Politica

Lo stretto di Messina è la Fiuggi della Lega

25
Maggio 2023
Di Marco Cossu

I grandi passaggi della storia politica sono spesso ricordati con toponimi, siano nomi di città come Livorno o Fiuggi, colli come l’Aventino, isole come Ventotene, edifici come l’Hotel Raphael oppure la Leopolda. Luoghi che diventano sinonimi di rottura con il passato per volontà espressa o perché appioppati dal caso. Chissà se un giorno sarà anche così per uno stretto, quello di Messina. Ci provò Beppe Grillo a dargli rilevanza storico-politica attraversandolo a nuoto nel 2012, aprendo la campagna elettorale in Sicilia, da Cannitello in Calabria a Torre Faro in Sicilia, sbarcato dopo tre chilometri di mare, come i Savoia, come gli americani ma quella volta a bracciate. Impresa ormai dimenticata. Chissà se ora, con il voto in Senato di mercoledì che sancisce la conversione in legge del decreto che stabiliva la ricostituzione della società stretto di Messina SPA (messa in liquidazione nel 2013), lo stretto non verrà ricordato come la grande e ultima svolta, la fine esatta della lunga parabola nordista della Lega e l’inizio ufficialissimo del partito degli italiani in salsa sviluppista.
Il Ponte sullo Stretto è diventato la battaglia politica campale del leader della Lega Matteo Salvini, ragion d’essere Ministro, occasione per passare alla storia, da capitano a Pontifex, l’uomo capace di trasformare il topos divenuto barzelletta in certificazione di unità nazionale. Il partito che voleva dividere l’Italia ora la vorrebbe unire con 14 miliardi di euro e tre chilometri e mezzo di progetti, ferro, acciaio e cemento. «Non è il ponte di Messina, è il ponte degli italiani», ribadisce Matteo. Sarà «green» e darà «100 mila posti di lavoro in 7 anni», «lavoro vero e non ‘nero’ come quello che ha prodotto il reddito di cittadinanza» – facendo la pernacchia a chi attraversò lo Stretto a nuoto. È vero, il Senatùr provò a sbarcare in Sicilia con l’alleanza con Raffaele Lombardo, ma era per la secessione. Ora Salvini vuole unirla allo stivale con 6 file di corsie. Svolta storica quindi, dall’ampolla con l’acqua del Po al cocktail di acqua salata del Mediterraneo.