Politica

Sicilia al Centrodestra, M5S primo partito

07
Novembre 2017
Di Redazione

Nello Musumeci è il nuovo presidente della Regione Sicilia. Lo spoglio, terminato in tarda serata, conferma i pronostici dei primi exit poll e assegna al candidato del centrodestra il 39,9%. Un dato che gela i sogni di sorpasso del Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri (34,6%). L'M5S, che avanza pure il sospetto di "brogli", è però il primo partito della Sicilia. Mentre si apre il 'processo' a Matteo Renzi e al Pd: il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari è fuori dalla partita (18,6%), pur triplicando i voti della sinistra di Claudio Fava (6,1%). Astensione ancora una volta altissima: alle urne solo il 46,75% dei votanti.

"Sarò il presidente di tutti, combatterò per la Sicilia", promette Musumeci, che però rischia di non avere da solo la maggioranza in Assemblea regionale siciliana per governare. "Il laboratorio Sicilia – esulta – ha valore nazionale". A pochi mesi dalle politiche, infatti, il test siciliano fa ben sperare il centrodestra: "La vittoria di Musumeci è la vittoria dei moderati che credono nella possibilità di un futuro migliore e un cambiamento vero", dichiara Silvio Berlusconi. "Il patto dell'arancino funziona ma questo voto dimostra che non è vero che si vince al centro", dichiara Giorgia Meloni. E Matteo Salvini, che porta per la prima volta la Lega all'Ars, apre la partita con il Cavaliere in vista delle politiche: "Siamo stati determinanti".


Dal quartier generale del M5S a Caltanissetta si fa sentire intanto Luigi Di Maio, che annulla il confronto tv con Renzi ("Non è più leader"), e rilancia le ambizioni del Movimento: "Il voto non ci porta alla presidenza della Sicilia, ma da qui parte un'onda che tra 4 mesi ci può portare al 40% e a Palazzo Chigi. Molti astenuti siciliani si pentiranno di aver riportato in Regione chi ha speculato finora". E al termine di una campagna elettorale segnata dalle polemiche il M5s si spinge oltre. Manlio Di Stefano evoca il "rischio brogli" e Cancelleri si rifiuta di telefonare a Musumeci per ringraziarlo: "E' una vittoria contaminata dagli impresentabili e dalla complicità dei media".

Musi lunghi e coltelli affilati nel centrosinistra. Micari perde il 7% nel voto disgiunto e la sua lista resta fuori dall'Ars. Il Pd si ferma poco sotto il 13%, "stesso risultato – sottolineano i renziani – del 2012". Il Pd ammette la sconfitta ma Renzi difende la sua leadership: "Chi è il leader del Pd lo decidono le primarie. Non le correnti e neanche Di Maio".

La minoranza interna non mette in discussione la segreteria (tanto che Andrea Orlando difende Renzi dagli attacchi di Di Maio) ma il tema della costruzione di una coalizione larga – e la possibilità che il candidato premier non sia Renzi – agita il Pd. Il confronto tra i Dem si terrà lunedì 13 in direzione. Un incontro tra Giuliano Pisapia e Pietro Grasso riapre i giochi per la costruzione di "un'alternativa".

"Il centrosinistra tra il 2012 e il 2017 ha perso 6 punti punti percentuali passando dal 37% del 2012 al 31% di oggi. E questo è un giudizio negativo che il popolo siciliano ha espresso nei confronti del governo Crocetta. Il centrodestra invece che allora era diviso con due candidati Musumeci e Miccichè non si è mosso, sommati erano al 41%, e cinque anni dopo sono sulla medesima soglia": così il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari ai cronisti intervenendo in conferenza stampa nella sede del comitato elettorale. "Cinque anni fa, quando è stato eletto presidente Crocetta, il candidato della sinistra Giovanna Marano ha preso il 6,1%. Oggi Fava ha preso, secondo i dati che abbiamo, il medesimo risultato". "Dunque sommando il risultato di Crocetta e della Marano il centrosinistra allora era quindi al 37% oggi, che è diviso, è al 31 – ha detto – L'altra volta si è diviso il centro destra e ha vinto Crocetta questa volta si è diviso il centro sinistra e ha vinto Musumeci. Questo dimostra che chi resta unito vince".

Ap, che ha scelto la coalizione con i Dem, resta fuori dall'Ars e apre il processo interno:"Il risultato siciliano è negativo", ha affermato il leader di Ap, Angelino Alfano. "Ma anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati – aggiunge il ministro degli Esteri – non abbiamo rimpianti perché abbiamo fatto la scelta giusta".