Politica

Scarsa reazione istituzionale, politica e mediatica agli insulti contro il ministro Crosetto

30
Gennaio 2023
Di Daniele Capezzone

Dimenticate – per un istante – le diverse opinioni in campo sulla guerra tra Russia e Ucraina. Legittimo essere nettamente atlantisti e quindi toto corde favorevoli al sostegno occidentale a Kiev; legittimo invece nutrire dubbi e desiderare un posizionamento europeo e italiano meno schierato; legittimo infine sostenere una tesi opposta alla prima e apertamente favorevole a Mosca (cosa che – mi pare – molti fanno de facto pur negandolo a parole). Ma davvero, in questa sede, non voglio entrare nel merito: sia perché le opinioni di chi scrive sull’argomento sono ben note sia perché ciò che sto per dire prescinde – per moltissimi versi – dalle diverse convinzioni esistenti sul conflitto.

Ma nel momento in cui un esponente della cerchia del Cremlino, Dmitry Medvedev, ha rivolto veri e propri insulti nei confronti del ministro Guido Crosetto, mi sarei aspettato qualcosa di diverso. Vale la pena di sottolineare che Medvedev non ha solo – cosa che sarebbe stata legittima e perfino scontata – espresso contrarietà alle affermazioni del giorno prima dell’esponente politico italiano, ma lo ha gratuitamente e provocatoriamente offeso sul piano personale. Con intelligenza e avvedutezza, ad avviso di chi scrive, Crosetto ha risposto tenendo il punto, usando anche un filo di ironia, ma evitando di cadere nel fallo di reazione o nella rissa verbale che probabilmente il suo interlocutore sperava di scatenare.

E però, nel weekend appena trascorso, ciò che mi ha colpito è stata la scarsa reazione istituzionale, politica e mediatica italiana. Chiariamo ciò che dovrebbe essere evidente a tutti, al di là dell’appartenenza politica di ciascuno: ad essere destinatario degli insulti non era solo l’onorevole Crosetto, ma il ministro della Difesa della Repubblica italiana.

Mi sarei dunque aspettato una forte reazione mediatica: e invece, sui giornali di ieri, in qualche caso, si faticava perfino a trovare menzione dei fatti in prima pagina. Mi sarei anche aspettato una forte reazione istituzionale: e invece anche qui si fa presto a verificare chi si sia espresso e chi no. E infine sarebbe stato lecito attendersi una fortissima reazione politica, trasversale rispetto agli schieramenti: e invece anche qui tanti silenzi non sono passati inosservati.

Per carità: si dirà che in molte sedi si sia voluta evitare una “escalation anche sul piano verbale”. Può darsi. Ma appare un po’ strano in un paese dove, per antico (mal)costume, anche su questioni marginali, si leggono comunicati fiammeggianti ogni singola ora di ogni singolo giorno. E invece stavolta è prevalso un mix di timidezza, reticenza, restraint.

Sarebbe fin troppo facile immaginare che cosa sarebbe successo se il ministro offeso fosse stato un esponente del Pd e se a tacere o a parlare troppo poco fosse stata la destra italiana. Non occorre grande fantasia per immaginare la sceneggiatura politica e mediatica, in quel caso.

Ma non voglio fare polemicuzze politiche. Il punto che mi importa è di coesione e consapevolezza nazionale. Ci sono circostanze (in particolare in politica estera) in cui, perfino al di là dei dissensi di merito, le parole contano, e trasmettere un senso di compattezza e di dignità nazionale corale sarebbe importantissimo. Stavolta – a me pare – non è accaduto. E non è un bel segnale.