Politica
Testo Unico farmaceutico, Gemmato: “Riforma necessaria, inaccettabile una legge ferma al 1934”
Di Ilaria Donatio
È stato presentato questa mattina al Ministero della Salute il disegno di legge-delega per il Testo Unico della legislazione farmaceutica, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 settembre. Un passaggio definito “storico” dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dal sottosegretario Marcello Gemmato, promotore dell’iniziativa. Un intervento che punta a innovare e riordinare l’intero quadro normativo in materia di farmaci, ancora oggi ancorato a decreti risalenti agli anni Trenta e a oltre settecento norme sparse in cento diversi provvedimenti.
Schillaci ha sottolineato la necessità di «territori più capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone» e di un sistema «sempre più vicino a chi ha di meno». Il ministro ha rivendicato gli investimenti e le riforme già messe in campo per affrontare la disorganizzazione e le liste d’attesa, ribadendo che l’obiettivo del Testo Unico è rafforzare il Servizio sanitario nazionale. «Questa riforma non deve diventare terreno di contrattazione per interessi di parte», ha avvertito, precisando che «l’unica categoria che ci deve guidare è quella dei cittadini, il loro diritto alla salute e a un sistema efficiente, equo, trasparente».
Il sottosegretario Gemmato, definito dallo stesso ministro “ispiratore e promotore” della riforma, ha ricordato il percorso che ha condotto all’approvazione del disegno di legge: dall’incontro con gli stakeholder dell’8 maggio, alla riunione affollatissima del 31 luglio, fino al via libera del CdM di settembre. «Era inaccettabile che la normativa di riferimento fosse ancora legata a due regi decreti del 1934 e del 1938», ha spiegato, aggiungendo che «il Testo Unico mette ordine a un groviglio di norme che generava sperequazioni tra le Regioni e confusione per l’industria».
Al centro della riforma ci sono la revisione dei canali di distribuzione, il rafforzamento delle farmacie di prossimità, fondamentali nei piccoli comuni e nelle aree interne, e l’integrazione delle banche dati sanitarie. Il nuovo ecosistema informativo unirà tessera sanitaria, fascicolo sanitario elettronico e infrastrutture di interoperabilità, offrendo informazioni in tempo reale su prescrizioni, consumi e stock di farmaci. Con l’anonimizzazione dei dati, ha sottolineato Gemmato, sarà possibile utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per migliorare ricerca, controllo della spesa e performance del sistema sanitario.
Un capitolo rilevante riguarda anche il rapporto con l’industria farmaceutica, settore che in Italia ha superato i 56 miliardi di produzione e i 54 miliardi di export, ponendo il Paese al quarto posto mondiale per esportazioni. Gemmato ha affrontato il tema del payback, con lo sforamento di spesa pari a 4 miliardi di euro e una contribuzione dell’industria di 2 miliardi: «Occorre trovare un equilibrio tra i bilanci regionali e le legittime aspettative di impresa», ha detto.
Il sottosegretario ha inoltre annunciato che sul sito del Ministero è stata attivata una sezione in inglese per seguire l’evoluzione del provvedimento: un segnale di trasparenza e apertura rivolto anche agli investitori internazionali.
Il percorso non sarà breve: cinque ministeri – Salute, Economia e Finanze, Imprese e Made in Italy, Ambiente e Giustizia – lavoreranno insieme ai decreti attuativi, da adottare entro il 31 dicembre 2026. Il confronto con Parlamento, Regioni, società scientifiche e associazioni dei pazienti accompagnerà l’iter della riforma.





