Politica

Grazie dei fiori: cronaca della settimana sanremese

13
Febbraio 2023
Di Pietro Cristoferi

“Sono solo canzonette”, cantava Bennato, adesso, però, tutti cantano Sanremo. Nella laica settimana santa del popolo italiano, il 73° Festival della Canzone Italiana è il padrone delle nostre conversazioni, dialoghi, spunti e anche della politica. Da sempre si considera il palco del teatro Ariston una ghiotta tribuna per toccare anche dei temi che non riguardano necessariamente la competizione canora. 

Con la politica condiamo anche gli eventi mondani, ed è giusto così: è il “sale della democrazia”. E così capita da tempo anche – e soprattutto – con il Festival di Sanremo. Un fenomeno che si iscrive a pieno titolo in quella libertà di manifestazione del pensiero che ci ha ricordato Roberto Benigni all’esordio nella prima puntata alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Per lei la Costituzione è come una sorella», ha detto il comico toscano ricordando come il padre Bernardo Mattarella fosse tra i costituenti che l’hanno scritta.

“Guarda che luna” cantava Fred Buscaglione nel ’59; “Luna ti ho vista dappertutto anche in fondo al mare” erano le parole della canzone di Togni del 1980; e infine “non voglio mica la luna” nel testo di Fiordaliso del 1983, e questo Festival sembra comunque convalidare la cosiddetta “luna di miele” tra Giorgia Meloni e l’elettorato, la quale non dovrebbe essere intaccata neanche dalle regionali di questi giorni, in cui si accinge a trovare una riconferma. 

Se negli scorsi anni il Festival era la tribuna per molti esponenti comici, attori e talvolta anche cantanti, per far emergere il proprio contrasto rispetto a certe posizioni politiche, quest’anno Sanremo è stato macchiato solo in parte dalla dialettica dicotomica destra-sinistra. 

Cantava Gaber, che al festival partecipò solo 4 volte, “è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra”: parlare di politica all’interno di una kermesse che ha come proprio centro la musica è sempre stato considerato da molti poco gradevole. Si è comunque sollevata la solita discussione settimanale sull’utilizzo di una tribuna che, quest’anno, ha  coperto 12 milioni di spettatori per uno share del 66%, e questa settimana comunque si riaprirà il dibattito sull’indipendenza della RAI dalla politica (cosa di cui tutti discutono ma che di fatto non avviene mai). Tuttavia, le polemiche non sono mancate. 

La “questione Zelensky” è stata risolta con la lettura del suo discorso nella serata finale al posto della presenza in video. Certo, l’1.52 è stato considerato un orario un po’ scomodo da destinare al tema guerra in Ucraina nella scaletta di Sanremo, dato che molto aveva fatto parlare il tema ci si aspettava un posizionamento almeno nel prime time. la canzone di Tananai, sul tema del conflitto ucraino, è risultata certamente più efficace: il video della sua canzone, infatti, racconta l’amore separato dalla guerra della coppia ucraina formata da Olga e Maxim.

BLANCO ha deciso di devastare la prima sera il palco prendendo a calci le rose della scenografia perché non sentiva la sua voce in cuffia (gesto sconsiderato in generale e oltretutto nella città dei fiori). Un altro piccolo spunto ce lo hanno dato gli Articolo 31 nel loro medley nella serata dei duetti richiamando il Presidente del Consiglio al grido di “Giorgia legalizzala” durante la loro esibizione.

Molto rumore hanno suscitato Fedez e anche Rosa Chemical, il primo ha esordito in una canzone dal collegamento dalla nave da crociera dove ha colpito il viceministro Bignami, strappando una foto che lo ritraeva in vesti naziste, e la Ministra Roccella. Un testo quello del noto cantante non concordato con gli organizzatori e di cui ha affermato assumersi “piena responsabilità”. 

Rosa Chemical, concorrente in gara, aveva già creato dissapori con alcuni esponenti di Fratelli d’Italia per via del testo della sua canzone, considerato poco consono alla manifestazione, un inno alla libertà sessuale come lo ha definito lui stesso. Non contento di aver attirato le attenzioni del primo partito italiano, proprio durante la sua esibizione dell’ultima sera ha trascinato Fedez sul palco con cui ha scambiato un intenso bacio. Resta da capire la reazione della first lady Chiara Ferragni che pare non sia rimasta troppo contenta del gesto, seppur chiaramente simbolico.

Per quanto riguarda le co-conduttrici occorre sottolineare come le parole di Paola Egonu abbiano creato qualche fastidio in casa Lega. La lettera di Chiara Ferragni a se stessa, invece, pare non sia piaciuta neanche a chi fino al giorno prima difendeva la sua partecipazione: il testo, infatti, è stato considerato da molti troppo autoreferenziale. Una menzione d’onore va a Francesca Fagnani, il suo viene considerato il monologo più efficace dal punto di vista politico perché tocca un tema di cui si è dibattuto molto nelle ultime settimane, ovvero la condizione carceraria e lo fa portando la testimonianza dei ragazzi del carcere minorile di Nisida, anche se si dice che qualche magistrato non l’ha presa bene. 

“Parole, parole, parole” che non hanno provocato, tuttavia e almeno per il momento, nessuna reazione da parte di Giorgia Meloni, almeno non platealmente anche se si percepisce che Palazzo Chigi non ha gradito il clamore di questi gesti in un evento che considera destinato a mettere al centro la musica. “Ma io lavoro”, si dice che forse Giorgia Meloni fosse più impegnata sul piano degli appuntamenti internazionali, come il Consiglio europeo. Oppure che la sua attenzione fosse tutta tesa alla giornata del ricordo, da sempre commemorazione che considera identitaria. O ancora, che il suo silenzio fosse legato anche alle elezioni regionali di questi giorni. 

Forse la Premier era anche pronta ad un certo clamore e qualche critica al suo esecutivo: si apprende infatti da fonti vicine a Palazzo Chigi che la scaletta dell’ultima serata sarebbe circolata nei corridoi del Governo prima della sua chiusura, questo anche per via della lettura del messaggio del Presidente Ucraino che aveva creato qualche tensione dal punto di vista diplomatico. In sintesi, quindi, niente spazio concesso dal Governo e nessun fianco prestato, almeno in forma ufficiale, alle contestazioni provenienti dal Festival.

Sicuramente questa settimana in Parlamento saremo inondati dal sindacato ispettivo e dai proclami con a tema l’esigenza di un cambio di passo in RAI, ma il Festival si è chiuso e Giorgia Meloni alla fine pare che comunque “ringrazi dei fiori”, come cantava Nilla Pizzi vincendo l’edizione di Sanremo del 1951. Anche se talvolta pare che a Palazzo Chigi “non arrivi la musica” la Premier sa che non c’è Sanremo senza polemiche, e sa anche che questo Festival, ancora oggi, affascina milioni di italiani e domina la nostra settimana riscaldando i cuori di degli italiani.