Politica
Meloni a Lamezia Terme per Occhiuto parla di sviluppo e fiducia
Di Giuliana Mastri
A Lamezia Terme Giorgia Meloni ha aperto il suo comizio rivolgendo un ringraziamento a Roberto Occhiuto per aver voluto accanto a sé i leader della coalizione. Ha ricordato come l’invito sia arrivato con un certo anticipo rispetto ad altri appuntamenti elettorali e ha spiegato di comprenderne le ragioni e di condividerle. Una scelta che, secondo lei, riflette bene il modo di intendere la politica del centrodestra e racconta molto di quello che è il loro dna: per la presidente del Consiglio, il potere appartiene sempre e soltanto ai cittadini, perché solo i cittadini possono decidere di dare fiducia o di revocarla, solo loro hanno la facoltà di portare una coalizione al governo o di rimandarla a casa. Finché questa fiducia c’è, ha insistito Meloni, ogni sfida può essere affrontata a testa alta.
Da qui la premier ha citato l’esempio delle Marche, dove il successo di Francesco Acquaroli è stato a suo giudizio la dimostrazione di come gli elettori non siano ingenui né manipolabili. Ha rimarcato che i cittadini sanno distinguere chi porta risultati concreti da chi si limita a slogan e a propaganda, e ha accusato la sinistra di tentare di ingannarli con promesse irrealistiche e con iniziative disperate, come quella di legare il voto per il Pd nelle Marche alla causa palestinese. Un comportamento che, secondo Meloni, rivela il cinismo di una parte politica disposta perfino a sfruttare tragedie e conflitti pur di racimolare consensi.
Rivolgendosi poi alla Calabria, ha sottolineato che questa regione non chiede assistenza né carità politica, ma la possibilità di competere con pari opportunità e di dimostrare il proprio valore. Ha criticato la candidatura dell’ideatore del reddito di cittadinanza, ironizzando sull’ipotesi di un futuro “reddito di regionalanza”. Per lei, questa scelta riflette la visione della sinistra, che considera i cittadini come persone incapaci o non disposte a mettersi in gioco, mentre il centrodestra li guarda come un popolo orgoglioso, desideroso non di dipendere dai partiti ma di ricevere rispetto e risposte. Meloni ha poi replicato alle accuse secondo cui il suo governo avrebbe rischiato di dividere il Paese, affermando che in realtà il Sud oggi si sta dimostrando una locomotiva d’Italia e che la vera frattura fu creata in passato dalla sinistra, che propose come unica ricetta l’assistenzialismo. In questo contesto ha annunciato anche l’avvio dell’iter per la fine della gestione commissariale della sanità calabrese, sostenendo che la regione lo merita.
Non sono mancate riflessioni sul quadro internazionale: Meloni ha ricordato come il mondo viva un momento difficile, con la guerra che diffonde paura, odio e violenza. Ha ammonito che le parole nel dibattito pubblico hanno un peso enorme, perché possono alimentare climi pericolosi e favorire derive estremiste, come già accaduto in passato. Ha voluto ribadire che per il centrodestra il confronto politico rimane un confronto tra avversari, non tra nemici da abbattere, lasciando ad altri la tentazione di trasformare la dialettica in odio.
Infine, parlando delle mozioni sulla questione palestinese che giovedì arriveranno in Aula, la presidente del Consiglio ha espresso il desiderio che l’Italia sappia votare in maniera compatta. Un voto unitario, ha spiegato, rappresenterebbe un segnale importante e dimostrerebbe che la volontà di pace non è solo proclamata ma realmente condivisa.





