Politica

Roma: piano Calenda-Zingaretti per frenare fuga di aziende

23
Novembre 2017
Di Redazione

Entra nel vivo la strategia per il rilancio della Capitale, fortemente voluta dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e avviata il 17 ottobre con la prima riunione del tavolo intorno al quale si erano seduti i rappresentanti delle realtà produttive della città e le parti sociali, insieme a Governo, Comune e Regione. Il ministro incontrerà oggi intorno alle 15 presso il suo dicastero a via Veneto la sindaca di Roma Virginia Raggi e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per illustrare loro i prossimi passi e i rispettivi ruoli del piano di rilancio.

Calenda ha messo sul piatto circa 3 miliardi già disponibili tra fondi regionali, statali ed europei: 270 milioni per sviluppo economico e la competitività delle imprese (innovazione, industria 4.0, accesso al credito, occupazione); un miliardo per nuove infrastrutture (tra cui la banda larga) e trasporto pubblico; 117 milioni per ambiente e lotta all'inquinamento; 530 milioni messi a disposizione dalla Regione per la nuova sanità; 257 milioni di euro per la scuola, la formazione e la conoscenza. Accessibili a una condizione: che su ciascuno dei capitoli ci fosse l'elaborazione coordinata di specifici progetti a sistema, condivisi tra stakeholders e parti sociali e istituzionali. 

Roma è dallo scorso dicembre sotto la pressione di una crisi di sviluppo difficile da gestire: ai 1666 licenziati del call center di Almaviva sono seguiti la crisi Alitalia, lo spostamento di sede con relativi esuberi della sede di Sky a Milano, e poi la crisi di Acinformatica, Exxon, Mediamarker, Carrefour.

La novità della giornata è però, come scrive dettagliatamente Andrea Bassi sul Mesaggero, l’incontro tra il ministro e i rappresentanti di una cinquantina di imprese che hanno la loro sede a Roma. Del resto, all'origine della discesa in campo di Calenda c'è l’ingente numero di delocalizzazioni da parte di alcune multinazionali che avevano insediamenti in Città. L’intenzione è quella di avviare un piano di 'retention' per convincere le grandi imprese a restare nella Capitale. Nei giorni scorsi è stato inviato "un articolato questionario per chiedere alle prime cento imprese con sede a Roma, e che rappresentano 50 mila occupati, quali sono le principali attività che incontrano quotidianamente nello svolgimento delle loro attività. Ma anche chiedere quali sono i progetti di sviluppo e di crescita occupazionali programmati dalle aziende". La maggior parte delle aziende coinvolte ha già risposto. La lista delle lamentele è lunga: trasporti non affidabili (mancanza di collegamenti, ritardi etc.),  poca trasparenze nelle pratiche comunali, infrastrutture inadeguate, mancanza di investimenti. Il ministro avvierà una serie di incontri faccia a faccia con ciascuna impresa per predisporre entro gennaio un’assistenza “su misura” per ciascuna delle grandi aziende coinvolte.

Oggi sarà quindi il primo momento in cui si potrà verificare a che punto sia arrivato il lavoro interistituzionale dei tecnici chiamati a riempire di azioni concrete lo spazio politico ed economico aperto al Mise.