Politica

Nuovo codice appalti: in vigore da luglio, si rischia shock normativo

29
Marzo 2023
Di Alessandro Cozza

Parola d’ordine, semplificare. Questo lo spirito con cui il centro destra, negli ultimi mesi, ha lavorato per varare il nuovo codice appalti licenziato martedì sera dal Consiglio dei Ministri. L’insieme delle nuove norme, racchiuse in 229 articoli, parte da due principi fondamentali, quello del risultato – da conseguire con la massima tempestività e il miglior rapporto possibile tra qualità e prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza – e quello della fiducia nella legittimità delle scelte fatte.

“Meno burocrazia, meno perdite di tempo, più fiducia alle imprese e ai sindaci, fiducia alle imprese dei territori, alle imprese anche più piccole e artigiane. Significa più cantieri, più lavoro e più sicurezza in tutta Italia. Dalle parole ai fatti”, il primo commento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Per fare una gara si risparmieranno da sei mesi ad un anno e con all’arrivo di una norma, che è stata ribattezzata “Prima l’Italia”, si fissano criteri premiali per il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei Paesi Ue, ma anche la valorizzazione delle imprese che hanno sede nel territorio interessato dall’opera.

I piccoli comuni potranno poi procedere ad affidamenti diretti fino a 500mila euro ed è prevista la cosiddetta liberalizzazione sotto soglia (fino a 5,3 milioni) e l’arrivo di una piattaforma digitale nazionale per evitare duplicazioni burocratiche nelle documentazioni richieste. “Certo – ha aggiunto Salvini – diamo fiducia alle imprese: non diffidiamo per partito preso delle imprese e dei sindaci. Riteniamo che le imprese possano partecipare alle gare perché un semplice avviso di garanzia in un paese civile non è una sentenza di condanna. Quindi escludere qualcuno per un avviso di garanzia o un rinvio a giudizio mi sembra improprio per una democrazia compiuta”.

Non mancano le criticità. Ad evidenziarle, fra tutti, il Partito Democratico. “Il Codice Appalti presenta gravissime criticità e le ultime indiscrezioni sul testo inviato al Consiglio dei ministri rischiano addirittura di peggiorare la situazione”, hanno dichiarato i capigruppo del Partito democratico alla Camera Marco Simiani, in commissione Ambiente, e Stefano Vaccari, in commissione Agricoltura. “Il ministro Salvini – hanno proseguito -, invece di lanciarsi nei soliti proclami propagandistici, approfondisca meglio l’allarme delle imprese artigiane che verrebbero inspiegabilmente escluse dalla possibilità di partecipare a gare pubbliche”. “Impedire a migliaia di aziende questa possibilità rischierebbe di mettere in ginocchio le Pmi, già gravate dai costi energetici, dall’inflazione e dal blocco della cessione dei crediti in edilizia”, hanno concluso.

Qualche dubbio anche da parte di Anac. “Bene l’impulso alla digitalizzazione degli appalti del nuovo codice. Attenzione, però, a spostare l’attenzione solo sul ‘fare in fretta’, che non può mai perdere di vista il ‘fare bene’. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee”, ha dichiarato Giuseppe Busia, presidente di ANAC, subito dopo l’approvazione del nuovo codice.

Sull’impatto sul settore del nuovo codice il Governo sostiene che per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure – le uniche in vigore dal 1°gennaio 2024 a differenza delle altre che lo saranno da luglio 2023 – e una banca dati degli Appalti conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta. Una norma apprezzabile anche sotto il profilo ambientale. Soggetti appaltanti, ma anche imprese e cittadini avranno disponibili on line i dati per garantire trasparenza.

Dall’altra parte le associazioni di categoria hanno qualche dubbio. “Quanto fatto da Governo e Parlamento in questi mesi è stato un lavoro importante che apprezziamo soprattutto per lo sforzo di accelerare su temi importanti come semplificazione e digitalizzazione. Però avevamo segnalato sin da subito la necessità di prevedere lo slittamento dell’entrata in vigore per dare tempo alle imprese di adeguarsi al nuovo codice ed evitare quello che oggi rappresenta un grosso rischio, ovvero quello shock normativo che potrebbe paralizzare tutto il settore”, ha detto Tiziana Carpinello, Presidente di UNIONSOA – l’Associazione Nazionale Società Organismi di Attestazione.

Sono passate solo poche ora dall’approvazione del nuovo codice e il confronto nel paese è quanto mai acceso. Intanto, non sappiamo se sarà pesce d’aprile o meno, ma la CGIL il primo aprile è pronta ad andare in piazza e dare battaglia al Governo.