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Il Terzo Polo chiede il ripristino di Industria 4.0 e un lavoro condiviso sul salario minimo

28
Marzo 2023
Di Giampiero Cinelli

Quattro proposte legislative, due al governo e due all’opposizione. Si presenta così il Terzo Polo in Conferenza Stampa alla Camera, deciso a mostrare come si possa stare non al comando cercando sponde concrete e collaborazioni ben definite. Le quattro proposte sono state depositate alla Camera subito dopo l’incontro con i giornalisti.

Industria 4.0

All’esecutivo il Terzo Polo ha voluto parlare soprattutto di rilancio produttivo, esortando al pieno ripristino di Industria 4.0, il programma di incentivi pubblici per gli investimenti. L’analisi di Azione-Italia Viva spinge a concentrarsi sulla messa a terra dei progetti da sostenere. «Non abbiamo saputo eseguire – rileva Carlo Calenda – e la soppressione dell’Agenzia per la coesione territoriale non è una buona idea». Servirebbe, invece, per il Terzo Polo, proprio adesso che si sta rivedendo l’architettura del Pnrr e l‘Europa si sta aprendo al finanziamento dell’industria. Gli incentivi possono infatti coniugarsi con gli obiettivi di sostenibilità e digitalizzazione e le risorse, secondo Calenda, vanno infatti incanalate nei piani industriali per la transizione ambientale e il risparmio energetico, con «ammortamento per i beni strumentali innovativi ed il super ammortamento (130%) per i beni strumentali nuovi, con un costo di circa 6,6 miliardi di euro l’anno. Bisogna, inoltre, estendere gli incentivi previsti per i beni tecnologicamente avanzati agli investimenti per la transizione ecologica, con un costo di circa 4,5 miliardi di euro l’anno, e potenziare il credito di imposta per ricerca e sviluppo che è stato dimezzato nel 2023. Gioverebbe anche allo Stato in termini di ritorni futuri».

Dissesto idrogeologico

Anche il richiamo all’attenzione sul dissesto idrogeologico interessa chi oggi guida il Paese. Che per i parlamentari oggi in conferenza deve considerare un ritorno alla missione Casa Italia-Italia Sicura. La senatrice Silvia Fregolent di Italia Viva evidenzia: «In questi anni i soldi che sono stati spesi per ripristinare i territori dopo un’alluvione, dal 2013 al 2019, sono stati 20,5 miliardi mentre gli 8 miliardi di Casa Italia tra il 2015 al 2019, sono serviti a ripristinare alvei dei fiumi e rimettere in sicurezza il territorio aiutando i Comuni con una cabina di regia nazionale. Cabina di regia che era fondamentale perché i soldi non vengono spesi non perché i comuni sono cattivi ma perché all’interno non hanno le strutture tecniche che servono per rispondere a bandi complicatissimi, che riguardano il territorio, confini che spesso vanno al di là del proprio comune: serve una cabina di regina come Casa Italia che è servita a mettere in sicurezza il territorio». Carlo Calenda tra l’altro sostiene la difficoltà di fare interventi di messa in sicurezza se esistono troppe micro-società inerenti al servizio idrico sparse sul territorio, con poche capacità di spesa e senza un coordinamento centralizzato. Ipotizzando quindi una società unica sul modello Spa a partecipazione pubblica.

Appello all’opposizione

Ma l’intervento odierno del leader di Azione inizia dal salario minimo. Che andrebbe fissato a 9 euro l’ora, esteso a tutti i lavoratori dipendenti, anche i parasubordinati. Secondo Calenda, l’idea è più precisa di quella di Conte perché prende in considerazione anche la detassazione dei premi di produttività per un massimo di 6.000 euro, la presenza del Tfr e l’integrazione al salario differito (cioè i benefit che ad esempio possono comprendere la sanità integrativa e i buoni benzina). A Elly Schlein, l’ex ministro invece fa notare che la proposta di Orlando, ex ministro del lavoro, è indirizzata a chi non è coperto dai contratti collettivi nazionali. Oltre a sostenere l’estensione della contrattazione collettiva, è stato fatto notare che anche moltissimi lavoratori dipendenti, una platea di 2 milioni dice Calenda, ha contratti stipulati al di fuori degli accordi fatti dalle principali sigle, dunque non beneficiando in realtà delle tutele massime oggi previste. Come la stessa Meloni ha fatto notare, la mancanza di questi punti nelle proposte andrebbe paradossalmente a peggiorare le condizioni di chi già lavora o entra nel mercato del lavoro. Ecco perché nell’idea di Azione vengono determinati 12 mesi entro i quali assorbire i “contratti pirata” vigenti, che altrimenti decadrebbero, in quelli nuovi.

Il nodo sanità

Anche sulla sanità l’auspicio dell’unità delle opposizioni. Per superare innanzi tutto un problema pratico su cui ruota tutto, ovvero la durata le liste d’attesa. Lì vanno messe le risorse dell’extra-gettito secondo Calenda, e nel frattempo che si trova il modo di snellire le attese con maggiore impegno statale, si potrebbe subito potenziare l’intramoenia con 11 miliardi, costituendo un centro unico di prenotazione tra pubblico e privato in grado di condividere i dati e seguire a vicenda i percorsi clinici. Oltre alla collaborazione con i centri diagnostici al fine di non ritardare diagnosi urgenti che poi possono essere trattate nel pubblico. Il Terzo Polo sostiene che non sarebbe difficile trovare le risorse viste le previsioni di crescita e la riallocazione delle risorse dedicate ai bonus edilizi.

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