europeo.

Inoltre, vista anche la situazione attuale di crisi governativa e le incombenze dovute al nostro Recovery Plan, l’Italia rischia di accumulare ulteriore ritardo e, aldilà delle ripercussioni economico-politiche, quello che dovrebbe preoccupare è la mancata adozione di norme che chiariscono e migliorano le condizioni per consumatori e imprese in un settore sempre più cruciale per la ripresa e il rilancio del nostro Paese.

Insomma, ogni giorno che passa senza il nuovo Codice è un giorno in più che stiamo sprecando non solo per il settore delle telecomunicazioni ma anche e soprattutto per l’intero Paese.

 

Valerio Carnevale

 

 

Photo Credits: ISPI