Politica

Lo sport entra in Costituzione. Cosa vuol dire? Lo spiega Marco Perissa

30
Maggio 2023
Di Alessandro Caruso

Il primo giro di navette è stato compiuto. Adesso inizia il secondo, prima Senato poi di nuovo Camera. Poi la legge costituzionale che introduce lo sport nel testo della Costituzione italiana sarà definitiva. E il nuovo articolo 33 sarà integrato con queste parole: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. L’onorevole di FdI Marco Perissa, consigliere nazionale del Coni, membro della commissione Cultura e profondo conoscitore del sistema sportivo, spiega soddisfatto: «è un passo importante, più a livello culturale che politico. Un’opportunità. Adesso rimbocchiamoci le maniche».

Lo sport entra in Costituzione. Era da anni che si voleva fare questa modifica costituzionale. Come ci si è arrivati?
«È stato necessario un lavoro di mediazione, iniziato nella precedente legislatura e proseguito da quella attuale, per individuare quale articolo attuale andare a modificare».

Qual è la principale novità?
«Il riconoscimento del diritto alla pratica sportiva è il principio nuovo. Per il mondo dello sport, che da anni è un po’ maltrattato, l’ingresso di tale principio nel rango costituzionale è un’occasione d’oro. È un orgoglio che sia questa la legislatura che può realizzare tale progetto. La condivisione è stata larga, e questo era abbastanza scontato. Lo era di meno la rapidità. E sono molto orgoglioso che questo governo abbia deciso di andare veloce su questo punto. È una risposta urgente al grido che viene dai territori».

Quale grido?
«Il superamento delle barriere di varia natura all’attività sportiva».

Di quali barriere parla?
«La barriera economica, quella logistica, l’assenza di rapporto strutturato tra scuola e sport. E poi ci sono le barriere di natura architettonica, dall’inadeguatezza di molti impianti alla poca inclusività nei confronti dei diversamente abili».

Basterà inserire lo sport in Costituzione per risolvere questi problemi?
«Non credo. Ma potrà essere abbastanza, ad esempio, perché anche i futuri governi, esattamente come fatto da questo, decidano di mantenere l’istituzione di un ministero dello Sport. Sarà compito però del Parlamento costruire politiche attive in ambito sportivo finalizzate all’abbattimento delle barriere di accesso al diritto sportivo».

Anche perché nella nuova stesura costituzionale cambia in modo sostanziale la definizione di sport.
«La scelta terminologica nasce infatti dalla volontà di adottare la definizione europea dello sport, cioè sport inteso come qualunque tipo di attività fisica. Mentre in Italia attualmente lo sport è attinente alle 386 discipline sportive riconosciute dal Coni. A mio avviso un po’ limitante».

Perché?
«Perché l’attività sportiva è diversa da quella organizzata, competitiva o agonistica. E poi c’è l’attività motoria, che è quella finalizzata alla socialità e all’inclusione, che spesso, soprattutto quando rivolta ai più piccoli, diventa propedeutica alla strutturazione di un’attività sportiva vera e propria, spesso destinata a diventare competitiva. Quindi la Carta costituzionale non poteva non accogliere una definizione di sport più inclusiva e omnicomprensiva di tutte le forme di esercizio fisico».

Un ragionamento che FdI ha adottato anche in relazione alla riforma del lavoro sportivo, su cui state lavorando.
«Il principio è quello di dare al sistema sportivo non solo il giusto riconoscimento costituzionale ma anche quello normativo. Nello sport oggi lavorano professionisti qualificati, ma che sono trattati alla stregua dei lavoratori occasionali. Quando invece si tratta di figure professionali che hanno dimostrato di meritare più diritti e una maggiore dignità».

Come hanno accolto la modifica costituzionale le Federazioni cosiddette “minori” del Coni?
«Tanto per cominciare non chiamiamole così, è riduttivo».

E come le chiamiamo?
«Sarebbe più corretto definirle Federazioni rappresentative degli sport mediaticamente meno conosciuti».

Giusto. E come l’hanno accolta?
«In generale, piccole e grandi Federazioni hanno accolto molto bene questo processo di modifica costituzionale. Nella fase di dibattito in aula, poi, abbiamo votato tutti all’unanimità a favore. E questo passaggio è molto importante».

E come è andato il dibattito? Nessuno meno allineato?
«In realtà alcune frange di M5S e Pd nelle dichiarazioni di voto hanno fatto cenno a quel pregiudizio che purtroppo, ingiustamente, per anni ha accompagnato il mondo sportivo. Un pregiudizio che accostava la cultura sportiva all’ideologia di destra. Niente di più sbagliato e disonesto proprio nei confronti degli sportivi, atleti e dirigenti. Con questo voto unanime possiamo dire che il pregiudizio è finalmente superato dalla storia».

Il nuovo principio costituzionale potrà innescare anche una modifica nella formazione scolastica?
«Sarebbe auspicabile che questa modifica costituzionale sia da stimolo per le forze politiche a lavorare insieme a un nuovo modello educativo. La scuola si dovrebbe dotare di strumenti, tra cui lo sport, ma non solo, per dare ai nostri figli la possibilità di trovare il loro posto nel mondo».