Politica
Rischio sismico: servono 4 miliardi l’anno per la mappatura, Inarcassa e CNI presentano la strategia nazionale
Di Giampiero Cinelli
Il costo potenziale del rischio sismico sul patrimonio residenziale italiano sfiora i 4 miliardi di euro l’anno. È una stima che fotografa con nettezza quanto siano esposti gli edifici del Paese e che mette in testa Lombardia, Piemonte e Sicilia per volume di immobili vulnerabili. Il dato emerge dal nuovo modello di mappatura elaborato dal Dipartimento Casa Italia insieme al centro ricerche Plinivs aps, coordinato dal professore Giulio Zuccaro dell’Università di Napoli. Il lavoro, presentato in occasione dell’VIII Giornata nazionale della prevenzione sismica in un evento promosso da Fondazione Inarcassa e dai Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti ppc, propone una lettura integrata dei rischi sismici, idrogeologici e climatici, accanto ai consumi energetici, con l’obiettivo di coniugare efficienza e sicurezza e di sfruttare appieno le opportunità della direttiva Green.
L’approccio è quello della prevenzione programmata: una strategia in cui la conoscenza fine del territorio diventa lo strumento principale per pianificare interventi coerenti e non frammentati. Il nuovo modello utilizza dati Ingv e Istat e suddivide l’Italia in celle di un chilometro quadrato, valutandone pericolosità, vulnerabilità ed esposizione. Il quadro che emerge individua nella Lombardia la regione con il maggior numero di edifici residenziali in massima classe di rischio, quasi 500 mila, seguita dal Piemonte, che presenta numeri analoghi. La Sicilia è terza con poco meno di 400 mila fabbricati particolarmente esposti. Guardando invece all’intensità del rischio complessivo, Sicilia, Calabria ed Emilia-Romagna risultano le aree più fragili. La mappatura consente una valutazione più puntuale delle priorità e intende offrire una base operativa per indirizzare investimenti futuri, inclusi quelli del Pnrr.
Alla Giornata è intervenuto anche il Ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, che ha definito «particolarmente centrato» il tema dell’integrazione tra efficientamento energetico e prevenzione sismica. «La convergenza tra sicurezza strutturale e transizione energetica non è soltanto una scelta tecnica, ma una strategia necessaria per indirizzare con efficacia le risorse nazionali ed europee, anche alla luce del prossimo recepimento della direttiva Green», ha osservato il ministro. Foti ha ricordato che il Pnrr ha già mobilitato oltre 2,3 miliardi di euro in interventi di adeguamento o miglioramento sismico su tre fronti: edilizia scolastica, luoghi di culto e patrimonio culturale, strutture ospedaliere. Il bilancio attuale conta 884 progetti nelle scuole, 432 nei siti religiosi e culturali e 91 negli ospedali, ai quali si aggiungono 141 interventi inseriti in programmi di rigenerazione urbana. «I risultati sono già concreti: sono stati completati 209 interventi nelle scuole, 32 nei luoghi di culto e 4 negli ospedali», ha sottolineato, richiamando l’impegno del governo a sostenere politiche che uniscano prevenzione, innovazione e sostenibilità.
Le riflessioni della giornata hanno insistito sulla necessità di evitare gli errori del Superbonus. Secondo un’analisi della Fondazione Inarcassa su dati Enea, negli ultimi cinque anni solo il 40% degli interventi al 110% si è concentrato nelle zone sismiche 1 e 2, quelle a rischio più elevato, e una quota molto ridotta ha riguardato la messa in sicurezza contro i terremoti. In quest’ottica l’integrazione tra misure energetiche e antisismiche viene considerata una leva decisiva. Mauro Dolce, presidente del Consorzio interuniversitario Reluis, ha illustrato come l’unificazione degli interventi consenta risparmi di tempo e aumenti complessivi di efficacia. Richiamando le stime del modello Reluis adottato dalla Protezione Civile per il National Risk Assessment 2018 e 2023, Dolce ha presentato uno studio su 12 edifici reali tra 2019 e 2024: interventi compresi tra 200 e 1.100 euro al metro quadro possono migliorare le condizioni di un immobile da una a sette classi e mezzo di rischio combinato sismico-energetico.
Il fabbisogno resta imponente. In Italia si contano 18 milioni di edifici che necessitano interventi urgenti di adeguamento sismico. Cinque milioni di immobili privati e mezzo milione di strutture pubbliche devono inoltre ridurre i consumi energetici del 55% entro il 2030. Per Andrea Di Maio, presidente della Fondazione Inarcassa, la chiave è la conoscenza del territorio come base per un utilizzo più razionale delle risorse. «Quello che auspichiamo è che le politiche sul patrimonio edilizio, inclusa la direttiva Green, si traducano in un reale investimento e non in uno spreco. Dotare il decisore pubblico di strumenti operativi consente di pianificare secondo priorità combinate e di massimizzare i benefici», ha affermato.
Il messaggio politico della Giornata è la necessità di un recepimento della direttiva Green che tenga insieme transizione energetica e riduzione del rischio sismico. L’obiettivo è fornire strumenti che permettano di individuare dove intervenire con maggiore urgenza, garantendo risultati misurabili e sostenibili.
Una linea condivisa anche dal Consiglio nazionale degli ingegneri. Il presidente Angelo Domenico Perrini ha ricordato come programmare interventi nel medio-lungo periodo sia l’unico modo per ridurre i costi della ricostruzione post-sisma. «I dati confermano che la prevenzione costa meno della ricostruzione. Ma senza conoscere lo stato del costruito non potremo mai stabilire dove destinare in via prioritaria risorse pubbliche sempre più scarse», ha affermato, definendo il nuovo modello di mappatura «un passo avanti rilevante».
Sulla stessa linea il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Massimo Crusi, per il quale prevenzione sismica ed efficientamento energetico costituiscono un unico asse di riqualificazione. Serve però inserirli in politiche più ampie di rigenerazione urbana che coniughino ristrutturazione, gestione ambientale, tecnologia e conservazione culturale, con l’obiettivo di creare spazi sicuri e capaci di valorizzare la vita collettiva.
La sessione istituzionale della Giornata ha infine riunito rappresentanti del governo, della Commissione e del Parlamento europei, del Dipartimento Protezione Civile, di Casa Italia e delle principali autorità indipendenti, in un confronto che punta a consolidare una strategia comune su sicurezza sismica ed energia.





