Cultura / Politica

Momenti di decompressione cercasi

01
Gennaio 2024
Di Daniele Capezzone

No, non mi metterò a fare elogi zuccherosi dell’empatia, della condivisione, e di tutto un armamentario troppo spesso piegato e strumentalizzato con una certa dose di ipocrisia: in genere, nel tentativo neanche troppo subliminale di marcare una distanza tra sé e gli altri, tra i “buoni” (carini-caring) e i cattivi (insensibili-divisivi). E così pure gli attrezzi dell’autorappresentazione buonista diventano più che altro funzionali alla demonizzazione altrui. 

Mettiamola invece in un altro modo, proseguendo il ragionamento iniziato la scorsa settimana in questa stessa rubrica: che in una democrazia ci siano scontri robusti, è sano e utile, non solo fisiologico. Il punto è che non puoi essere sempre in un clima da ring. Non si può stare permanentemente in una sorta di guerricciola civile strisciante, senza neanche  sapere perché, o anzi semplicemente sostituendo la rissa di oggi con quella di ieri (e in attesa di quella di domani).

Lo scontro ha senso su grandi e fondamentali questioni (un esempio: le tasse, il giudizio su quanta parte del tuo reddito debba esserti sottratta dallo stato). Ma – anche per non confondere i conflitti seri con una snervante e infantile microconflittualità – servirebbero pure momenti di decompressione, di alleggerimento della discussione pubblica. 

E invece sembra smarrita la capacità di sorridere, di “ridere con” (anziché “ridere di”), di riconoscere che – pur avversari – si sia comunque tutti uniti da un legame di fondo reciprocamente rispettoso. Sta qui uno dei nodi più intricati (e sottovalutati) del 2024 che si apre. Auguri a tutti noi. 

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